John Kenneth Galbraith

John Kenneth Galbraith, noto anche con lo pseudonimo di Mark Epernay[1] (Iona Station, 15 ottobre 1908 – Boston, 29 aprile 2006), è stato un economista, funzionario e diplomatico canadese naturalizzato statunitense, noto per il suo contributo alla teoria economica keynesiana, alla critica del pensiero economico neoclassico e alla divulgazione economica destinata a un pubblico ampio.[2].
Galbraith suscitò giudizi contrastanti nel mondo accademico. Milton Friedman criticò le sue teorie per negare il libero arbitrio dei consumatori, mentre Robert Solow osservò che esse interferivano con le logiche di mercato.[3] Paul Krugman lo definì un autore più orientato al pubblico che agli specialisti, capace di fornire risposte accessibili ma talvolta semplificate.[3] Al contrario, economisti come Paul Samuelson lo considerarono “il più importante economista americano per i non economisti”, mentre Amartya Sen lo definì tra i pensatori più influenti del XX secolo, apprezzandone le intuizioni sul capitalismo moderno e sulla politica economica.[3]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]John Kenneth Galbraith nacque il 15 ottobre 1908 a Iona Station, una piccola comunità rurale nell’Ontario, Canada, da una famiglia di origini scozzesi. I genitori, William Archibald Galbraith e Sarah Catherine Kendall, erano contadini e sindacalisti attivi nell’Unione degli Agricoltori Canadesi, un movimento che si batteva per la difesa dei diritti del lavoro agricolo. Da loro Galbraith ereditò un profondo interesse per le questioni sociali, la politica e il ruolo dello Stato nell’economia.[3] Frequentò l’Ontario Agricultural College dell’Università di Toronto (oggi parte dell’Università di Guelph), dove conseguì il titolo di Bachelor of Science nel 1931. In seguito ottenne una borsa di studio per l’Università della California, Berkeley, dove si specializzò in economia agricola e conseguì il dottorato di ricerca nel 1934. La sua tesi riguardava i prezzi agricoli e la politica economica nel settore primario, temi che rimasero centrali nel suo pensiero anche negli anni successivi.[4][3]
Dopo un breve periodo come ricercatore, iniziò la carriera accademica insegnando prima all’Università di Princeton e poi all’Università di Harvard, dove si affermò come docente brillante e innovativo.[2][4] Nel 1937, dopo essersi trasferito stabilmente negli Stati Uniti, ottenne la cittadinanza americana.[4] Nello stesso anno trascorse un periodo di studio presso l’Università di Cambridge in Inghilterra, dove approfondì le teorie di John Maynard Keynes, allora in piena elaborazione della sua General Theory. Sebbene non poté frequentare direttamente i corsi di Keynes, colpito da un attacco cardiaco, Galbraith rimase fortemente influenzato dal suo pensiero, che orientò per sempre la sua visione economica.[3]
Durante la Seconda guerra mondiale fu chiamato a Washington per collaborare con l’amministrazione del presidente Franklin D. Roosevelt. Lavorò come economista presso l’Office of Price Administration, dove contribuì alla definizione delle politiche di controllo dei prezzi e alla pianificazione economica per lo sforzo bellico. Parallelamente, ricoprì l’incarico di capo economista dell’American Farm Bureau Federation, la principale organizzazione agricola statunitense, applicando alla pratica governativa le sue competenze in materia di economia agricola e di regolazione dei mercati.[3][4]
Terminato il conflitto, Galbraith divenne redattore della rivista economica Fortune (1943-1948), esperienza che affinò la sua capacità di comunicare temi economici complessi a un pubblico non specialista.[4] Nel 1948 tornò ad Harvard come professore ordinario di economia, ruolo che avrebbe mantenuto — con alcune interruzioni — per oltre cinquant’anni, diventando una delle figure più carismatiche e popolari dell’ateneo.[3]

Nel 1961 il presidente John F. Kennedy, di cui era amico e consigliere, lo nominò ambasciatore degli Stati Uniti in India.[2][4] Durante il suo mandato, Galbraith favorì un avvicinamento politico ed economico tra i due Paesi, promuovendo programmi di sviluppo agricolo e tecnologico. Il periodo indiano ispirò in seguito il suo diario Ambassador’s Journal (1969).[4]
