BERLINO - La risposta agli attacchi dei terroristi è "un dovere, una necessità, un diritto". Ma la reazione militare dovrà essere "ponderata e chirurgicamente mirata", perché "nessuno vuole vittime tra la popolazione civile". Silvio Berlusconi veste i panni della colomba. E da Berlino, dove ha incontrato il premier russo Vladimir Putin e il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, chiede agli Stati Uniti di organizzare un'offensiva capace di colpire le cattedrali del terrore senza coinvolgere gli innocenti. Poi ribadisce che l'Italia è disposta a fare la sua parte: "Staremo insieme agli Alleati, secondo quello che decideremo insieme".
Per il presidente del Consiglio la chiave politica della crisi internazionale è comunque il conflitto fra israeliani e palestinesi. "In Medio Oriente c'è una ferita aperta da sempre che va sanata", dice. "Ma nessun accordo potrà tenere se non si interviene economicamente per cambiare le condizioni del popolo palestinese. Non si può pensare che lì ci sia una condizione di permanente contrasto tra l'Islam e l'Occidente, perché l'odio contro Israele conduce a quello contro gli Usa, quello contro gli Usa all'odio verso tutti i paesi occidentali". Quanto alle soluzioni, il premier propone "l'interposizione di una forza di pace tra i due contendenti"
La grande cautela di Berlusconi si esaurisce però sulla prospettiva militare e politica. Sul fronte culturale, invece, non c'è spazio per le mediazioni. "L'Occidente deve avere la consapevolezza della superiorità della sua civiltà", insiste il premier. Una civiltà che ha garantito "benessere largo" ai popoli e garantito "il rispetto dei diritti umani, di quelli religiosi, che non c'è nei paesi islamici, il rispetto dei diritti politici".
Un ragionamento che taglia il nodo con l'accetta. E finisce per mettere sotto accusa anche la critica della globalizzazione. Ed è proprio al popolo di Seattle che Berlusconi riserva l'affondo finale, destinato a riaprire le polemiche sul violenze del G8 di Genova: "C'è una singolare coincidenza tra queste azioni ed il movimento antiglobalizzazione come si è sviluppato da un anno a questa parte, quello in cui si attribuiscono all'occidente critiche per il suo modo di pensare e di vivere e si cerca di colpevolizzarlo".
(26 settembre 2001) |
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