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Festa di Salus sul colle Quirinale (5 agosto)

Il 5 agosto di ogni anno si celebrava la festa in onore della dea Salus, nell’anniversario della dedica nel 302 a.C. del suo tempio (Aedes Salutis) sul Quirinale, ad opera del console del 311 Gaio Giunio Bubulco, in seguito alle sue vittorie nella seconda guerra sannitica (326-304 a.C.). Il tempio era decorato con dipinti che rappresentavano scene della guerra e di trionfo, opera di un certo Fabio Pittore, che è il più antico nome di artista attivo a Roma che ci sia pervenuto. Il Quirinale era un luogo particolarmente propizio per il culto di Salus e una delle sue alture era conosciuta con il nome di Collis Salutaris, la collina della salute, mentre la porta che sorgeva vicino al tempio di Salus era chiamata Porta Salutaris.

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Statua di Igea, copia romana del II secolo d.C., William Randolph Hearst Collection, LACMA, Los Angeles

Salus (la Conservazione) era in origine la personificazione della salvezza, del benessere, della sicurezza e della prosperità del Popolo Romano, per cui il suo nome era spesso accompagnato dall’epiteto publica o anche romana. In seguito, Salus finì per estendere la sua sfera d’azione anche alla salute fisica e individuale delle persone, per cui venne identificata con Igea, la dea della salute greca figlia di Asclepio, che preveniva le malattie e ristabiliva la salute persa.

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Statua di Igea, copia romana da originale greco del III  secolo a.C., Hermitage di San Pietroburgo

La dea Salus, come tutte le personificazioni  di un concetto astratto – molto popolari nella religione romana – non possedeva una mitologia o delle leggende a lei ricollegabili, ed era spesso rappresentata come una bella donna con una coppa per le libagioni in mano, dalla quale si alimentava un serpente, in genere avvolto intorno ad un altare.

Quirinalia: 17 febbraio

Il 17 febbraio, anniversario dell’ascesa in cielo di Romolo, è anche il giorno dei Quirinalia, la festa dedicata al dio Quirino, che si officiava nel suo tempio sul colle Quirinale, alla presenza del suo Flamine. Il nuovo tempio di Quirino, che sostituiva un più antico santuario risalente al V secolo a.C., presso la Porta Quirinalis, era stato dedicato nel 293 a.C. dal console Lucio Papirio Cursore.
Quirino era il dio delle attività basilari della vita umana e degli uomini come collettività organizzata e produttiva in tempo di pace. L’antichità di questa divinità è testimoniata dal fatto che Quirino, insieme con Giove e Marte, faceva parte della originaria triade precapitolina, ricevuta in eredità dagli antenati indoeuropei dei romani e che esisteva un sacerdote, il Flamen Quirinalis, preposto al suo culto.

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Ritratto di Flamine, Museo del Louvre, Parigi

Quirino, il cui nome si ricollega ai Quiriti (i cittadini) e alle Curie (le più piccole suddivisioni delle tribù istituite da Romolo), veniva considerato di origine sabina ed era inoltre il dio che presiedeva alle attività produttive umane, simbolicamente riassunte nei tre momenti cruciali della vita del grano: la maturazione, l’immagazzinamento e la tostatura. Il Flamine Quirinale, oltre ai riti delle festività dei Quirinalia, celebrava anche i Consualia estivi (21 agosto), i Robigalia (25 aprile) e i Larentalia (23 dicembre). In particolare, la partecipazione del Flamine Quirinale ai Consualia e ai Robigalia, presuppone ed evidenzia il preciso legame di Quirino con il grano. Già in epoca assai remota, Quirino finì per essere assimilato e confuso con Romolo e quindi associato a Marte, di cui rappresentava la versione pacifica.

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Flamine con caratteristico copricapo denominato “galerus”

L’unico rituale che le fonti ricollegano ai Quirinalia si chiama Stultorum Feriae, la festa degli stolti. I Quirinalia erano infatti il momento culminante di un’altra antica festività, i Fornacalia, la festa della tostatura del grano, che durava nove giorni, dal 9 al 17 febbraio.
La tradizione faceva risalire l’istituzione della festa, che trae il nome da fornax, il forno, a Numa Pompilio. Fornace (Fornax), la dea latina protettrice dei forni, era il nume tutelare della festa. I Fornacalia erano celebrati separatamente da ciascuna delle trenta curie romane. Ogni anno, il sacerdote che aveva l’autorità su tutte le curie, il Curio Maximus, stabiliva i giorni in cui ogni curia avrebbe celebrato i Fornacalia e ne affiggeva il calendario nel Foro.

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Rilievo con scena di cottura del pane, dalla Tomba del fornaio Eurisace a Porta Maggiore, Roma

Durante i Fornacalia, quindi, ciascuna curia si riuniva in uno spazio apposito del Foro, nel giorno indicato nelle tabellae dal Curio Maximus. L’ultimo giorno dei Fornacalia era chiamato “Stultorum Feriae“. Venivano considerati “stolti”‘ tutti quei cittadini ritardatari che per negligenza o trascuratezza avevano dimenticato di compiere i riti prescritti per la tostatura del farro nel giorno designato per la loro curia. Essi potevano quindi adempiere ai propri doveri religiosi, consistenti nel venerare le fornaci e la loro dea, il 17 febbraio, durante i Quirinalia, nel giorno appunto denominato la festa degli stolti. Non era infatti certo rara la presenza di cittadini che non sapessero quale fosse la curia di loro appartenenza o che fossero assenti nel giorno previsto per la cerimonia.

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Rilievo con raffigurazione di Flamine e del tempio di Quirino. Marmo pentelico. Museo Nazionale Romano, Roma