Dopo il rientro negli Stati Uniti nel 1963, riprese l’attività accademica e continuò a partecipare al dibattito politico, schierandosi con le correnti progressiste del Partito Democratico. Nel 1967 fu eletto presidente nazionale dell’associazione liberal-sociale Americans for Democratic Action, che sosteneva la giustizia sociale e la riduzione delle disuguaglianze.[4]
Autore prolifico, conferenziere e figura pubblica di primo piano, Galbraith divenne noto anche per la sua ironia e il suo stile letterario elegante. Il premio Nobel Paul Samuelson lo definì “l’economista più importante per i non economisti”, mentre il suo successo di pubblico contribuì a diffondere le idee keynesiane in modo accessibile e critico.[3]
Nel corso della sua vita ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui due volte la Medaglia presidenziale della libertà (1946 e 2000), il più alto onore civile conferito dal governo statunitense.[4] Morì il 29 aprile 2006 a Cambridge, Massachusetts, all’età di 97 anni, lasciando un’eredità intellettuale di straordinaria influenza nel pensiero economico e politico del XX secolo.[2][3]
Attività accademica e politica
[modifica | modifica wikitesto]Galbraith si impose come un liberale progressista e democratico impegnato nella vita politica.[2] Partecipò attivamente alle amministrazioni statunitensi, a partire da quella di Franklin D. Roosevelt, contribuendo a sviluppare politiche economiche keynesiane.[3] Dal 1967 al 1968 fu presidente nazionale dell’associazione progressista Americans for Democratic Action, rafforzando il proprio ruolo come intellettuale pubblico.[4] Fu anche un abile divulgatore: grazie alla chiarezza della sua scrittura e alla capacità di collegare teoria economica e vita reale, Galbraith divenne un punto di riferimento sia per gli studenti sia per il grande pubblico, distinguendosi dai colleghi accademici più tradizionali.[3]
Pensiero economico
[modifica | modifica wikitesto]Critica al pensiero neoclassico
[modifica | modifica wikitesto]Galbraith criticò duramente il pensiero economico neoclassico, sostenendo che fosse basato su presupposti ormai obsoleti, come l’idea di consumatori autonomi e di piccole imprese come pilastri dell’economia.[3] Egli riteneva che il capitalismo moderno fosse dominato dalle grandi corporazioni, capaci di creare bisogni e desideri nei consumatori attraverso pubblicità e marketing, rendendo inefficace la visione tradizionale di massimizzazione della domanda individuale.[3] Secondo Galbraith, l’“obsolescenza” delle teorie classiche derivava dal fatto che ciò che era “conveniente” era divenuto “sacro e intoccabile”, impedendo di aggiornare le politiche economiche alle mutate condizioni della società industriale e post‑industriale.[3]
L’“Effetto dipendenza”
[modifica | modifica wikitesto]Nel suo celebre libro The Affluent Society (1958), Galbraith descrisse il concetto di “effetto dipendenza”, secondo cui i desideri dei consumatori non sono autonomi ma costruiti dalle imprese attraverso pubblicità e strategia di mercato.[3] Egli osservò che la maggiore produzione industriale non necessariamente aumenta il benessere collettivo, poiché alimenta solo bisogni artificiali, lasciando trascurati i beni pubblici, come scuole, infrastrutture e servizi sanitari.[3] Per correggere questo squilibrio, Galbraith propose un maggior intervento dello Stato, tramite tassazione dei beni di lusso e destinazione dei ricavi alla spesa pubblica, evidenziando la necessità di riforme di politica economica attente al benessere collettivo.[3]
La “tecnostruttura” e il nuovo stato industriale
[modifica | modifica wikitesto]Nel libro The New Industrial State (1967), Galbraith introdusse il concetto di “tecnostruttura”, un gruppo di dirigenti, ingegneri e manager che controlla la produzione e le strategie delle grandi aziende, spesso senza il vincolo diretto di massimizzare i profitti degli azionisti.[3] Egli sosteneva che le grandi corporazioni operano per la sopravvivenza e la crescita, più che per massimizzare i profitti, e che ciò rende necessaria una regolazione statale per tutelare l’interesse pubblico.[3] Galbraith propose strumenti come la creazione di agenzie pubbliche per il controllo dei prezzi, autorità di pianificazione economica e tassazione progressiva dei redditi dei dirigenti, allo scopo di ridurre il potere delle grandi aziende e favorire un’economia più equa.[3]
