Amalasunta
| Amalasunta | |
|---|---|
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| Regina reggente degli Ostrogoti | |
| In carica | 526 – 534 |
| Predecessore | Teodorico |
| Successore | Teodato |
| Regina degli Ostrogoti | |
| In carica | 534 – 535 con Teodato |
| Predecessore | Atalarico |
| Successore | Teodato |
| Nascita | Ravenna, 495 circa[1] |
| Morte | Isola Martana, 30 aprile[2] 535 |
| Luogo di sepoltura | ignoto |
| Dinastia | Amali |
| Padre | Teodorico |
| Madre | Audofleda |
| Consorte | Eutarico |
| Figli | Atalarico Matasunta |
| Religione | Arianesimo |
Amalasunta (Ravenna, 495 circa[1] – Isola Martana, 30 aprile 535[2]) è stata l'unica figlia del re ostrogoto Teodorico.
Con la morte del padre, nel 526, divenne reggente del regno degli Ostrogoti in nome del figlio Atalarico.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Amalasunta, in gotico Amalaswintha,[3] nacque a Ravenna da Teodorico e da Audofleda, sorella del re dei Franchi Clodoveo I.[1]
Nel 515 sposò Eutarico, appartenente alla stirpe degli Amali, il quale morì nel 522, lasciandola con due figli: il maggiore, Atalarico, di cinque anni, e Matasunta. Quando Teodorico morì, nel 526, divenne re il nipote Atalarico, e Amalasunta fu nominata reggente in nome del figlio, ancora bambino.

Procopio e Cassiodoro, suo magister officiorum, la descrivono profondamente influenzata dalla cultura romana, conoscitrice della lingua latina e greca: Amalasunta diede all'istruzione del figlio un'impostazione più in linea con la tradizione romana che con quella gota e perseguì una politica di buoni rapporti tra Goti, Romani e Bizantini, restituendo i beni già confiscati ai figli di Boezio e di Simmaco, e favorendo la nomina di elementi moderati alle maggiori cariche dello Stato. Elesse il goto Tuluin, già praepositus sacri cubiculi sotto Teodorico, patricius praesentalis, con diritto di sedere in Senato e di assumere la cittadinanza romana, e gli affidò il comando dell'esercito.
La prevalenza di romani goticizzanti nei posti di comando del regno - Cipriano succedette a Cassiodoro nella carica di magister officiorum - e il disinteresse mostrato, a differenza del padre Teodorico, per le vicende degli alleati Visigoti, in difficoltà di fronte all'espansione del Regno franco, le alienarono la solidarietà di una parte della nobiltà ostrogota, che riuscì a sottrarle la cura dell'educazione del figlio, allo scopo di farne un futuro re che potesse governare secondo le tradizioni degli antenati. Amalasunta reagì bandendo, e successivamente facendo uccidere, tre dei capi sospettati di cospirare contro il suo potere e allo stesso tempo aprì dei negoziati con l'imperatore Giustiniano I, nella prospettiva di fuggire fino a Costantinopoli con il tesoro ostrogoto, consistente, secondo Procopio,[4] nell'enorme somma di 2.880.000 solidi d'oro.
Queste trattative sarebbero avvenute nel 532 e, sempre secondo Procopio,[5] avrebbero avuto l'intento di eliminare e sostituire Teodora, divenendo lei imperatrice. I Goti a lei ostili sospettavano[6] invece che Amalasunta intendesse sposarsi con un altro nobile goto, eliminando il figlio dalla successione per governare direttamente l'Italia: questa tesi è ripresa da Gregorio di Tours,[7] ostile nei confronti di Amalasunta a causa della sua confessione ariana.
Amalasunta appoggiò anche le operazioni della flotta bizantina di Belisario, impegnata nella guerra contro i Vandali, impossessandosi della fortezza di Lilibeo, in Sicilia, già possedimento ostrogoto portato in dote nel 500 da Amalafrida, sorella di Teodorico e madre di Teodato, al vandalo Trasamondo. La riappropriazione di Lilibeo non fu però riconosciuta da Giustiniano, che dal 533 iniziò con il regno goto una complessa trattativa coinvolgente problemi politici e questioni teologiche - la controversia teopaschita - durante la quale Amalasunta avrebbe trattato con il senatore Alessandro, inviato dall'imperatore, la consegna dell'Italia all'Impero nel caso in cui, con la morte del figlio Atalarico, ormai gravemente malato, i suoi rapporti con la nobiltà gota si fossero dimostrati insostenibili.
Alla morte del figlio, avvenuta il 2 ottobre 534, Amalasunta divenne regina a tutti gli effetti e associò al trono il cugino Teodato, duca di Tuscia, con l'intento di rafforzare la propria posizione. Teodato era infatti uno dei più influenti esponenti della nobiltà gota, ma anche educato alla greca e proprietario in Toscana di grandi latifondi, che aveva offerto a Giustiniano in cambio di proprietà e onori imperiali, tra i quali un posto in Senato. Teodato poteva essere un elemento di equilibrio nella politica perseguita da Amalasunta, rassicurando gli elementi goti all'interno e garantendo, all'esterno, i buoni rapporti con l'Impero d'Oriente.

