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Ht8!x"x"x""W$W$W$Y[[[[[[ʩlh[<15$"W$<1<1[bbx""p [ [ [<1.$b8x""Y [<1Y [ ["`G^{jU>E0ԬjUԬ|ԬdW$@'R [)+wW$W$W$[[ [W$W$W$<1<1<1<1ԬW$W$W$W$W$W$W$W$W$ :COMUNE DI POTENZA  UNITA DI DIREZIONE Affari Generali e Istituzionali Area Comunicazione, Cultura e Turismo Ufficio Cultura OGGETTO: Approvazione Disciplinare per le parate e le rievocazione storiche dedicate alla commemorazione per San Gerardo patrono della citt di Potenza _______________________________________________________________________ RELAZIONE ISTRUTTORIA E PROPOSTA DI DELIBERAZIONE Su proposta del Sindaco Premesso che grande rilevanza viene attribuita sul nostro territorio nazionale alle feste patronali per i solenni festeggiamenti dei Santi Patroni delle citt, sia per il valore liturgico che per quello tradizionale che le stesse assumono; gli Enti pubblici intervengono per mantenere salde queste tradizioni che rappresentano lidentit di un popolo e di un territorio; il Comune di Potenza, muovendo da tali principi, allarticolo 5 del proprio Statuto ha previsto altres, che lEnte promuova in collaborazione con enti di Ricerca ed altre Istituzioni ed Associazioni lo sviluppo, la conoscenza e la conservazione del patrimonio culturale, etnico e linguistico, storico, artistico ed archeologico del suo territorio; pertanto, una particolare attenzione stata sempre rivolta dallAmministrazione Comunale alla salvaguardia delle tradizioni popolari tipiche del nostro territorio con particolare riferimento alla tradizione legata al culto del Santo Patrono, San Gerardo La Porta Vescovo, e segnatamente alla secolare rievocazione storica cosiddetta dei Turchi; Atteso che tale rievocazione storica nel corso degli anni ha subito radicali rivisitazioni e contaminazioni ad opera delle associazioni della citt, comitati spontanei e Pro Loco che si sono avvicendate nella sua organizzazione, apportando ciascuna delle trasformazioni e collocazioni storiche differenti; Considerato che lAmministrazione si imposta di definire, avvalendosi della consulenza di studiosi e storici, la precisa collocazione storica di tale avvenimento, nonch il percorso che dovr essere immutabile nel tempo, e gli elementi decorativi della stessa al fine di canonizzare e regolamentare la festa in quadri riepilogativi ben precisi per tutelarne loriginalit ed evitare che, nel corso del tempo, chiunque possa stravolgere tali tradizioni sulla base di variazioni e trasformazioni che non identifichino pi le tradizioni e lidentit locale; Atteso che con deliberazione n. 199 del 20/12/2010 avente ad oggetto: Rievocazione e parata storica per la commemorazione di San Gerardo Patrono della citt di Potenza. Nomina Commissione tecnica di esperti, stata costituita la Commissione storica per la pianificazione, preparazione ed istituzionalizzazione di tale evento; a seguito dei lavori svolti dalla Commissione stato elaborato il Disciplinare per le parate e le rievocazione storiche dedicate alla commemorazione per San Gerardo patrono della citt di Potenza che riconoscendo, in alcuni ambienti ben definiti dalla storia e dalla leggenda, le caratteristiche precipue e particolari della parata ha voluto regolamentare fondamentalmente la denominazione, limmagine, la partecipazione, e le norme di svolgimento del corteo storico, con il quale il popolo potentino solennizza la ricorrenza religiosa del Santo patrono; Visto il verbale della IV Commissione Consiliare permanente che nella seduta 29 marzo 2011, nellesaminare il lavoro elaborato dalla Commissione tecnica di esperti, ha suffragato tale lavoro proponendo, inoltre, suggerimenti in merito alla rappresentazione di quadri e ambienti storici durante la settimana precedente la parata stessa, per un migliore recupero della tradizione; che tali indicazioni sono state fatte proprie dalla Commissione storica che ha integrato il Disciplinare con le proposte della IV Commissione Consiliare Permanente; Ritenuto di sottoporre i lavori della Commissione, in cui sono stati delineati e definiti gli aspetti storici ed organizzativi della Parata allesame del Consiglio Comunale per ufficializzare la scelta della definitiva modalit di svolgimento dellevento; Tutto quanto sopra premesso ed esposto, si propone di adottare la seguente: DELIBERAZIONE Di dare atto che le premesse della seguente deliberazione costituiscono parte integrante e sostanziale della stessa e si intendono alluopo integralmente riportate nella parte dispositiva; Di approvare il Disciplinare per le parate e le rievocazione storiche dedicate alla commemorazione per San Gerardo patrono della citt di Potenza che regola la denominazione, limmagine, la partecipazione, e le norme di svolgimento del corteo storico, che viene allegato al presente atto per formarne parte integrante e sostanziale, costituito dagli allegati A (logo parata), B (Schema ambienti e quadri della parata), C (motivazioni storiche e culturali). Approvazione Disciplinare per le parate e le rievocazione storiche dedicate alla commemorazione per San Gerardo patrono della citt di Potenza Firma del Dirigente Firma dellAssessore Data Sulla presente proposta, in ordine alla regolarit tecnica ai sensi dellart.49, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 ( T.U. Enti Locali), si esprime il seguente parere: favorevole Potenza, l _________________ Il Dirigente Dott. Giuseppe Pace Sulla presente proposta, in ordine alla regolarit contabile ai sensi dellart. 49, comma1, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (T.U. Enti Locali), si esprime il seguente parere: Potenza l___________________________ Il Dirigente del Servizio Finanziario INTRODUZIONE Le parate e rievocazioni storiche per il Santo Patrono di Potenza si svolgono il 29 maggio di ogni anno e cio nel giorno della vigilia di San Gerardo. Esse vanno a rievocare episodi ben innestati nella vicenda storica potentina e nella tradizione popolare e devono essere tutelati affinch si conservi quel carattere tipico degli usi e costumi del popolo potentino: canonizzare e regolamentare la festa in quadri rievocativi ben precisi significa tutelarne loriginalit ed evitare che, nel corso del tempo, chiunque possa stravolgere tali tradizioni sulla base di variazioni e trasformazioni che non identifichino pi le tradizioni e lidentit locale. Pur tuttavia, tali canoni e regole non vogliono sottrarre o cristallizzare le naturali trasformazioni che lo stesso popolo apporta con nuovi comportamenti e atteggiamenti: il seguente disciplinare e tutti i suoi allegati mirano solo a conservare un filo di tradizione e di storia riconoscendo, in alcuni ambienti ben definiti dalla storia e dalla leggenda, le caratteristiche precipue e particolari della parata. Il Comitato tecnico-scientifico Antonella Pellettieri, Presidente Gerardo Messina Claudio Patern Gerardo Viggiano DISCIPLINARE PER LE PARATE E LE RIEVOCAZIONI STORICHE DEDICATE ALLA COMMEMORAZIONE PER SAN GERARDO PATRONO DELLA CITT DI POTENZA Articolo 1 Premessa e finalit del presente disciplinare L'Amministrazione comunale, nellambito delle attivit tese a tutelare e valorizzare il patrimonio