Temi discussi nelle opere
[modifica | modifica wikitesto]American Capitalism: The Concept of Countervailing Power (1951)
[modifica | modifica wikitesto]In quest'opera Galbraith analizza le dinamiche del capitalismo americano, introducendo il concetto di "potere contrapposto". Egli sostiene che le grandi imprese tendono a concentrare il potere economico, ma che la società può bilanciare questo potere attraverso sindacati, governi e organizzazioni dei consumatori, creando un equilibrio dinamico che evita eccessi monopolistici.[2]
The Great Crash, 1929 (1954)
[modifica | modifica wikitesto]Questo libro è una cronaca dettagliata del crollo della Borsa americana del 1929, considerato l'inizio della Grande Depressione. Galbraith analizza le cause psicologiche, sociali ed economiche della crisi, sottolineando il ruolo della speculazione e della mancanza di regolamentazione, e fornendo lezioni ancora attuali sulla fragilità dei mercati finanziari.[2]
The Affluent Society (1958)
[modifica | modifica wikitesto]In "La società opulenta", Galbraith critica la convinzione che l'aumento della produzione porti automaticamente al benessere collettivo. Introduce l’idea di “effetto dipendenza”, spiegando come i desideri dei consumatori siano spesso creati dalle grandi imprese e dalla pubblicità, mentre i beni pubblici restano trascurati. Propone un maggiore intervento statale per riequilibrare la distribuzione delle risorse.[2][4]
The Liberal Hour (1960)
[modifica | modifica wikitesto]Quest'opera raccoglie saggi e riflessioni sulle politiche liberali e progressiste del dopoguerra. Galbraith esplora il ruolo del governo nell’economia, l’importanza della pianificazione sociale e la necessità di una leadership politica attenta ai cambiamenti della società moderna, sostenendo l’idea di un liberalismo pragmatico.[2]
The New Industrial State (1967)
[modifica | modifica wikitesto]In questo libro Galbraith introduce il concetto di “tecnostruttura”, descrivendo come le grandi imprese industriali moderne siano governate da manager e tecnici piuttosto che dai proprietari. Sostiene che la pianificazione economica delle grandi aziende richiede un intervento statale per garantire il benessere pubblico e prevenire gli eccessi del potere oligopolistico.[2][3]
Ambassador’s Journal (1969)
[modifica | modifica wikitesto]In "Ambassador’s Journal" Galbraith racconta la propria esperienza come ambasciatore degli Stati Uniti in India sotto l’amministrazione Kennedy. L’opera offre osservazioni sulla diplomazia, sulla politica internazionale e sull’economia, combinando memorie personali e riflessioni politiche con uno stile narrativo accessibile.[4]
A Life in Our Times: Memoirs (1981)
[modifica | modifica wikitesto]Autobiografia in cui Galbraith ripercorre la propria vita e carriera, dalle origini in Canada alla fama internazionale come economista e diplomatico. Il libro offre un ritratto personale degli eventi politici ed economici del XX secolo, mostrando le sue riflessioni su leadership, politica e cambiamenti sociali.[4]
The Anatomy of Power (1983)
[modifica | modifica wikitesto]In quest'opera, Galbraith analizza le strutture del potere politico ed economico, evidenziando come l’autorità venga esercitata in diversi contesti sociali e istituzionali. Propone una visione critica dei meccanismi di controllo e influenza che guidano le decisioni pubbliche e private.[4]
Economics in Perspective: A Critical History (1987)
[modifica | modifica wikitesto]Galbraith offre una storia critica delle teorie economiche, dalla scuola classica fino alle moderne analisi keynesiane. Il libro combina storia, teoria e critica, evidenziando come le teorie economiche siano condizionate dal contesto storico e sociale e suggerendo una lettura flessibile e pragmatica dell’economia.[4]
The Culture of Contentment (1992)
[modifica | modifica wikitesto]In quest’ultimo libro, Galbraith analizza la società americana contemporanea, evidenziando come le politiche economiche privilegino gli interessi dei benestanti rispetto a quelli della maggioranza della popolazione. Sostiene la necessità di politiche redistributive e interventi pubblici per correggere le disuguaglianze e promuovere il benessere collettivo.[4]
Opere
[modifica | modifica wikitesto]- Modern Competition and Business Policy, 1938.
