
|
L'operazione all'alba. In manette, docenti, studenti, professionisti e boss della 'ndrangheta
Messina, 37 arresti nell'Ateneo "verminaio"
Le accuse: compravendita di esami, estorsioni e altri traffici
dal nostro inviato FRANCESCO VIVIANO
|
|
MESSINA - Più dei rettori e dei professori. Più di tutti. A comandare dentro l'università di Messina era, fino a non molto tempo fa, la 'ndrangheta. Con i suoi professori "vicini" con gli "studenti", anche quarantenni, che agivano come veri e propri commandi operativi, con politici compiacenti, la 'ndrangheta aveva il controllo assoluto dell'ateneo della città dello stretto. Esami comprati e venduti, professori onesti minacciati e costretti a "promuvoere" gli amici degli amici, traffici di stupefacenti e di armi. Tutto questo all'interno della principale "industria" di Messina, l'Università ed in particolare il Policlinico. Da ieri una parte di questo controllo mafioso è saltato. In galera sono finiti medici insospettabili e notisissimi, studenti vecchi e nuovi, mafiosi calabresi i cui nomi sono stati inseriti nella corposa ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura di Messina, una Procura nuovo corso, guidata da Luigi Croce, che non ha dovuto sforzarsi più di tanto per provare che all'Università la Ndrangheta spadroneggiava.
In galera sono finiti in 30 e tra questi un notissimo ginecologo e titolare di una casa di cura per anziani a Messina, Raffaele Cordiani, calabrese d'origine ma da anni residente nella città dello stretto, l'ex consigliere provinciale di Alleanza nazionale, Carmelo Patti, dichiarato decaduto tempo fa per una condanna per spaccio di stupefacenti divenuta definitiva, il dentista Alessandro Rosainiti, già arrestato per traffico di stupefacenti, lo studente Leo Morabito, parente del boss della ndrangheta, Giuseppe Morabito, componente del consiglio d'amministrazione dell'Università di Messina. Al centro dell'inchiesta c'è anche il professor Giuseppe Longo, docente universitario, già arrestato pe associazione mafiosa e sospetatto per l'uccisione del professore Matteo Bottari, assassinato in un agguato il 15 gennaio del 1998. Ed è stato partendo da questo omicidio che la Procura messinese ha incastrato tutti gli uomini che comandavano all'Università di Messina.
[ab]Abbiamo scoperto un'associazione per delinquere che fa capo al professore Giuseppe Longo collegata alla criminalità organizzata che ha condizionato pesantemente la vita dell'Università di Messina; ma il verminaio a Messina non si riapre, è un termine che non mi piace e che offende profondamente i messinesi onesti[bb], dice il procuratore Luigi Croce che riassume così l'nchiesta. [ab]I settori di intervento delle banda erano tre l'intimidazione nei confronti dei docenti, alcuni dei quali collusi, il condizionamento della gestione amministrativa, dalla Casa dello studente all'opera Universitaria ed i collegamenti con la politica, ed il traffico di stupefacenti[bb].
(18 ottobre 2000) |
Mafia all'università, 37 arresti a Messina
DALL'ARCHIVIO di Repubblica.it
Arrestato un docente dell'Ateneo "verminaio"
Longo, un sequestro lampo
Il delitto Bottari
IN RETE
Università di Messina
|
|