storico, culturale e religioso della citt e nello specifico le tradizioni legate al culto del Santo Patrono, San Gerardo la Porta Vescovo, e segnatamente la secolare rievocazione storica cosiddetta dei Turchi, intende regolare levento attraverso il presente disciplinare. Articolo 2 Oggetto del disciplinare Il presente disciplinare regola la denominazione, limmagine, la partecipazione e le norme di svolgimento del corteo storico, con il quale il popolo potentino solennizza la ricorrenza religiosa del proprio Santo Patrono. In particolare: denominazione della rievocazione storica; rappresentanza; immagine: logo, colori, ecc.; gestione; svolgimento e schema del corteo: i quadri storici; costumi, accessori e apparati scenografici; modalit di partecipazione; comportamenti da tenere. Articolo 3 denominazione e logo della rievocazione storica Levento cittadino, organizzato in onore del Santo Patrono della Citt, che si celebra il giorno 29 maggio, si chiamer: Parata dei Turchi. Il logo ufficiale della manifestazione quello riportato nellallegato A del presente disciplinare. La denominazione ed il logo potranno essere utilizzati solo per le attivit svolte dallAmministrazione Comunale e nellambito delle manifestazioni elencate dal Comitato Tecnico Scientifico (come meglio specificato nel successivo art. 4) o per attivit esplicitamente autorizzate dallAmministrazione Comunale. Allo stesso modo, il logo e la denominazione Parata dei Turchi non possono essere utilizzati a scopo di lucro o associati ad attivit lucrative se non espressamente autorizzate dallAmministrazione Comunale. Le associazioni che partecipano attivamente alla realizzazione della manifestazione possono fregiarsi, per lanno in corso, del logo della parata e associare al proprio logo quello della parata stessa. Lutilizzo del logo e della denominazione Parata dei Turchi in manifestazioni non direttamente organizzate dellAmministrazione Comunale ammesso previa autorizzazione dellAmministrazione Comunale conseguente la valutazione dellattinenza delle stesse con la Parata e delleffettivo beneficio arrecato allimmagine della Citt e in osservanza ai regolamenti comunali vigenti. Articolo 4 gestione della Parata Al fine di valorizzare e meglio definire le caratteristiche della manifestazione storica rappresentata dalla Parata dei Turchi, le attivit di coordinamento e la gestione della Parata stessa sono affidate ad un Comitato Tecnico Scientifico costituito da n. 5 membri, di cui almeno uno esperto di storia ed uno esperto nella gestione di eventi culturali. Lorganizzazione, invece, di esclusiva pertinenza dellAmministrazione Comunale. La durata in carica del Comitato triennale. LAmministrazione Comunale designa i membri del comitato. Gli incarichi, tutti a titolo gratuito, sono attribuiti sulla base della comprovata esperienza dei professionisti, nei rispettivi ambiti. Il presidente del comitato eletto tra e dai membri designati. Il comitato deve insediarsi nuovamente ed esercitare le attribuzioni conferite dal presente Disciplinare entro il quindicesimo giorno dopo levento di ogni anno. Il comitato, nel rispetto del presente disciplinare, quindi, predispone un documento organizzativo da sottoporre al Consiglio Comunale e determina il calendario delle azioni organizzative. Articolo 5 rappresentanza La rappresentanza della manifestazione affidata al Sindaco della Citt o a persona da lui delegata e al Presidente del Comitato o a persona da lui delegata. E' fatto divieto a qualunque altro soggetto che non sia tassativamente riconosciuto dal presente disciplinare proporsi in qualsiasi forma, in citt o al di fuori di essa, quale rappresentante della tradizione legata alla Parata dei Turchi. Gli Organi dell'Amministrazione comunale tuteleranno in ogni sede competente eventuali trasgressioni al presente articolo. In considerazione delle finalit della Parata come celebrazione cittadina e dello spirito che la anima, vietato al Comitato, alle associazioni o a qualsiasi cittadino di promuovere pubblici concorsi, lotterie, o altre iniziative che possano far sorgere interessi economici aventi qualsiasi riferimento alla Parata, o alle sue fasi e alle operazioni inerenti, a meno che non espressamente approvati ed autorizzati dallAmministrazione Comunale. Articolo 6 svolgimento e schema della Parata La Parata, costituisce una rievocazione storica figurata che prende in considerazione i seguenti periodi storici: XII sec. XVI sec. XIX sec. Le ambientazioni e i quadri dei quali la Parata si compongono e l'ordine in cui deve svolgersi, risultano dal prospetto schematico annesso al presente regolamento (allegato B). Il complesso delle disposizioni, cos come di seguito meglio specificate, sono ispirate anche al RIRS (Regolamento Italiano per la Rievocazione Storica) che si allega al presente disciplinare, anche se non ne forma parte integrante. La parata si svolger la sera del giorno 29 maggio di ogni anno. il tragitto della Parata il seguente: Viale Marconi, Via Verdi, Viale Dante, Via Vaccaro, C/so Umberto, Via Portasalza, Via Pretoria, Piazza Matteotti, Largo Duomo. La riunione delle Comparse, complete di tutti gli elementi che le compongono, degli altri gruppi di Figuranti e la formazione del Corteo Storico, si terr alle ore e nei luoghi indicati dal Comitato. Per dirigerne e disciplinarne lo sfilamento, il Comitato si avvarr di volontari e del personale messo a disposizione dallAmministrazione Comunale. Il servizio d'ordine sar disciplinato dal Sindaco con giusto provvedimento che si ripete ogni anno, secondo le esigenze dettate da ragioni di ordine pubblico, da emanarsi almeno cinque giorni prima della Parata. Le direttive saranno trasmesse al Comitato che ne terr conto nellorganizzazione della Parata. In caso di pioggia che avvenga durante lo sfilamento della Parata, o in qualunque caso possa essere messa a rischio la sicurezza dei cittadini, dei figuranti e degli animali, l'Autorit Comunale, udito il parere del Comitato, ha facolt di annullarla. Articolo 7 modalit di partecipazione la partecipazione, in qualit di figurante, assistente al coordinamento e/o alla organizzazione, aiutante o in qualsivoglia veste, sempre che prevista dal Comitato, aperta a tutti. I cittadini possono partecipare sia in forma associata (associazioni, pro loco, ecc.) sia singolarmente. Entro il mese di febbraio di ogni anno, dovr essere pubblicato il bando di reclutamento e partecipazione predisposto dal Comitato sulla scorta del prospetto schematico della Parata e del documento organizzativo approvato nel quale saranno indicate le figure e gli animali da reclutare. La selezione dei figuranti e lassegnazione delle parti, a cura del Comitato, dovranno avvenire entro il mese di aprile di ogni anno. Potranno presentare domanda di partecipazione tutte le associazioni nazionali ed internazionali. Potranno partecipare alla selezione tutte le persone che ne faranno richiesta. Articolo 8 comportamenti da tenere dovere di tutti coloro che partecipano alla Parata tenere un contegno corretto e disciplinato, uniformandosi senza discutere alle direttive loro impartite dal