Non sono chiari tutti gli aspetti del complesso gioco politico nel quale finì per cadere Amalasunta, né quale sia stato il ruolo di Giustiniano attraverso il suo ambasciatore Pietro che, secondo Procopio, avrebbe avuto contatti con Teodato prima e dopo la decisione di relegare la regina sull'isola Martana, nel lago di Bolsena, dove nel 535, il 30 aprile,[2] fu strangolata nel bagno da parenti di quei Goti che ella aveva ordinato di assassinare.
Giustiniano, che pure aveva riconosciuto la legittimità del regno di Teodato, prese a pretesto l'assassinio di Amalasunta per iniziare la guerra gotica, che avrebbe visto i Goti fronteggiare i Bizantini per molti anni.
Il mito s'impadronì della fine tragica di Amalasunta. L'isola Martana, nel lago di Bolsena, è famosa per una inquietante leggenda: qui si aggirerebbe il fantasma di una regina crudelmente tradita e uccisa nella notte del 30 aprile 535. La leggenda narra che sull'Isola Martana, nel Lago di Bolsena, si aggiri il fantasma di Amalasunta, che sorge silenziosa dalle rovine del palazzo in cui fu tenuta prigioniera, aleggiando sugli scogli attorno all'isolotto, infestando l'intera isola[8]. Molti pescatori attestano che il suo spirito non trovi pace ed imperversi a seguito della sua tragica morte, avvenuta per mano del cugino Teodato, che la fece imprigionare e uccidere per usurpare il trono. Alcune versioni della leggenda raccontano anche che il fantasma di Amalasunta vaghi ancora per l'isola, lanciando urla strazianti, tormentato dalla sua tragica fine[9]. il suo spirito appaia nelle notti di luna piena. Inoltre molti pescatori di Marta (VT) affermano che durante le giornate di forte tramontana, vicino l'isola Martana, sia possibile ancora udire le urla strazianti della regina dei Goti risuonare tra le cupe acque del lago[10]. Si narra anche di una strada che collegava anticamente l'isola Martana alla terraferma e che era solita essere percorsa dalla regina. A questa strada, probabilmente esistita viste le conferme degli ultimi rilevamenti subacquei, è stato dato il nome di "strada di Amalasunta" proprio in onore alla regina[11].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Sirago, p. 11.
- ^ a b c Sirago, p. 101.
- ^ Cioè « la forte Amala », composto da Amal (nome della stirpe Amala, che significa laborioso), e da swind (forte): cfr. Giuseppe Falcone, Gli antroponimi gotici nelle Variae di Cassiodoro, in Cassiodoro. Dalla corte di Ravenna al Vivarium di Squillace.
- ^ De bello Gothico, 13.
- ^ Anecdota, 100-104.
- ^ Secondo Procopio in De bello Gothico, 11.
- ^ Libri Historiarum.
- ^ Martana, l'isola dove si aggira il fantasma della regina tradita, su In Italia Magazine, 28 luglio 2020. URL consultato il 27 agosto 2025.
- ^ Amalasunta regina dell'Isola Martana e quel fantasma che vi aleggia, su TusciaUp, 1º aprile 2024. URL consultato il 27 agosto 2025.
- ^ Confinata sull'isola e poi uccisa. Amalasunta, la regina che riposa in una carrozza d'oro, su ViterboToday, 17 dicembre 2023. URL consultato il 27 agosto 2025.
- ^ Storia e leggenda della regina Amalasunta nell'isola Martana, lago di Bolsena, su Meteo Marta. URL consultato il 27 agosto 2025.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti primarie
- Giordane, Romana et Getica, Berlino, 1822.
- Cassiodoro, Variae, Berlino, 1894.
- Procopio di Cesarea, De bello Gothico, Lipsia, 1905.
- Procopio di Cesarea, Anecdota, Lipsia, 1906.
- Gregorio di Tours, Libri Historiarum XV, Hannover, 1942.
- Fonti secondarie
- AA. VV., Cassiodoro. Dalla corte di Ravenna al Vivarium di Squillace, a cura di Sandro Leanza, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Squillace 25/27 ottobre 1990, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1993, ISBN 8872840880.
- Vito Antonio Sirago, Amalasunta. La Regina, Milano, Jaca Book, 1998, ISBN 9788816435094.
Altri progetti
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Wikiquote contiene citazioni di o su Amalasunta
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Amalasunta
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Amalasunta, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Luigi Ginetti, AMALASUNTA, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1929.
- Amalasunta, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Amalasuntha, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Paolo Lamma, AMALASUNTA, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 2, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960.
- Amalasunta, su enciclopediadelledonne.it, Enciclopedia delle donne.
| Controllo di autorità | VIAF (EN) 7030951 · ISNI (EN) 0000 0000 9717 973X · CERL cnp00286746 · LCCN (EN) no99075330 · GND (DE) 102420246 · BNE (ES) XX849236 (data) · BNF (FR) cb13751525s (data) · J9U (EN, HE) 987007383238905171 |
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