Felice Francioni

Felice Francioni (Livorno, 10 giugno 1844 – Cecina, 12 marzo 1890) è stato un patriota italiano che ha combattuto per l’Unità d’Italia con le truppe dei volontari di Giuseppe Garibaldi.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Felice Barnaba Basilide Francioni nasce a Livorno il 10 giugno 1844 da Pietro Francioni e Assunta Orsucci, di mestiere rigattieri. Fin dall’adolescenza è influenzato dal vivace clima politico e dalla grande tradizione patriottica della sua città, sempre direttamente coinvolta nelle vicende risorgimentali. Nel 1860, a 16 anni, parte per la prima volta al seguito di Garibaldi. Negli anni seguenti, lasciata Livorno e stabilitosi nel piccolo borgo del Fitto di Cecina (dal 1881 Cecina), entra a lavorare in qualità di garzone nella bottega del barbiere Carlo Porri. Nel 1866 e nel 1867 partecipa alle altre campagne militari per l’Unità d’Italia, sempre come volontario garibaldino, e nel 1870 è uno degli arrestati e reclusi per l'impresa della "Banda di Maremma".
Nel 1877, a 32 anni, sposa la diciottenne Elettra Nerbi, figlia di un bracciante, dalla quale avrà cinque figli. Nel frattempo aveva aperto, nella centrale via Emilia, un proprio salone di parrucchiere rimasto famoso perché vi campeggiavano i busti di Garibaldi e di Mazzini.[1] La bottega e la sua casa, situate nello stesso edificio, negli anni furono luogo di riunione di alcune associazioni alle quali egli era affiliato, considerate politicamente pericolose e dunque sottoposte dalla polizia a sorveglianza e frequenti perquisizioni.
Felice Francioni muore il 12 marzo 1890 a Cecina, a 45 anni. Viene sepolto nel cimitero di viale della Rimembranza in una tomba che sarà smantellata nel 2011, quando le sue spoglie verranno traslate alla base del monumento in onore dei garibaldini cecinesi fatto erigere dall’amministrazione comunale per i 150 anni dell’Unità d’Italia.[2]
Volontario garibaldino
[modifica | modifica wikitesto]Nell’ottobre 1860, a 16 anni, è cacciatore volontario dell’Esercito dell’Italia meridionale, inquadrato nella 15ª Divisione comandata dall’ungherese Stefano Turr,[3] e come tale partecipa alla campagna garibaldina per la conquista del Napoletano, prosecuzione e conclusione della Spedizione dei Mille iniziata in Sicilia con lo sbarco a Marsala.[4] In questa occasione combatte nella Battaglia del Volturno, conclusasi a favore delle truppe garibaldine, pur nettamente inferiori di numero rispetto all’esercito borbonico.
Nel 1866, a 22 anni, è di nuovo al seguito di Garibaldi nella Terza guerra d’indipendenza: arruolato nel 10º Reggimento Fanteria del Corpo Volontari Italiani col grado di caporale, partecipa alla Battaglia di Bezzecca.[5]
Nel 1867 prende parte alla Campagna dell’Agro romano per la liberazione di Roma in una formazione di volontari garibaldini denominata Carabinieri livornesi, inquadrato nella compagnia al comando di Carlo Meyer.[6] Nella Battaglia di Mentana, che termina con la sconfitta dei garibaldini, resta ferito ed è fatto prigioniero dai franco-pontifici: ricoverato all’Ospedale Santo Spirito di Roma, insieme a un centinaio di altri combattenti,[7][8] rientrerà a Cecina un mese dopo.[9]
Sempre animato da spirito patriottico, nella primavera del 1870 si unisce all’impresa della cosiddetta “Banda di Maremma” (o “Banda Galliano” dal nome di Giacomo Galliano, già cuoco di Garibaldi, che la capeggiava),[10] formata da un centinaio di giovani che il 15 maggio attraversò il territorio maremmano col proposito di penetrare nello Stato Pontificio (ultimo baluardo rimasto in una penisola ormai unificata), per suscitarvi una rivolta. Ridottisi a una quarantina per una serie di diserzioni, i ribelli vennero fermati da carabinieri a cavallo nei pressi di Arcidosso e costretti ad arrendersi e a consegnare le armi.[11] Francioni e gli altri partecipanti all’impresa (l’elenco si apriva col nome di Giuseppe Mazzini, ispiratore della rivolta ma non presente, a causa di una comunicazione non pervenuta) furono condannati per il reato di "attentato diretto a rovesciare il governo e a mutarne la forma", attraverso la costituzione di una banda armata.[12] In ottobre, dopo un mese di carcere, vennero prosciolti beneficiando dell’amnistia regia promulgata in occasione dei risultati del plebiscito che, a seguito della Presa di Roma, sanciva l’annessione del territorio pontificio al Regno d’Italia.