Comitato, e di cooperare, in quanto da ciascuno possa dipendere, alla migliore riuscita di questa parte della manifestazione. In particolar modo loro proibito durante il percorso di fumare, gridare, soffermarsi per parlare con spettatori, prendere bibite od altro, togliersi il copricapo od altra parte del costume o portare oggetti che non facciano parte di questo. I contravventori sono punibili con lallontanamento dalla parata. Tutti i Figuranti devono indossare i costumi forniti dallorganizzazione senza di che la Comparsa non pu essere ammessa alla Parata. I costumi devono essere indossati nel modo migliore, con il portamento che si addice a ciascun tipo di personaggio. Anche gli accessori devono essere adeguati all'abbigliamento e consoni al periodo storico che si sta rievocando. Qualora alcuni figuranti o associazioni volessero sfilare, con propri costumi gli stessi dovranno essere preventivamente approvati dal Comitato. Quest'ultima disposizione vale anche per eventuali simboli, bandiere e vessilli, i bozzetti dei quali devono essere sempre sottoposti alla preventiva approvazione del Comitato. Non ammesso nessun comportamento che possa nuocere al pubblico, ad altri figuranti o agli animali. In caso di trasgressione il personale dordine dellorganizzazione allontaner il figurante dalla Parata. Articolo 9 modifiche al disciplinare Le proposte di variazione e aggiunte al presente disciplinare devono essere approvate dal Consiglio Comunale almeno 6 mesi prima della Parata per diventare operanti per lanno in corso. Elenco allegati: A: logo parata B: schema ambienti e quadri della parata C: motivazioni storiche e culturali D: Regolamento Italiano per la Rievocazione Storica  EMBED Word.Document.8 \s  EMBED AcroExch.Document.7  Descrizione degli ambienti, dei quadri e dei costumi caratterizzanti la parata. La parata dei turchi da intendersi come una vera e propria rievocazione storica; si racconta attraverso i costumi, i complementi, gli accessori, le armi i tre precisi periodi storici: il medioevo, la met del 1500 e dellottocento. Per una lettura completa, esaustiva ed espressiva dei quadri necessario, quantomeno, rendere visibile con tutti gli elementi di caratterizzazione i tre periodi, differenziandoli in termini stilistici, compositivi e cromatici oltre che delle armi. In questo modo si andr a caratterizzare, in ogni in ambiente, il personaggio e il contesto storico, civile, militare e religioso,senza tralasciare nulla allimprovvisazione o alla superficialit. Per questo importante un approccio professionale (si prende ci che le sartorie teatrali danno in fitto) per una codifica e decodifica dei costumi come espressione di un preciso e determinato periodo storico, ed indispensabili per trasferire concetti, storie ed emozioni. In sintesi si tratta di riprendere i canoni tipici della rievocazione storica e seguire i canoni della ricostruzione filologica per rendere comprensibile e coerenti i quadri. Per questo motivo, molto semplicemente, diciamo che "filologia" indispensabile per fare una ricostruzione completa. Filologia definita come "verosimiglianza": filologico ci che verosimilmente reale. Ad esempio: in una rievocazione storica medioevale, filologico utilizzare unarma risalente al periodo storico che si rievoca, mentre non filologico indossare anfibi militari moderni come calzature, portare lorologio al polso, indossare occhiali (da vista o, peggiore che mai, da sole), fumare, mangiare un gelato, bere da una lattina o da una bottiglia di plastica, usare il cellulare. In sintesi si tratta di fare un lavoro di ricostruzione storica coerente e caratterizzante di un evento civile, sociale e religioso. Analisi generale sulla tipologia degli ambienti. Il progetto sar caratterizzato da una ricerca storica filologica in termini stilistici, compositivi e strutturali per i costumi che caratterizzeranno ognuno dei tre ambienti . Si far una ricerca specifica sulla tipologia delle stoffe, dei materiali e sulluso degli accessori e complementi. Con riferimento al quadro del 1100 si far uno studio dettagliato sui Cavalieri di San Giovanni, sui prelati e i frati, gli abiti religiosi improntati al principio di povert e semplicit. Tuttavia, i vari ordini troveranno il modo di distinguersi per riuscire ad affermare la propria identit. Per la ricostruzione dei Cavalieri di San Giovanni si prenderanno spunti anche da alcune ricostruzioni presenti negli affreschi di Venosa . I tessuti saranno rustici: canapa, lana, lino, o pelo di capra.Nel la ricostruzione dellabbigliamento civile roba si evidenzieranno le differenze tra classe sociale una e laltra con uno studio della foggia dellabito, del materiale, del colore e delle passamanerie applicate. Con riferimento al secondo ambiente il 1500 si far uno studio approfondito sugli armati sia latini sia turchi cercando di evidenziare le differenze culturali- ambientali, stilistiche e cromatiche. Il costume latino rigido, formale, perch risente dellinfluenza delle forme della corte di Spagna come dei dettami della controriforma. Dai colori vividi e belli gli abiti le vesti e i tessuti orientali. Labbigliamento di tipo islamico, piuttosto funzionale e formale, caratterizzato da una lunga e ampia tunica e da un copricapo. Indossano pantaloni in canapa, cotone o in seta trattenute nella parte inferiore dalle stringhe di pelle. Sugli abiti latini erano indossate armature con evidente richiamo allabbigliamento civile, come nelle decorazioni con incisioni che riprendono le linee della passamaneria sulle vesti. Per gli orientali labbigliamento e larmatura del fante sono consoni allimpiego tattico richiesto alla fanteria leggera. Si continuer con la ricerca degli abiti nobili (Guevara e la sua corte) popolani sia maschili sia femminili. Particolare attenzione sar data alla ricerca degli abiti liturgici dellarcidiacono, dei preti e del clero. Si studieranno inoltre gli accessori e i complementi e in modo particolare le armi, spade, sciabole, lance, scudi, elmi, copricapo, guanti, cinture, borselli, coltelli, calzature e gli stendardi. Nel terzo ambiente- 1800- si proporr uno spaccato prettamente lucano, identitario, dove la gente potr leggere attraverso i costumi, gli strati sociali del popolo potentino dellottocento e comprenderne gli atteggiamenti e i modi di essere. Molto articolato appare anche lambiente ottocentesco per la presenza dei vari ceti sociali e per la presenza di un mondo popolare che si traveste per onorare San Gerardo. Interessante appare lo studio dei costumi dei turchi, dei soldati latini, dei valletti, scudieri per loriginalit con cui il Riviello li descrive: La sfilata dei turchi la parte pi originale e brillante della festa. Si far uno studio sulla tipologia del costume, sui materiali, sulle stoffe, sui complementi e sugli accessori. Descrizione 1 Ambiente- periodo storico 1800 Nello specifico si fa riferimento alla rievocazione storica della seconda met del 1800 con la ricostruzione di un ambiente sociale articolato e complesso che porta alla luce la struttura sociale composta da: nobili, borghesi religiosi, artigiani, contadini. In