Ebrei (popolo antico)
Gli Ebrei (in ebraico עִבְרִים / עִבְרִיִּים?; ʿīvrīm o ʿīvrīyyīm; in aramaico עִבְרָאֵי / עִבְרָיֵא, ʿivrayē / ʿivrayā), sono stati un popolo semita del Vicino Oriente antico, antenati dei moderni ebrei.[1]
Come sinonimo viene spesso usato il termine Israeliti,[2] anche se in senso stretto andrebbe usato solo per il periodo più antico: con il termine "Ebreo" gli storici indicano un israelita dell'era nomade; poi "Israeliti" e "Giudei" in relazione al periodo di separazione dei regni di Israele e di Giuda; "giudei" sarebbe la denominazione successiva alla caduta del regno d'Israele (722 a. C.) fino ai nostri giorni.[3]
In alcuni casi, la designazione "ebreo" può anche essere usata storicamente in un senso più ampio, riferendosi ai Fenici o ad altre antiche civiltà di lingua semitica, come gli Shasu alla fine della tarda età del bronzo.
Nella Bibbia ebraica, il termine "ebreo" è normalmente utilizzato dagli stranieri (in particolare dagli egizi in maniera dispregiativa[4]) quando parlano degli israeliti, e talvolta dagli israeliti stessi quando parlano di sé stessi agli stranieri,[5] sebbene il re Saul utilizzi il termine anche con i suoi connazionali.[6]
In armeno, georgiano, italiano, greco, curdo, serbo, rumeno e in alcune altre lingue, il trasferimento del nome da "ʿīvrīm" a "יְהוּדִים" (Yehudim; poi divenuto in varie lingue occidentali “juif”, “jew”, “jude”, ecc[7]) per indicare l'aspetto religioso non ha mai avuto luogo, e l'equivalente linguistico del termine “ebreo” rimane la parola principale utilizzata per riferirsi ad entrambi i significati.[3] Al tempo dell'Impero Romano, il termine in greco antico ἑβραῖος?, hebraios poteva riferirsi ai fedeli dell'ebraismo in generale o specificamente a quegli ebrei che vivevano in Giudea, provincia romana dal 6 d.C. al 135 d.C.; al tempo del cristianesimo primitivo, il termine si riferiva invece ai giudeo-cristiani, in contrapposizione ai giudaizzanti e ai cristiani gentili.
Approccio storiografico
[modifica | modifica wikitesto]Il popolo ebreo, pur non avendo mai avuto grande espansione territoriale né un ruolo dominante nella storia dell'Oriente antico, perse progressivamente la propria indipendenza politica venendo inglobato nei grandi imperi (assiro, babilonese, macedone e romano), conservando tuttavia fortemente la propria identità religiosa, che divenne il nucleo dell'identità nazionale. Per questo motivo, la loro storia fu tramandata e interpretata quasi esclusivamente in chiave religiosa: i documenti privi di valore spirituale andarono perduti o trasformati, e la storiografia tradizionale considerò la storia ebraica come un caso unico, diverso da quello degli altri popoli. Solo nel XIX secolo, con la nascita della storiografia critica e di un atteggiamento più laico verso la religione, si iniziò a ricostruire la storia antica degli Ebrei in modo oggettivo, tentando di comprenderne anche gli aspetti politici e sociali al pari delle altre civiltà.[3]
Un ruolo decisivo nel restituire alla storia degli Ebrei la sua dimensione fu svolto dalla scoperta e dalla decifrazione delle civiltà dell'Asia anteriore, che aprirono nuove prospettive permettendo di confrontare le fonti bibliche con documenti più antichi o coevi e di studiare la storia ebraica non più come un fenomeno isolato, ma in relazione al vasto contesto storico e culturale in cui ebbe luogo.[3]
Le fonti storiche
[modifica | modifica wikitesto]La Bibbia rappresenta la fonte principale od esclusiva per la conoscenza della storia ebraica; tuttavia essa non può essere utilizzata a fini storici senza una analisi critica: gli autori dei libri storici dell'Antico Testamento, soprattutto quelli relativi al periodo preesilico e all'età monarchica, raccolsero informazioni frammentarie, limitandosi per lo più a pochi dati cronologici e concentrandosi sugli eventi con rilevanza religiosa, rinviando ad opere oggi perdute, come il Libro delle cronache dei re d'Israele e quello dei re di Giuda. Rimane tuttora dubbio se tale compilazione consistette in una semplice giustapposizione di fonti preesistenti, in un loro rimaneggiamento editoriale o in una libera rielaborazione artistica.[3]
Le fonti extrabibliche sulla storia ebraica sono estremamente limitate. Il materiale epigrafico si riduce a poche testimonianze (le iscrizioni di Gezer, quella di Siloam, gli ostraca della Samaria e alcuni sigilli iscritti) che offrono solo indicazioni indirette sul piano storico. Più consistente è il materiale archeologico, notevolmente accresciuto nel corso del XX secolo grazie agli scavi sistematici in Palestina: pur fondamentali per comprendere le civiltà più antiche della regione, tali ritrovamenti risultano tuttavia sorprendentemente scarsi per il periodo propriamente ebraico, fatta eccezione per i palazzi reali della Samaria; epigrafia e archeologia contribuiscono quindi alla conoscenza della storia ebraica in misura molto minore rispetto a quanto accade per altre civiltà coeve.[3]