Attività politica
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1873, come molti ex garibaldini, si avvicina alle idee dell’Associazione internazionale dei lavoratori (la cosiddetta "Prima Internazionale") affiliandosi alla Federazione italiana, costituitasi a Rimini l’anno precedente. È tra i fondatori di una sezione internazionalista a Cecina, di cui diventa segretario: come tale ha rapporti epistolari con la Commissione di corrispondenza della Federazione stessa e col segretario nazionale Andrea Costa, cui giungono informazioni sullo stato della neonata sezione.[13] Fra le due componenti della Prima Internazionale che fin da subito si fronteggiano, in Italia come altrove (quella socialista “gradualista”, cui fanno riferimento gli ex garibaldini, e quella insurrezionalista, incarnata dagli anarchici) Francioni resterà sempre schierato con la prima: tuttavia i contrasti fra le correnti, manifestatisi anche a livello locale, portano ben presto alla disgregazione della sezione cecinese.[14] Ma anche dopo lo scioglimento delle locali associazioni sospettate di internazionalismo da parte del prefetto di Pisa nel 1877, egli continua a essere tenuto sotto rigorosa sorveglianza perché considerato elemento pericoloso al pari di militanti anarchici.[15]
Come membro e talora fondatore di associazioni democratiche, benché tutte operanti nella legalità, subisce negli anni perquisizioni e ammonizioni, compresa la minaccia di un rientro a Livorno in domicilio coatto.[16] Quattro le società cui risultò affiliato e che furono accusate di diffondere principi rivoluzionari e sentimenti antigovernativi fra le classi popolari: la Società operaia del Fitto di Cecina (1869),[17] la Società democratica (1874),[18] il Circolo di studi sociali (1880)[19] e la Società Reduci delle Patrie Battaglie che, come in altre città, fu fondata anche a Cecina dopo la morte di Garibaldi (1882).[20]
Negli ultimi anni della sua vita, probabilmente anche per la salute malferma, si allontana dalla politica attiva. Alla sua morte, avvenuta nel marzo del 1890, il giornale democratico cecinese Il popolo maremmano tributa al “superstite di Mentana e della spedizione Galliano […], una vita tutta dedita alla Patria, all’umanità e alla famiglia […], l’estremo Vale degli amici”.[21]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Per la sua partecipazione alle battaglie risorgimentali, Felice Francioni fu insignito di cinque medaglie al valore, che appaiono appuntate sulla sua giubba da garibaldino in una foto che lo ritrae da morto. Fra queste la medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia istituita da Vittorio Emanuele II, che egli ricevette per aver combattuto nella Terza guerra d’indipendenza (argento, con nastrino tricolore e fascetta "1866").
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Bruno Genovesi, All’ombra del Fitto: carriere, professioni, vocazioni, arti, trasporti, industrie, commerci, artigianato, agricoltura, sport, Cecina, [s. e.] (Pisa, Tip. Zannini), 1991, p. 44.
- ^ Un cippo in memoria dei caduti cecinesi per l'unità d'Italia, su iltirreno.it, 27 marzo 2011. URL consultato il 30 settembre 2025.
- ^ Alla ricerca dei garibaldini scomparsi, su archiviodistatotorino.beniculturali.it. URL consultato il 30 settembre 2025.
- ^ Francioni non fu tra i partecipanti alla spedizione siciliana (cfr. elenco in «Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia», n. 266, 12 novembre 1878), come erroneamente indicato in 1861: l'anno che fu Italia di Alessandro Schiavetti, Bandecchi & Vivaldi, Pontedera 2011 (Catalogo della Mostra tenuta a Cecina nel 2011, presso la Fondazione culturale Hermann Geiger).
- ^ Alla ricerca dei garibaldini scomparsi, su archiviodistatotorino.beniculturali.it.
- ^ Adolfo Mangini, I carabinieri livornesi a Mentana, in Il Risorgimento italiano, n. 5-6, 1908, p. 896.
- ^ A. Bosi, Mentana: cenni storici sulla campagna del 1867 per l’Indipendenza d’Italia e libertà di Roma, Milano, A. Bosi, 1874, p. 65.
- ^ I garibaldini feriti a Mentana nel 1867 e curati in Roma presso l’Ospedale S. Spirito: riassunto istorico clinico per il dr. Achille Bianchi di Roma, incaricato della cura medica dei feriti suddetti, Roma, Tip. Menicanti succ. L. Cecchini, 1871, p. 8.
- ^ Attilio De Fusco, Da Livorno a Mentana: note storiche su documenti inediti, a cura del Comitato per l'erezione di un monumento sulla tomba di Oreste Franchini, prefazione di Vittorio Ezio Marzocchini, Livorno, Tip. P. Ortalli, 1909, pp. 71-77.
- ^ La banda insurrezionale dell'ex cuoco, su carabinieri.it. URL consultato il 30 settembre 2025.