particolare lattenzione ricade sul travestimento dei popolani e dei carbonari che diventano interpreti dellevento attraverso la catarsi del travestimento (diventano turchi, soldati Latini ecc.) Si offrir cos uno spaccato della vita ottocentesca, descritta in modo dettagliato dal Riviello, e si dar la possibilit alla gente di fare un tuffo nel passato e di rivivere quei momenti di profonda umanit, spiritualit e socialit. Si potr cos comprendere attraverso la rievocazione come il popolo potentino aspettava le festivit di San Gerardo e come lo onorava attraverso la ritualit religiosa e attraverso i festeggiamenti in onore di San Gerardo nella sfilata dei turchi nel 1800. Appare molto importante la ricostruzione di questo periodo storico perch quello pi vicino a noi in termini di memoria anche per la presenza di alcuni capi o complementi che attestano la diversit dei ceti sociali e loriginalit dei costumi con le loro caratteristiche cromatiche, stilistiche e dei tessuti. Oltre alla scontata moda borghese che utilizza canoni stilistici e stoffe pregiate, il pi delle volte comperate a Napoli, appare un mondo artigiano, popolare e contadino di straordinario interesse stilistico e per tecniche di realizzazione complesse. La caratteristica degli abiti ci consente di comprendere quanto complesso era la societ ottocentesca e quanto diversa per tipologia erano gli abiti secondo il ceto sociale. Citiamo alcuni costumi da festa (da realizzare per questo quadro: i mulattieri con abiti da festa o travestiti da turchi, contadini (muranna- Mutanda termine per definire linsieme del vestito), contadine con abiti semplici, le donne del ceto medio pacchiane con la gonna ricca di pieghe (sottaniellnculunnare), gli artieri con i loro costumi bizzarri di scarpe verniciate e di cappelli di seta a tubo. Questi sono in parte i costumi che caratterizzeranno il quadro dellottocento. ORDINE DELLA PARATA DEI TURCHI Descrizione del quadro 1800, con riferimenti alla tipologia dei personaggi e al numero dei figuranti in costume costumi 1 Ambiente 1 ambiente NQUADRO DELLOTTOCENTO N figuranti1BANDITORE Grida, declama, gesticola e dice a sproposito, eccitando la gente a guardare e ridere, per accrescere lallegrezza della festa. Min 4Max 62BANDA Recupero delle sonorit ottocentesche La musica era buona, spesso la seguivano artieri e signori per gustare le suonate. Tutti quei bandisti, bisognava vederli quando suonavano, pettoruti nelle loro uniformi a coda di rondine, puntigliosi tra loro per pretesa di primato nella processione.  20 403BAMBINI Una folla di monelli lieta e saltellante. 20404BANDITORE (Racconta della ritualit della iaccara) Grida, declama, gesticola e dice a sproposito, eccitando la gente a guardare e ridere, per accrescere lallegrezza della festa. 1 25IACCARA Alla vigilia, in sullora del vespero, si portavano in citt, la IACCARA , cio grandi fal, fatti di cannucce affasciate attorno ad una trave sottile e lunghissima, per divozione a San Gerardo. Il trasporto de la IACCARA formava una vera scena di brio e di festa per plebe e per monelli. PAGLIACCIO N 1 Iaccara realizzata da unAssociazione di Potenza N 1 Iaccara realizzata da unAssociazione di Fara Filiorum Petri.  1  2 6PORTATORI DELLA IACCARA POTENZA Molti contadini giovani e robusti la portano a spalla, si danno, la voce per regolare le forze e i passi, si fermano per ripigliare un po di lena ed asciugarsi il sudore con tracannata di vino. 25407PORTATORI DELLA IACCARA FARA FILIORUM PETRI30 308SUONATORI DI ORGANIETTO Tenendo il ritmo e curando il volume e l'espressione al suono dellorganetto.. 6 109GRUPPO DI TARANTELLA Danze e movenze al suono dellorganetto accompagnano festanti il popolo..153010Carro Agreste addobbato a festa con fiori, edera, ghirlande ecc. Sul carro bambini festanti lanciano fiori di campo..1 62 1011BANDITORE Grida, declama, gesticola e dice a sproposito, eccitando la gente a guardare e ridere, per accrescere lallegrezza della festa (racconta il popolo potentino di fine ottocento)2412MUSICI MUSICA PRIMITIVA E STRANA La musica di Tammurr era musica primitiva e strana.Tre o quattro suonatori per ogni compagnia: gran cassa, tamburo, clarinetto e ottavino. Di buon mattino iniziavano i loro giri, suonando la diana, a forza di tumpt tumbt, di rulli di tamburo e di trilli per cadenze rumorose e monotone in quelli disarmoniche pifferate. 101513POPOLO POTENTINO CON TORCE Il popolo devoto.. I rievocatori indosseranno abiti tipici del ceto contadino e popolare. 405014POPOLO ARTIGIANO POTENTINO Le donne nel loro pi bel costume; i bracciali in muranna nuova, cappiedd pizzuto; gli artieri in giacchetta e cappello di seta a fumaiolo. 203015POPOLANI DEI PAESI LIMITROFI Devoti dei paesi limitrofi con abiti tipici dei paesi di provenienza accompagnano festanti ..406016NOTABILI E BORGHESI La gente borghese e pi civile si mette ai balconi e alle finestre 203017MUSICI MUSICA PRIMITIVA E STRANA Di buon mattino iniziavano i loro giri, suonando la diana , a forza di tumpt tumbt, di rulli di tamburo e di trilli per cadenze rumorose e monotone in quelli disarmoniche pifferate.101518BANDITORE Grida, declama, gesticola e dice a sproposito, eccitando la gente a guardare e ridere, per accrescere lallegrezza della festa e narra dei turchi cos come venivano rappresentati nell800.2419TURCHI Era la parte pi originale, brillante della festa. Ogni turco cercava di, a modo suo, dimitare nella foggia e negli ornamenti il tipo tradizionale, e credeva di raggiungere lintendo mettendo addosso quanto di meglio in vesti, oro, nocche e fettucce; cavalcando per lo pi un mulo, parato di gualdrappa, fiocchi e campanelli. ( mi pare nu turc)814 Tot.281433 2 Ambiente periodo storico 1500 La rievocazione del secondo ambiente si divide in cinque quadri specifici in ognuno dei quali si racconta un determinato episodio descritto nellatto notarile dello Scafarelli. Questambiente quello pi articolato proprio per la presenza di una diversit di temi e di situazioni, militare, religioso, civile ecc. Appare straordinario lapproccio stilistico con un periodo molto articolato quale il Rinascimento. Periodo complesso e di forte caratterizzazione sia per i costumi militari latini e turchi sia per costumi della famiglia Guevara e della sua corte, (influenza spagnola), del popolo potentino, dei giullari dei musici, delle odalische, dei religiosi e degli amministratori. Nella ricerca si terr conto degli affreschi del lucano TODISCO nei quali riprende uomini latini e turchi in armi. ( battaglia di Otranto) La caratterizzazione del costume rinascimentale sia maschile che femminile espressa con tessuti operati e in volumi geometrici : il cono lelemento stilistico pi caratterizzante. Per dare alla figura la forma voluta si usano imbottiture e armature in legno o di metallo ; in ogni caso le proporzioni del corpo appaiono alterate da forme rigidamente geometriche. Di particolare interesse stilistico lequipaggiamento militare, sia dei latini che dei turchi, in armi, di cuoio o di velluto, che di rappresentanza politica. I latini in battaglia usavano corsaletti con relativo corsetto metallico e un