
La visita di Mika, pseudonimo di Michael Holbrook Penniman Jr, alle rotative
Io amo leggere un’opinione con cui sono completamente in disaccordo. Siamo sempre alla ricerca di pezzetti di informazione e perdiamo l’opinione. Una cosa che mi fa paura oggi? Che andiamo verso automatismi nell’informazione e perdiamo la discussione, la disciplina. Andiamo verso il facile e la cosa peggiore è che gli algoritmi ti danno esattamente quello che tu vuoi vedere. E dunque quella versione della tua realtà che dovrebbe svilupparsi continuamente non si sviluppa e questo è ancora più pericoloso per chi ha 55 anni, più che 18.
Sono nato a Beirut nel 1983 e dunque sono cresciuto in un contesto un po’ particolare. Quando avevo un anno e mezzo ci siamo trasferiti a Parigi, perché mia madre non voleva tornare negli Stati Uniti, dove si era sentita rifiutata. Mio padre viene da una famiglia cento per cento Wasp, nella linea diretta di John Adams, ma è nato a Gerusalemme e cresciuto fra Il Cairo e Washington. Mia madre era figlia di un padre siriano che lasciò Damasco per approdare a Ellis Island. È stato costretto a sposarsi, ma ha cambiato idea alla festa del fidanzamento dopo avere conosciuto una ragazza sedicenne sulla spiaggia di Beirut. Mia madre è stata una delle prime non Wasp, non accettata dai country club e ne ha sofferto. Mio padre, dopo otto mesi in Kuwait, è tornato completamente cambiato. Da quel giorno non era più papà, è stato impensabile chiamarlo daddy.
Questo sottofondo di guerre distanti era molto presente nella nostra vita. Ma anche le guerre di oggi mi fanno effetto: penso alla guerra civile in Libano, non ha portato a nulla. La guerra distrugge la vita di tanti per costruire le ricchezze di pochi. Il filosofo Gurdjieff diceva che quando i muri fra i Paesi sono più bassi, allora c’è più scambio, una esplosione di idee. L’apertura fra Paesi è molto importante, e anche la musica abbatte i muri. E dà la possibilità di liberarci.