- A Theory of Price Control, 1952.
- American Capitalism: The Concept of Countervailing Power, 1952.
- trad. it. di Luciano Franci, Il capitalismo americano. Il concetto di potere di equilibrio, Ed. di Comunità, Milano, 1955; 19652; con introduzione di Vittorio Valli, Etas libri, Milano, 1978.
- The Great Crash: 1929, 1954.
- trad. it. di Amerigo Guadagnin, Il grande crollo, Ed. di Comunità, Milano, 1962; Etas Kompass, Milano 19662; Boringhieri, Torino, 1972; BUR, Milano, 2003.
- Economics and the Art of Controversy, 1955.
- The Affluent Society, 1958.
- trad. it. di Giorgio Badiali e Sergio Cotta, Economia e benessere, Ed. di Comunità, Milano, 1959; poi come La società opulenta, ivi, 19632; Boringhieri, Torino, 1969; ripubblicato nel 2014 da Edizioni di Comunità, Roma, nella collana DNA.
- Perspectives on conservation (a cura di), 1958.
- Journey to Poland and Yugoslavia, 1958.
- The Liberal Hour, 1960.
- trad. it. di Cesare Mannucci, I grandi problemi, Ed. di Comunità, Milano, 1960.
- Economic Development in Perspective, 1962.
- trad. it. di Amerigo Guadagnin, Il progresso economico in prospettiva, Ed. di Comunità, Milano, 1963; Etas Kompass, Milano, 19662.
- The Scotch, 1963.
- trad. it. di Vittorio Di Giuro, Scozzesi in Canada, Ed. di Comunità, Milano, 1972.
- The McLandress Dimension (con lo pseudonimo Mark Épernay), 1963.
- Economic Development, 1964.
- The New Industrial Estate (conferenze BBC Reith), 1966.
- The New Industrial State, 1967.
- trad. it. di Pierluigi Ciocca e Giacomo Costa, Il nuovo stato industriale, Einaudi, Torino, 1968.
- Beginner's Guide to American Studies, 1967.
- How to get out of Vietnam, 1967.
- trad. it. di Sandro Sarti, Come uscire dal Vietnam. Una soluzione realistica del più grave problema del nostro tempo, Einaudi, Torino, 1968.
- The Triumph (romanzo), 1968.
- trad. it. di Maria Luisa Bocchino, Il trionfo. Un romanzo sulla diplomazia moderna, Mondadori, Milano, 1968.
- Ambassador's Journal: a personal account of the Kennedy years, 1969.
- How to control the military, 1969.
- trad. it. di Francesco Franconeri, Il potere militare negli Stati Uniti, Mondadori, Milano, 1969.
- Indian Painting (con Mohinder Singh Randhawa), 1969.
- Who needs democrats, and what it takes to be needed, 1970.
- American Left and Some British Comparisons, 1971.
- Economics, Peace and Laughter (a cura di Andrea D. Williams), 1972.