elmo; gli orientali avevano abiti dai modelli strutturali uniformi . Molto importanti sono sempre la cintura , il copricapo e le maniche delle vesti. Accenno sui complementi e le armi Un capitolo a parte riguarda la realizzazione dei complementi e delle armi. Le donne utilizzano pianelle, mentre gli uomini una scarpa da forma pi affusolata, ampi e leggermente rotondi in punta. Vengono usati per la realizzazione pellame e cuoio. Tra i pellami pi usati per calzature la pelle di capra, vitello, montone e cordovano, spesso rosso. Completano labito femminile le cuffie, i gioielli, e i ventagli. Per quanto riguarda luomo armato (conte De Guevara ed alcuni cavalieri) si fa riferimento ad una corazza flessibile, da un elmo e completava larmamento il corsaletto e le manopole. Il resto era composto da indumenti duso quotidiano. Per gli orientali caratteristiche appaiono le calzature tra le quali le babbucce con la punta ricurva allins, o gli stivali di pelle morbida e dai colori forti, o ancora bassi stivaletti, con suola anchessa morbida. Gli armati usavano come protezione un Farsetto a m di corazza con o senza maniche (pelle e tessuto) con baschina; cinture in pelle trasversali; turbanti o elmi a cono; pantaloni aderenti al ginocchio; calze; camicia a pelle. I due eserciti useranno armi quali sciabole del 1500, spade in acciaio, pugnali, lance picca e mezza picca e scudi. La spada lunga, sottile, piuttosto leggera e con la punta molto rastremata. Questo tipo di lama si definisce "da Stocco" ed adottata anche sulle spade da due mani. La sua versione Cinquecentesca poi identificata con diversi termini: noi abbiamo adottato quello pi comune presso gli storici delle armi: "Spada da Lato". Inoltre la fanteria usava balestre e archibugi. Gli orientali useranno elmi, lance coltelli e la tipica sciabola turca per gli spadaccini e lancieri e archi sofisticati per gli arcieri. Quadro del 1578 2Ambiente 1 quadro I TURCHI CONQUISTATORI E LA LORO VITA QUOTIDIANA 1GIULLARI Musico, poeta, attore e saltimbanco, suonatore di  HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Ghironda" \o "Ghironda" ghironda che precede il corteo ed invita il popolo alle solenni celebrazioni. Ad ogni tappa, canta le canzoni di gesta alle persone, il ciarlatano che diverte la folla agli incroci delle strade.. Segue la drammatizzazione della battaglia: l . 6102PORTABANDIERA TURCO Sventola la bandiera verde e vermiglio con la mezza luna 123ALFIERE Uomo valoroso di nobile lignaggio 124 NOBILI TURCHI A CAVALLO Nobili Turchi con colori vivaci e turban a rappresentare il pericolo per la cristianit.. 485STAFFIERE Personaggio che cammina a fianco alla staffa del suo signore a cavallo. 126FLABELLIERI sventolano i ventagli piumati con rinnovata energia tutti con costumi di foggia diversa. 247ODALISCHE Schiave, concubine addette al servizio del pasci che con le loro danze 488ARMIGERI TURCHI Uomini in arme pronti alla scaramuccia. 6109PRINCIPI TURCHI A PIEDI Lesotismo delle vesti e dei tessuti orientali dai colori vividi e belli da lasciar immaginare una civilt ricchissima e quasi favolosa. 2410NOBILI TURCHI Lesotismo delle vesti e dei tessuti orientali dai colori vividi e belli1626 11 COCCHIERE Guidatore del carro, al servizio del Gran turco . 1212GRAN TURCO A rappresentare la presenza dei Mori e Turchi in terre conquistate con il Gran Turco Cvuddine. 12 2 quadro I TURCHI PRONTI A COMBATTERE 13GIULLARI musico, poeta, attore, e saltimbanco suonatore di  HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Ghironda" \o "Ghironda" ghironda che precede il corteo ed annuncia lassalto dellesercito latino nei confronti dellesercito turco Segue la drammatizzazione della battaglia: .. 61014TAMBURINI TURCHI I tamburini, i loro suoni e gesti risvegliano nella memoria collettiva ricordi vivi di una realt militaresca, per agevolare la cadenza ritmica del passo delle fanterie infondere nei turchi coraggio ed incutere timore nei cristiani prima di sferrare lattacco. 101615COMANDANTI ESERCITO TURCO Comandante spadaccini turchi: feroce combattente, nato cristiano diventato musulmano, coordina gli spadaccini e gli alti gruppi armati nel corpo a corpo, incute terrore e ordina razzie e violenze. 3516ARCIERI TURCHI Arcieri turchi: abili e precisi esecutori, posizionati nelle retrovie utilizzano larco anche da lunghissime distanze. 121817SPADACCINI TURCHI Spadaccini turchi: fedeli seguaci del loro comandante, abili nel combattimento, contraddistinti da armatura leggera che gli consente una maggiore capacit dazione, mercenari arruolati col solo intento di arricchirsi e di creare disordine. 121818LANCIERI Lancieri turchi: efficaci e spietati guerrieri roteano le lance con destrezza. 121819TAMBURINI LATINI I tamburini, i loro suoni e gesti risvegliano nella memoria collettiva ricordi vivi di una realt militaresca: lo scontro tra turchi e cristiani 101620COMANDANTE LATINO Comandante spadaccini locali: appartenente alla nobilt cittadina dirige con maestria il suo gruppo a difesa della citt e dei propri possedimenti. 1221ARCIERI Arcieri locali: gruppo a difesa delle altre milizie abili nel lanciare frecce molto velocemente. 122022SPADACCINI Spadaccini locali: preparati e organizzati combattono con ardore a tutela del proprio territorio e della fede cristiana. 122023LANCIERI Lancieri latini organizzati combattono a tutela del proprio territorio e della fede cristiana. 1220 3 quadro LA LEGGENDA DI SAN GERARDO CHE VINCE I TURCHI 24 GIULLARI Musico, poeta, attore e saltimbanco, suonatore di  HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Ghironda" \o "Ghironda" ghironda che precede il corteo ed annuncia lassalto, il miracolo di San Gerardo che ha liberato la citt dai turchi. 61025 SCHIAVI TURCHI ADDETTI AL TRAINO DELLA NAVE Prigionieri addetti al traino della nave di San Gerardo182626SOLDATI ( FANTI) LATINI A GUARDIA DEGLI SCHIAVI Fedites in arme sorvegliano i prigionieri ..81627BAMBINO CHE IMPERSONA SAN GERARDO Bambino che rappresenta San Gerardo vestito in abiti da Vescovo 1128BAMBINI CHE IMPERSONANO I PRELATI Bambini in abito da prelati 1229COMANDANTE ESERCITO LATINO Capitaneus, scelta tra i ceti pi alti, a comando dei fedites dirige con maestria il suo gruppo il suo gruppo a difesa della citt e dei propri possedimenti. 1230FANTI LATINI Fedites; provenienti da classi artigiane, ben equipaggiate e pronte allo scontro. 1320 4 quadro LA CITTA E LIBERA 31GIULLARE musico, poeta, attore e saltimbanco suonatore di  HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Ghironda" \o "Ghironda" ghironda che precede il corteo che racconta la vita della citt dopo la cacciata dei Turchi. 