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Pio Tarantini, Buona Domenica#

Posted on: 28/06/2021

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Pio Tarantini, Buona Domenica#

Edizioni Oberon Media, 2020

di Carmine Tedeschi

Provi una strana sensazione a sfogliare questo libro. Un libro all’apparenza come tanti altri, dalla veste gradevole e dai molti contenuti di un certo interesse. Ma dopo tre righi di Prefazione ti accorgi che non è, non può essere, come tanti altri libri, per la semplice ragione che è composto di pezzi derivati da una rubrica domenicale che l’autore si è volontariamente imposta su Facebook. Torna, insomma, al supporto cartaceo ciò che era nato sull’onda dei bit. E ciò, in un’epoca segnata dal trionfo del web e dei social, non può non colpire.

       Colpire favorevolmente? Direi di sì, non per nostalgismo fuori posto, ma per la singolare riuscita del prodotto in sé, che ha insieme la freschezza delle riflessioni immediate, suggerite dalle occasioni colte con piglio giornalistico, e la solidità di un percorso culturale fondato su binari molto solidi. Due componenti che vanno qui spiegate.

       L’autore è un noto fotografo di origine pugliese che vive e opera a Milano. Le sue riflessioni sciorinate sul più frequentato dei social sono intervallate da foto, a volte esplicitamente associate agli argomenti, altre volte con riferimenti tematici più vaghi. Nascono, quelle riflessioni, dall’incontro tra uno sguardo indagatore professionalmente esercitato e la molteplice, sempre più  pulviscolare realtà in cui viviamo. Da qui il sottotitolo, assai esplicativo, del testo: «Appunti di un fotografo perplesso nel gran circo del mondo»; dove ogni termine denota con precisione geometrica i confini entro cui si muovono insieme scrittura e immagini. Confini che sono, appunto, la occasionalità degli incontri più vari registrati con l’ausilio della scrittura (“appunti”); lo sguardo selezionante e rivelatore del “fotografo”; la problematicità degli oggetti messi a fuoco e le riflessioni da essi suscitate (“perplesso”); l’infinita varietà dello scenario e l’effetto spiazzante, a volte illusorio, dell’impatto (“gran circo”); la smisurata dimensione del reale (“mondo”).

       Si potrebbe a questo punto pensare ad uno stile proprio delle divagazioni oziose, tra frivolezza e serietà. Niente di più sbagliato. La scrittura muove dal dato visivo per intrecciarsi a molteplici riferimenti culturali, sempre pertinenti caso per caso e nel complesso impressionanti per ricchezza e profondità.

       A guidare la riflessione è in genere un buon senso nutrito di esperienza e buone letture, che non scade mai nel giudizio scontato, anzi di frequente lo ribalta, con l’invito ad aguzzare meglio l’intelletto e la coscienza etica collettiva. Di qui la critica esplicita ai tanti cliché del nostro tempo.

       Ne deriva una narrazione vivace, mai scontata, che rende di gradevole lettura, questo insolito libro, quasi un compagno che ritroviamo nel rievocare momenti da noi stessi attraversati, ancora caldi di dinamiche sociali in piena, travagliata elaborazione. 

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semestrale di letteratura e altre scritture

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