- trad. it. di Ettore Capriolo, L'economia e la qualità della vita, Mondadori, Milano, 1971.
- Power and the Useful Economist (AER), 1973.
- Economics and the Public Purpose, 1973.
- trad. it. di Ettore Capriolo, L'economia e l'interesse pubblico, Mondadori, Milano, 1974.
- A China Passage, 1973.
- trad. it. Passaggio in Cina, Mondadori, Milano, 1973.
- John Kenneth Galbraith introduces India (a cura di), 1974.
- Money: Whence It Came, Where It Went, 1975.
- trad. it. di Ettore Capriolo, La moneta: da dove viene e dove va, Mondadori, Milano, 1976; n. ed. come Soldi, Rizzoli, Milano, 1997.
- Socialism in rich countries and poor, 1975.
- The Economic effects of the Federal public works expenditures, 1933-38 (con G. Johnson), 1975.
- The Age of Uncertainty (anche come serie televisiva di BBC in 13 puntate), 1977.
- trad. it. di Giovanni Dosi e Marina Bianchi, L'età dell'incertezza, Mondadori, Milano, 1977.
- The Galbraith Reader, 1977.
- Almost Everyone's Guide to Economics (con Nicole Salinger), 1978.
- trad. it. di Massimo Parizzi, Sapere tutto o quasi sull'economia, Mondadori, Milano, 1979.
- Annals of an Abiding Liberal (a cura di Andrea D. Williams), 1979.
- The Nature of Mass Poverty, 1979.
- trad. it. di Emanuela Mussio Sartani, La natura della povertà di massa, Mondadori, Milano, 1980.
- A Life in Our Times (memorie), 1981.
- trad. it. di Aleramo Lanapoppi, Una vita del nostro tempo, Mondadori, Milano, 1982.
- The Voice of the Poor: Essays in Economic and Political Persuasion (conferenze in India), 1983.
- The Anatomy of Power, 1983.
- trad. it. di Aldo Giobbio, Anatomia del potere, Mondadori, Milano, 1984.
- Essays from the Poor to the Rich, 1983.
- Reaganomics: Meaning, Means and Ends (con Paul McCracken), 1983.
- A View from the Stands of People, Politics, Military Power and the Arts (a cura di Andrea D. Williams), 1986.
- Economics in Perspective: A Critical History, 1987.
- trad. it. di Fausto Ghiaia, Storia dell'economia, Rizzoli, Milano, 1988; BUR, Milano, 1990
- Capitalism, Communism and Coexistence: From the bitter past to a better prospect (con Stanislav Menšikov), 1988.
- trad. it. di Paola e Gianni Galtieri, Le nuove prospettive dell'economia mondiale, Rizzoli, Milano, 1989.
- Unconventional Wisdom: Essays on Economics in Honour of John Kenneth Galbraith (a cura di Samuel Bowles, Richard Edwards e William G. Shepherd), 1989.
- Dreams of India (con Raghu Rai e Pietro Tarallo), 1988.
- trad. it. di Beatrice Biaggi e Silvia Riboldi, India, Idealibri, Rimini, 1988.
- Balancing Acts: technology, finance and the American future, 1989.
- A Tenured Professor (romanzo), 1990.
- trad. it. di Mario Biondi, Il professore di Harvard, Rizzoli, Milano, 1990.
- A History of Economics: The Past as the Present, 1991.
- trad. it. Fondamenti di storia economica, 6 VHS, a cura di Renato Parascandolo, Rai Trade, Roma, 2000.
- 1: Dallo schiavismo allo stato mercantile
- 2: La mano invisibile e la rivoluzione industriale
- 3: L'economia politica classica
- 4: Da Marx al Welfare state
- 5: La grande crisi e la rivoluzione keynesiana
- 6: Il capitalismo contemporaneo
- trad. it. Fondamenti di storia economica, 6 VHS, a cura di Renato Parascandolo, Rai Trade, Roma, 2000.
- The Culture of Contentment, 1992.