32ALFIERE la bandiera con i colori e i simboli di porta San Gerardo1133TAMBURINI I tamburini i loro suoni e gesti risvegliano nella memoria collettiva ricordi vivi di una realt militaresca: la liberazione della citt dai Turchi 4834TROMBETTIERI I musici eseguono brani e squilli, rielaborazioni di componimenti rinascimentali a inneggiare la vittoria sui turchi 2435NOBILI A CAVALLO Nobili di corte accompagnano il conte su cavalli dalla bellissima bardatura2436SOLDATI POTENTINI Uomini armati della milizia comunale scortano i gonfaloni del proprio quartiere 4837PRINCIPE E PRINCIPESSA Notabili di corte con vestiti sfarzosi, come espressione rituale 2438NOTABILI Signori socialmente pi importanti e capaci d'influire sulla vita politica .2439ALFIERE La bandiera con i colori e i simboli di porta San Luca 1140TAMBURINI I tamburini i loro suoni e gesti risvegliano nella memoria collettiva ricordi vivi di una realt militaresca: la liberazione della citt dai Turchi 4841TROMBETTIERI Suoni e gesti risvegliano nella memoria collettiva ricordi vivi di una realt militaresca: la liberazione della citt dai Turchi 2442NOBILI A CAVALLO Nobili della corte in abito regale accompagnano il Conte De Guevara2443SOLDATI POTENTINI Uomini armati della milizia comunale scortano i gonfaloni del proprio quartiere 4844PRINCIPE E PRINCIPESSA Notabili di corte con vestiti sfarzosi, come espressione rituale 2445ALFIERE La bandiera con i colori e i simboli di porta San Giovanni 1246TAMBURINI I tamburini con i loro gesti risvegliano nella memoria collettiva ricordi vivi di una realt militaresca: la liberazione della citt dai Turchi 4847TROMBETTIERI Suoni e gesti risvegliano nella memoria collettiva ricordi vivi di una realt militaresca: la liberazione della citt dai Turchi 2248NOBILI A CAVALLO Nobili della corte in abito regale accompagnano il Conte De Guevara 2449SOLDATI POTENTINI Uomini armati della milizia comunale scortano i gonfaloni del proprio quartiere 4850PRINCIPE E PRINCIPESSA 2451ALFIERE La bandiera con i colori e i simboli di porta Salza 1152TAMBURINI I tamburini i loro suoni e gesti risvegliano nella memoria collettiva ricordi vivi di una realt militaresca: la liberazione della citt dai Turchi 4853TROBETTIERI Suoni e gesti risvegliano nella memoria collettiva ricordi vivi di una realt militaresca: la liberazione della citt dai Turchi 2454NOBILI A CAVALLO Nobili della corte in abito regale accompagnano il Conte De Guevara 2455SOLDATI POTENTINI Uomini armati della milizia comunale scortano i gonfaloni del proprio quartiere 4856PRINCIPE E PRINCIPESSA Notabili di corte con vestiti sfarzosi, come espressione rituale ..2457NOTABILI Persone socialmente pi importanti e capaci d'influire sulla vita politica ..24 5quadro ( ENTRATA IN CITTA DEL CONTE ALFONSO DE GUEVARA 58GIULLARI musico, poeta, attore e saltimbanco suonatore di  HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Ghironda" \o "Ghironda" ghironda che precede il corteo che racconta il motivo per il quale verr messo nella parata il Conte Alfonso de Guevara 61059CONTE ALFONSO DE GUEVARA Capitano darme Nobile, di origine spagnola, fu grande siniscalco del Regno come i suoi antenati. Eredit i contado di Apice, aveva sotto di s due compagnie di uomini darmi 1160ARCIDIACONO La figura pi importante dell'amministrazione diocesana. 1161PRETI DEL CAPITOLO DELLA CATTEDRALE Religiosi con veste nera, alta fascia in vita, eventuale copricapo 101662FRATI E PRETI LOCALI Diversit di capi indossati per i diversi livelli del clero dai colori, tessuti, in corrispondenza della funzione - diacono, sacerdote, frate.81463CAVALIERI DI MALTA IN ABITO DA CHIESA Ordine monastico-cavalleresco fondato a  HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Gerusalemme" \o "Gerusalemme" Gerusalemme alla fine della  HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Prima_crociata" \o "Prima crociata" prima crociata con compiti di assistenza ospedaliera, in abiti clericali2464BAMBINI102065FANTI LATINI Armati dellesercito occidentale 102066CAVALIERI LATINI Nobili della corte con corazze di velluto cremisino con la chiodaria dorata accompagnano il Conte De Guevara61067MASTRO GIURATO La pi alta carica civile, magistrato che amministra a citt. 1168TURCHI E MORI Armati dellesercito turco, vestiti con varie fogge, sfilano a rappresentare la sottomissione al mondo cristiano .. 102069PORTATORI DEL PALIO 8870PRETE Religiosi con veste nera e cotta bianca . (Porta la croce)1171TAMBURINI I tamburini i loro suoni e gesti risvegliano nella memoria collettiva ricordi vivi di una realt militaresca di antica e solida tradizione, per agevolare la cadenza ritmica del passo delle fanterie. 4872ALFIERE La bandiera, fin dalla sua remota origine, ha sempre avuto un ben preciso significato sia nei colori che nei simboli ed stata usata quale segno di riconoscimento e didentificazione per congregazioni della casata 1273CHIARINE Musici Chiarine e tamburi con i loro ritmi scandiscono i momenti ufficiali e annunciano cortei nobiliari ma anche durante le battaglie e .4874TAMBURINI Musici Giullari Suoni e percussioni antiche, storiche e tradizionali annunciano al popolo 4875 Tot.339567  3 Ambiente- periodo storico 1100 Il terzo ambiente, infine, caratterizzato da una ricostruzione storica medievale del 1100 nel quale si racconta la devozione del popolo potentino a San Gerardo. Anche in questambiente si pu parlare di rievocazione perch fa preciso riferimento alla vita di San Gerardo, alla data della sua morte e della sua santificazione. Quadro nel quale si evoca la ritualit religiosa attraverso la ricostruzione di una processione di et medievale. La ricostruzione fa riferimento in particolare ai cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme e il mondo ecclesiastico in particolare. Gli abiti degli ecclesiastici saranno caratterizzati dal colore nero del mantello e con croce greca bianca e lo scudo di colore rosso, con una croce latina bianca. Con riferimento al popolano e al nobile ciascun taglio era identico per tutti, linee essenziali e simmetriche, eccetto lievi modifiche che variavano di poco la linea (lunghezza, quantit di tessuto ecc.;, sicch la differenza tra una classe sociale e latra era data non tanto dalla foggia dellabito stesso, ma dal materiale con cui era confezionato, dal colore, dalle passamanerie e dal tipo di pelliccia che li foderava. Per i musici si proporranno abiti quantomeno eccentrici e poco consoni a persone rispettabili. Completavano i costumi il cuoiame con cinture, borse e i calzari spesso stivaletti, oppure scarpe in cuoio per i benestanti e zoccoli di legno per il popolo. 3Ambiente 1100 1 quadro IL CLERO E I DEVOTI COMMEMORANO IL SANTO 1ANGIOLETTI Bambini vestiti di bianco con le ali 12162PRETI Preti con il piviale, abito ecclesiastico allacciato sul petto con un fermaglio10183CAVALIERI DI SAN GIOVANNI (in abito da guerra) Ordine monastico-cavalleresco, fondato a  HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Gerusalemme" \o "Gerusalemme" Gerusalemme alla fine della  HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Prima_crociata" \o "Prima crociata" prima crociata con compiti di assistenza ospedaliera, con abiti ecclesiastici con elmo e armatura saranno caratterizzati dal colore nero del mantello con croce greca bianca e lo scudo.. 5104CAVALIERI DI SAN GIOVANNI (in abito da chiesa) ordine monastico-cavalleresco in abiti ecclesiastici con veste, sopravveste .. 5105FRATI Dalle tunica semplice ad esprimere lesigenza di povert e di semplicit . 