- ^ Claudio Pavone, Le bande insurrezionali della primavera del 1870, in Movimento operaio, n. 1-3, 1956, pp. 42-107.
- ^ Archivio centrale dello Stato, Ministero della guerra, Gabinetto Aff. Diversi (1868-1855), b. 6: Banda Galliano (Toscana), Carabinieri Reali Legione di Firenze al Ministro della guerra, Firenze, 11 giugno 1870; b. 18, fasc. 385.4, Procuratore di Lucca al Ministro di grazia e giustizia, Lucca, 5 giugno 1870.
- ^ Epistolario inedito dell’Internazionale. Le carte della Commissione di corrispondenza dall’Archivio della Federazione internazionale dei lavoratori (1872-1874), a cura di Pier Carlo Masini, Milano, Zero in condotta, 2013, pp. 105-106, 127, 109.
- ^ Nicola Badaloni, La vita politica a Livorno tra il ’60 e l’80, in Movimento operaio, n. 3, 1952, p. 416.
- ^ Ilio Nencini, Cecina, sociabilità e rivoluzione: 1848-1907, Pisa, ETS, 2007, p. 141.
- ^ Nencini, op. cit., p. 121.
- ^ Gabriele Paolini, Primi fermenti libertari nel Livornese, in Elementi libertari nel Risorgimento livornese e toscano: atti del Convegno di studi di Livorno, 26 marzo 2010 in memoria di Luigi Di Lembo, a cura di Giuseppe Gregori e Giorgio Sacchetti, Prato, Pentalinea, 2012, p. 96.
- ^ Ilio Nencini, Cecina, sociabilità e rivoluzione: 1848-1907, Pisa, ETS, 2007, pp. 118-121.
- ^ Nencini, op. cit., p. 195.
- ^ Nencini, op. cit., p. 180.
- ^ Il popolo maremmano: giornale politico-amministrativo-commerciale, 23 marzo 1890, p. 3.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Nicola Badaloni, Democratici e socialisti livornesi nell’Ottocento, Roma, Editori riuniti, 1966.
- Nicola Badaloni, La vita politica a Livorno tra il ’60 e l’80, «Movimento operaio», n. 3, 1952.
- Attilio De Fusco, Da Livorno a Mentana: note storiche su documenti inediti, a cura del Comitato per l'erezione di un monumento sulla tomba di Oreste Franchini, prefazione di Vittorio Ezio Marzocchini, Livorno, Tip. P. Ortalli, 1909.
- Epistolario inedito dell’Internazionale. Le carte della Commissione di corrispondenza dall’Archivio della Federazione internazionale dei lavoratori (1872-1874), a cura di Pier Carlo Masini, Milano, Zero in condotta, 2013. ISBN 978-88-95950-28-0.
- I garibaldini feriti a Mentana nel 1867 e curati in Roma presso l’Ospedale S. Spirito: riassunto istorico clinico per il dr. Achille Bianchi di Roma, incaricato della cura medica dei feriti suddetti, Roma, Tip. Menicanti succ. L. Cecchini, 1871.
- Bruno Genovesi, All’ombra del Fitto: carriere, professioni, vocazioni, arti, trasporti, industrie, commerci, artigianato, agricoltura, sport, Cecina, [s. e.], 1991 (Pisa, Tip. Zannini).
- Adolfo Mangini, I carabinieri livornesi a Mentana, «Il Risorgimento italiano», n. 5-6, 1908.
- Mentana: cenni storici sulla campagna del 1867 per l’Indipendenza d’Italia e libertà di Roma, Milano, A. Bosi, 1874.
- «Messaggiere livornese», n. 20, 23 maggio 1866.
- 1861: l'anno che fu Italia, a cura di Alessandro Schiavetti, Pontedera, Bandecchi & Vivaldi, 2011. (Catalogo della Mostra tenuta a Cecina nel 2011, presso la Fondazione culturale Hermann Geiger). ISBN 978-88-8341-475-6.
- Ilio Nencini, Cecina, sociabilità e rivoluzione: 1848-1907, Pisa, ETS, 2007. ISBN 978-88-4671-906-5.
- Gabriele Paolini, Primi fermenti libertari nel Livornese, in Elementi libertari nel Risorgimento livornese e toscano: atti del Convegno di studi di Livorno, 26 marzo 2010 in memoria di Luigi Di Lembo, a cura di Giuseppe Gregori e Giorgio Sacchetti, Prato, Pentalinea, 2012. ISBN 978-88-86855-71-6.
- Claudio Pavone, Le bande insurrezionali della primavera del 1870, «Movimento operaio», n. 1-3, 1956, p. 42-107 (con appendici di documenti).
- Jacopo Piglini, Camicie rosse livornesi, «Liburni civitas», fasc. 3, 1932.
- «Il popolo maremmano: giornale politico-amministrativo-commerciale», 23 marzo 1890.