- trad. it. di Paola Brivio, La cultura dell'appagamento. Economia, politica, società nell'America degli anni Novanta, Rizzoli, Milano, 1993.
- Thomas H. Eliot, Recollections of the New Deal: When People Mattered (a cura di), 1992.
- A Journey Through Economic Time, 1994.
- trad. it. di Paola Brivio, Cose viste. Viaggio attraverso un secolo di economia, Rizzoli, Milano, 1995.
- The World Economy Since the Wars: A Personal View, 1994.
- A Short History of Financial Euphoria, 1994.
- trad. it. di Giuseppe Barile, Breve storia dell'euforia finanziaria. I rischi economici delle grandi speculazioni, Rizzoli, Milano, 1991.
- The Good Society: the humane agenda, 1996.
- trad. it. di Orio Buffo e Paola Brivio, La buona società, Rizzoli, Milano, 1996 (anche come allegato a "Il Mondo", settembre 1997).
- Letters to Kennedy (a cura di James Goodman), 1998.
- The socially concerned today, 1998.
- Name-Dropping: From F.D.R. On, 1999.
- trad. it. di Corrado Bertani, Facce note. Quasi un'autobiografia, Rizzoli, Milano, 2000.
- Economist with a public purpose: essays in honour of John Kenneth Galbraith (a cura di Michael Keaney), 2001.
- The Essential Galbraith (antologia, a cura di Andrea D. Williams), 2001.
- The Economics of Innocent Fraud: Truth for Our Time, 2004.
- trad. it. di Stefano Galli, L'economia della truffa, Rizzoli, Milano, 2004; con prefazione di Mario Deaglio, BUR, Milano, 2009.
- John Kenneth Galbraith and the future of economics, 2005.
- The Predator State: how conservatives abandoned the free market and why liberals should too, 2009.
- The affluent society and other writings, 1952-1967, Library of America, 2010[5]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze statunitensi
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]— nominato il 17 aprile 1997, investito il 5 novembre 1997[6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Katie Zezima, Galbraith Is Remembered as a Giant in Many Fields, in The New York Times, 1º giugno 2006. URL consultato il 23 gennaio 2024.
- ^ a b c d e f g h i j Istituto della Enciclopedia Italiana, Galbraith, John Kenneth – Enciclopedia Treccani, su Treccani. URL consultato il 2025‑11‑09.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v La Redazione, Galbraith: l’economista che sfidò l’ortodossia, su Dissipatio, 10 gennaio 2020. URL consultato il 2025‑11‑09.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p (EN) Encyclopaedia Britannica, John Kenneth Galbraith – Britannica, su Britannica. URL consultato il 2025‑11‑09.
- ^ John Kenneth Galbraith: The Affluent Society & Other Writings 1952–1967 | Library of America, su www.loa.org. URL consultato il 7 maggio 2023.
- ^ (EN) Sito web del Governatore Generale del Canada: dettaglio decorato., su archive.gg.ca.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Harold Demsetz, Where Is the New Industrial State?, in Economic Inquiry, vol. 12, n. 1, marzo 1974, pp. 1-12, DOI:10.1111/j.1465-7295.1974.tb00222.x.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Galbraith, John Kenneth, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (EN) John Kenneth Galbraith, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) John Kenneth Galbraith / John Kenneth Galbraith (altra versione), su The Encyclopedia of Science Fiction.
- (EN) John Kenneth Galbraith, su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State University.
- (EN) Opere di John Kenneth Galbraith, su Open Library, Internet Archive.
- (FR) Pubblicazioni di John Kenneth Galbraith, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
- (EN) Bibliografia di John Kenneth Galbraith, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.
- (EN) John Kenneth Galbraith, su Goodreads.
- (EN) John Kenneth Galbraith, su Discogs, Zink Media.
- John Kenneth Galbraith, su MYmovies.it, Mo-Net s.r.l..
- (EN) John Kenneth Galbraith, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) John Kenneth Galbraith, su AllMovie, All Media Network.
- (DE, EN) John Kenneth Galbraith, su filmportal.de.
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