20306MUSICI Musici con abiti eccentrici evocano con sonorit medievali momenti solenni..10157PORTATORI DI FIACCOLE Uomini del popolo devoti in processione 16268NOBILI Signori, cittadini e mercanti: tuniche, gonnelle, mantelli per ogni occasione. Tutti vestiti in modo raffinato ed elegante con stoffe riccamente decorate, sui bordi ricami multicolori, azzurri, rossi, violetto12209POPOLANI Popolo in abiti semplici e monocromi 203010PORTATORI DEL SANTO? Tot.110175 N.b.: In grassetto la denominazione dei gruppi di figuranti che sono stati aggiunti rispetto alla parata del 2010. I numeri minimi dei figuranti indicati per ciascun quadro sono indispensabili per una parata in armonia e in equilibrio. La letteratura finora prodotta sulle Parate e Rievocazioni Storiche per commemorare San Gerardo, patrono della citt di Potenza Quali racconti ne sono stati fatti finora Raffaele Riviello : La sfilata dei turchi era ed la parte pi originale, brillante e fantastica della festa popolare; quantunque abbia subto parecchie ritoccature di novit e di progresso. Ogni turco cercava, a modo suo, dimitare nella foggia e negli ornamenti il tipo tradizionale, e credeva di raggiungere lintento mettendosi addosso quanto avesse potuto di meglio in vesti, oro, nocche e fettucce; e cavalcando per lo pi un mulo, parato di gualdrappa, fiocchi e campanelli. Quindi gonne bianche, mutande per calzoni, fascittelle rosse, ciarpe colorate ai fianchi, turbanti o cimieri di cartone dorato con svolazzi di piume e gala di nastri pendenti, nocche sulle braccia, grossi orecchini alla turca, sul petto una mezza bacheca di orefice, cio collane, stelle, spingole (spille) ed altri oggetti doro. Un tipo di turco alquanto strano per goffaggine e gingilli! Erano contadini robusti, di faccia abbronzata, che facevano questa figura, stando a cavallo, come impalati, con le gambe tese, una mano allanca e nellaltra lo spadone diritto. Non movevano ciglio o labbro, quantunque nel passaggio la gente solesse bersagliarli con frizzi pungenti e con clamorose risate. Il Gran Turco, con la barba di stoppa e la grossa e lunga pipa, lisciandosi con maest i baffi, si lascia tirare in carrozzella, seguito da una coppia di alabardieri a cavallo, i quali con la faccia tinta di nero fanno sventolare la bandiera tricolore ... Il Carro con limmagine di S.Gerardo, fatto a trasparenza e illuminato da lampioncini di carta a varii colori, con ragazzi vestiti da angioli ed agitanti i turiboli, veniva e vien portato a spalla da contadini che divotamente cioncano ad ogni fermata. I Bollandisti : Fin da tempi antichi lo stesso popolo potentino l11 maggio  celebra, a modo suo, un suo rito, la cui origine sarebbe questa: S.Gerardo, navigando una volta in compagnia di molti maomettani, sed repentinamente e per miracolo una tempesta; vedendo questo prodigio, i suoi compagni abbracciarono tutti la religione cattolica. Perci, sul far della notte dell11 maggio, il popolo attraversa con una processione tutta la citt illuminata dalle faci: alcuni trascinano una nave simbolica, molti altri procedono vestiti da maomettani, altri portano in giro una bella immagine di S.Gerardo dipinta e luminescente. C poi unaltra processione, detta di penitenza, che i potentini, confraternite e clero, fanno a piedi scalzi, portando la statua lignea di S.Gerardo per impetrare il sereno. Giuseppe Cristofoli, predicatore in cattedrale . Secondo il predicatore, S.Gerardo, respinto dal mare, posa i suoi piedi dove il Basento si riversa nel mare, presso Bernalda: Di ci tace la storia, ma ne attesta la verit unaltra storia che resiste, quella dei turchi! La notte che precede la festa del Santo, ad ora assai tarda, dalla piazza del Duomo sfila questa singolare passeggiata. E preceduta da una grande barca tirata da cavalli, carica di marinai; quindi segue un grande numero di mule, splendidamente bardate e cavalcate da fanciulli sullet di nove anni, vestiti alla turca; infine il Gran Turco sopra un carro trionfale seguito da fiaccole e da guardie con carabine. Chiude la vaga passeggiata una torre illuminata a vari colori, che a passo a passo procede lungo il corso fra i musicali concerti. Mons. Roberto Razzoli, vescovo di Potenza, raccoglie e racconta: Una manifestazione civico-sacra in Potenza: S.Gerardo e i Turchi. E celebre in tutta la Basilicata la processione civica intitolata di S.Gerardo e i Turchi in occasione della festa del Santo, che ricorre a Potenza il 30 maggio, processione consistente in una nave, in drappelli di cavalieri vestiti alla turca, nel Carro medioevale di S.Gerardo e finalmente in una carrozza ove siede il Gran Turco assiepato da valletti con torce in mano, seguito da alabardieri cristiani.Ecco come si svolge. Precede una vera e autentica nave munita di carrucole, sospinta da gagliardi giovani e folta di marinai vestiti alla turca, che di tanto in tanto gridano: aleerament, aleerament, mo sabba lu bastiment: allegramente, allegramente, che ora savva il bastimento. Vengono in seguito abbronzati cavalieri turchescamente vestiti, impalati e muti, con la sinistra sullanca e con la destra armata di spadone e poi graziosi giovinetti a cavallo, bellissimi nelle lucenti corazze e nei folgoranti elmi, impugnanti una spada lucida. Agli abbronzati cavalieri si lanciano dal popolo frizzi mordaci, ai giovanetti a cavallo si mandano baci e sorrisi. Segue il carro di S.Gerardo, terminante a guglia, illuminato da lampioncini a vari colori con ragazzetti vestiti da Angeli che vanno agitando turiboli, portato a spalla da vari agricoltori ristorantisi di tanto in tanto con qualche spiritosa bevanda. Ma lo spettacolo pi caratteristico della sfilata il cos detto Gran Turco. Egli se ne sta beatamente affondato nella carrozza con un enorme turbante in capo, con bianca barba fluente, fumando una grossa e lunga pipa, lisciandosi tra una fumata e laltra, maestosamente i baffi. Attorniano la carrozza valletti bianchi a cavallo, valletti bianchi a piedi con torce a vento. La fantastica processione chiusa da unimmensa moltitudine di popolo che prorompe continuamente in grida festose. La sfilata inoltre raccontata in Dal Po al Basento, pellegrino di pace:  Un corteo folkloristico le cui parti essenziali sono una schiera di bambini biancovestiti o addirittura coperti di pelle di pecora, ornati degli ori di famiglia; qualcuno accompagna un agnellino; tutti sono accompagnati dai genitori o da qualcuno dei pi grandi. Ve ne sono che cavalcano muli frementi bardati a festa con campanelli, pennacchi e coperta di seta in groppa. Vengono poi gli armigeri, armati di tutto punto con lance spade e pugnali, corazze di cartone argentato ed in capo elmi di latta, depoca imprecisata: ve ne sono che rassomigliano a soldati romani, altri che vestono armature medioevali o rinascimentali, a fantasia. Stendardi recanti lo stemma della citt - un leone rampante su banda diagonale rossa in campo blu - ed altri con lemblema delle porte sulle antiche mura: porta S.Gerardo, S. Giovanni, S.Luca e Portasalza, separando la schiera dei vincitori da quella dei prigionieri turchi, armati anche loro di scimitarre e scudi, elmi a punta, baffi spioventi e le facce tinte di nerofumo dalle quali traspare spesso, sotto