Più rilevanti sono le fonti esterne: le testimonianze letterarie greche e romane sono quasi assenti, poiché l'interesse di quei popoli per la storia ebraica nacque solo in epoca tarda, mentre risultano iscrizioni e monumenti egiziani e mesopotamici, in particolare le cronache dei sovrani assiri Salmanassar III, Tiglatpileser III, Sargon e Sennacherib, che raccontano campagne militari e tributi imposti ai re d'Israele.[3]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Secondo le fonti bibliche, nella seconda metà del II millennio a.C. gli Ebrei si stanziarono in Palestina e si costituirono in unità nazionale politica e religiosa (il cosiddetto Regno Unito di Israele di Saul, Davide e Salomone, durato dal 1000 a.C. circa fino al 930 a.C., anno della secessione di un regno del nord, il Regno di Israele, e del sorgere di un Regno di Giuda nel territorio residuo);[3] secondo l'Enciclopedia ebraica i termini "ebreo" e "israelita" di solito descrivono lo stesso popolo, affermando che erano chiamati Ebrei prima della conquista della terra di Canaan e Israeliti in seguito.[8] Scoperte archeologiche mettono profondamente in discussione la versione biblica: rari testi extrabiblici, come la Stele di Merenptah, si riferiscono a questo popolo con il nome di “Israele” e gli storici usano il termine "proto-israeliti" o "primi ebrei"; inoltre c'è mai stata un'invasione militare del territorio di Canaan da parte di un esercito ebraico organizzato sul modello degli eserciti egiziani o mesopotamici.[9]
Le versioni biblica e storica si sovrappongono leggermente a partire dall'VIII secolo a.C., poiché gli storici confermano l'esistenza dei due regni di Israele e di Giuda.
Con l'esilio babilonese si chiude la storia degli Ebrei come vero e proprio stato, a parte la breve eccezione del periodo dei Maccabei. Nel contesto più ampio della storia dell'Asia anteriore, esso appare come un episodio minore all'interno dei grandi movimenti migratori dei popoli semitici: queste popolazioni nomadi, entrando in Siria e in Palestina, già in buona parte abitate da genti di origine semitica, si fusero con gli abitanti locali e diedero vita a molti piccoli regni, nati in condizioni simili a quelle del regno ebraico, che finirono poi gradualmente sotto l'influenza dei grandi imperi dell'epoca, e sui quali le le fonti sono molto scarse.[3]
Religione
[modifica | modifica wikitesto]La principale difficoltà nello studio della storia religiosa ebraica risiede nel fatto che le fonti disponibili riflettono già il risultato finale del complesso processo di fusione tra gli israeliti, nomadi, e i cananei, sedentari: da essa nacquero la nazione, la civiltà e la stessa religione ebraica. È molto probabile che i due popoli, entrambi di origine semitica, condividessero già prima del loro incontro alcune credenze religiose comuni, soprattutto se si ammette l'ipotesi che almeno una parte delle tribù israelitiche fosse presente in Palestina già prima della conquista di Canaan.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Hebrew, in Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. URL consultato il 27 settembre 2021.
- ^ (EN) Nadav Na'aman, Nadav Na'aman, in Journal of Near Eastern Studies, vol. 45, 1986, pp. 271-288.
- ^ a b c d e f g h i j Giorgio Levi Della Vida, Gioacchino Sera, Elia S. Artom, Alberto Pincherle, EBREI, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932.
- ^ Rabbi Herbert Parzen, The Problem of the Ibrim ("Hebrews") in the Bible, in The American Journal of Semitic Languages and Literatures, vol. 49, n. 3, 1933, pp. 254–261. URL consultato il 5 novembre 2025.
- ^ (EN) William David Reyburn e Euan McG. Fry, A Handbook on Genesis, New York, United Bible Societies, 1997.
- ^ 1Samuele 13:3, su laparola.net.
- ^ Niels Peter Lemche, Hebrew, in David Noel Freedman, Anchor Bible Dictionary, vol. 3, Doubleday, 1992.
- ^ (EN) HEBREW, su Enciclopedia ebraica. URL consultato il 5 novembre 2025.
- ^ William G. Dever e Patrice Ghirardi, Aux origines d'Israël: quand la Bible dit vrai, Bayard, 2005, ISBN 978-2-227-47427-7.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (DE) I. Benzinger, Hebräische Archäologie, 3ª ed., Lipsia, 1927.
- Mario Liverani, Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, Roma-Bari, Laterza, 2003, ISBN 978-88-420-9152-3.
- Mario Liverani, Antico Oriente: storia, società, economia, Roma-Bari, Laterza, 2009, ISBN 978-88-420-9041-0.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Archeologia biblica
- Bibbia
- Ebraismo
- Ebrei
- Minimalismo biblico
- Regno Unito di Israele
- Storia degli ebrei
- Storia della Palestina nella prima età del ferro
- Storia della Palestina nella tarda età del bronzo
- Storia di Israele
- Storicità della Bibbia
Altri progetti
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Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sugli Ebrei
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Ebrèi, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Hebrew, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Angelo Penna, Ebrei, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.