. 1 P. Gheda, L’idea di Santuario in B. Longo e nella società credente d’Ottocento,
in F. Barra (a cura di), B. Longo alle soglie del duemila. Atti del Convegno storico, Pompei, 13-15 nov. 1998, I, p. 315 ; A. Cestaro, B. Longo nella società meridionale del suo tempo, in F. Volpe (a cura di), B. Longo e il suo tempo. Atti del Convegno storico, Pompei, 24-28 maggio 1982, Roma, 1983, I, p. 59-68.
ORNELLA CONFESSORE
I SANTUARI CONTEMPORANEI COME LUOGHI DI AGGREGAZIONE (MADONNA DI POMPEI, SANTA RITA DA CASCIA, SAN GIOVANNI ROTONDO)
Se il santuario anche in età contemporanea, come è stato da più parti sottolineato1, rappresenta una forma di aggregazione della pietà popolare, una « struttura periodica del sacro » il cui fine principale è quello di « riaccendere tra i credenti il fuoco della passione religiosa » , i tre santuari, oggetto della mia indagine, pur nella loro diversa tipologia, sono particolarmente esemplari per cogliere proprio quel « coinvolgimento di massa » che in essi si manifesta soprattutto attraverso, ma non solo, i pellegrinaggi. Sorti in tempi diversi, tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del ’ 900, essi si diversificano pure per la tipologia della fondazione, voluta e gestita da un laico quello di Pompei, nato in un contesto di esigenze sociali e da un progetto educativo religioso e civile; sostenuta da esponenti di ordini religiosi (cappuccini e Agostiniani) gli altri due che presentano comunque una ben precisa specificità all’interno della comune origine; quello di S. Giovanni Rotondo, dell’inizio degli anni ’ 20 del Novecento formatosi intorno al cappuccino P. Pio un « santo » del e nel proprio tempo, che di fatto crea il santuario con la sua fama di taumaturgo stimmatizzato, parallela alla sua presenza terrena; frutto invece quello di Cascia, costruito tra il 1937 e il 1947, di una devozione rinnovatasi nell’Ottocento ad una santa del ’ 400, l’agostiniana Rita Mancini, lontana nel tempo e per stili di vita. Tutti e tre i santuari hanno in comune la tipologia del luogo dove era palpabile quella « predisposizione ambientale alla miseria » di cui parlò Bartolo Longo per la valle di Pompei, ma la cui definizione si attaglia anche allo sperduto e misero borgo di S. Giovanni Rotondo nella Pu


