laspetto truce, lingenua giovinezza di poco pi che ragazzi. Una gran carrozza scoperta trasporta il Gran Turco, un personaggio vestito sfarzosamente allorientale, dalla gran barba bianca fluente sul petto, il turbante prezioso ed una gran pipa lunga tra le labbra. Precede un gruppo di comparse vestite alla turchesca che trascinano un carro sul quale allestita una nave a vela; sul ponte, benedicente, un bambino vestito coi paramenti vescovili, che rappresenta s. Gerardo circondato da un nugolo di chierichetti in festa. Chiude il corteo un gruppo di potentini che recano a spalle una gran torre, una guglia, sulla quale appare illuminata una grande immagine del santo secondo liconografia tradizionale. La banda musicale e tanta folla concludono la fantasiosa sfilata serale per le strade strette ed oscure della citt antica, illuminate dalle case prospicienti e dalle torce a vento che armigeri e cavalieri agitano festosamente. Quali interpretazioni sono state date I Turchi a Potenza, Avigliano e altrove. La sceneggiata folkloristica locale - una messinscena in onore del Patrono, a Potenza di S. Gerardo, ad Avigliano della B.V. del Carmine - oltre alle motivazioni strettamente legate alle tradizioni popolari dei singoli paesi, deve aver trovato ispirazione, nella creazione delle scene e dei personaggi, in uno schema scenico scaturito dalla celebrazione di qualche evento dinteresse generale, la qual cosa potrebbe spiegare perch questa tradizione si ritrovi non solo a Potenza, ma anche in altre localit. P. Mario Brienza, ofm . Il Brienza osserva che della sfilata dei turchi non parla Giuseppe Rendina, nel secolo XVII, nella sua Istoria della citt di Potenza, non ne scrive Gerardo Picernese nel 1758, quando continu lopera del Rendina, nessun accenno ne fa Emmanuele Viggiani nelle sue Memorie della citt di Potenza, del 1805, e non ne parla neppure Bonaventura Ricotti nel suo articolo su Potenza, pubblicato nel 1845 nella Enciclopedia dellEcclesiastico. Egli ritiene, invece, che si tratti della celebrazione popolare e festosa della vittoria delle forze europee dopo il secondo assedio condotto dalle armate turche sotto le mura di Vienna, concluso il 12 settembre 1683. A Potenza scrive la messinscena della sfilata dei turchi in occasione di festeggiamenti per la vittoria di Vienna fu una felice trovata estrosa della fantasia del procuratore della festa, cosa di cui la gravit della storia non doveva occuparsi. Poi il Brienza ipotizza che la notizia della vittoria, dal settembre del 1683, dovette giungere in ritardo in citt, verso la primavera del 1684, e fu perci celebrata in occasione della festivit del patrono, il 12 maggio, una data che solo alla met dell800 fu trasferita al 30 maggio. Secondo il Brienza, lo schema della sfilata, lo scenario, i costumi, corrisponderebbero alluso ed al gusto barocco di fine 600. Raffaele Riviello . Per il Riviello un fatto avvenuto in citt deve aver suggerito il corteo nello schema pervenutoci. Quando e perch - scrive infatti - ebbe origine, non vi documento che laccenni. Soltanto certo che i nostri maggiori, i quali ce la trasmisero con tanta tenacit ed amore di patria e di fede, non erano cos sciocchi da simboleggiare una nave su montagna, quando nel Basento non si va in barchetta neppure nelle piene pi grosse. Qualche cosa di storico vollero significare, mettendo insieme la Nave, i Turchi e S.Gerardo; giacch simboli e tradizioni popolari, secondo la dottrina del Vico, rivelano sempre fatto o ricordo di storia antica. Rifacendosi allopera di Emmanuele Viggiani  dice ad un certo punto che cerchi il lettore se vi siano allusioni o rapporto tra questa usanza e le notizie che egli trascrive dal Viggiani, e cio levento dellincontro a Potenza, nel 1148, tra Ludovico di Francia e re Ruggero II il normanno. Ma il Brienza ritiene che quellepisodio sia troppo lontano per spiegare come la sua eco sia stata avvertita soltanto sulla fine dell800, e perci non ritiene che il fatto sia una spiegazione sufficiente. San Gerardo de la Porta stato vescovo della citt per soli otto anni, dal 1111 al 1119.Nativodi Piacenza, si trov a Potenza per ragioni non note, ma qui si ferm a svolgere una intensa attivit di apostolato. Larcidiacono Giuseppe Rendina nella suaIstoria della Citt di Potenza scriveche istitu unascuola di grammatica istruendo i fanciulli nelle lettere umane ma pi nelli santi costumi, con una incredibile pazienza ed integrit ed indefessa fatica, a segno tale che daltro non si coleva, che di vedere que suoi teneri allievi crescere nella bont ed innocenza della vita, si prodigava per i malati, era sobrio ed umile e viveva in perpetua quaresima. Questo impegno proffuso in favore dei pi umili spinse i cittadini di Potenza ad eleggerlo Vescovo a voce concorde (a quei tempi il Vescovo veniva nominato anche dai laici). Nonostante il suo breve episcopato,mor il 30 ottobre 1119, le sue opere furono cos importante per la citt che laveva adottato che un suo allivo e suo successore, il Vescovo Manfredi, chiese a Papa Callisto II la canonizzazione viv vocis oraculo, che ottenne lanno successivo. Dal 1120 San Gerardo santopatrono della citt.I fatti storici finiscono qui. La festa pi rumorosa, pi lieta e pi caratteristica era quella di S. Gerardo, Protettore della citt, al 12 Maggio. Lantico Patrono era SantAronzio, giovine Martire dei primi tempi del Cristianesimo. Verso il principio del XII secolo, Gerardo della Porta da Piacenza, peregrinando e nudo, venne tra noi e si ferm. Nudus ut Christum sequeretur, exul Finibus longe patriis pererrat, Donec ignota remorante CoeloConstitit Urbe (dice linno) Il popolo potentino, per le preclare virt, non solo lo elesse a suo Vescovo, con voce concorde, ma appena morto lo vener come Santo, e poi lo proclam Principale Protettore della Citt e della Diocesi potentina. SantAronzio quindi fu messo a pizz, direbbesi, nel nostro dialetto, cio fu quasi giubilato! Non so se ci sia avvenuto per evoluzione e mutato spirito dei tempi, o per suggestione del Vescovo Manfredi, allievo e successore di S. Gerardo il quale pieno di zelo per la memoria dellUomo Santo (si legge nelle Memorie della Citt di Potenza di Emmanuele Viggiano), ebbe cura che si canonizzasse ed in quello stile, che a suoi giorn ottimo riputar si poteva, narr le sue geste ai posteri Ecco un brano di quello che il Vescovo Manfredi scrisse, e forse spiega po i Potentini prescelsero S. Gerardo a loro nuovo Protettore. Apparuit, dice il Manfredi, itaque Fratres, mihi Manfredo levi somno detento praedictus Vir (S. Gerardo) canitic, venerandus terribiliter injunens mihi me curam habere sui; quod cum ego stupens et iguarus quod arti cogitarem, rursum adjecit: curam non fugias nostri Corporis, et Ecclesiae Christi quurn canonizandus suo tempore sum reservatus; adhuc quidem. Me haesitantem ma num arti b, quasi ad feriendum (!), et arti b . Comunque sia, la festa di S. Gerardo esprimeva slancio di gaudio e di fede, decoro ed interesse della Citt e della Chiesa potentina, ricordando nel tempo stesso lantico diritto di voto, cosa importante per le tradizioni storiche e le nostre civili costumanze, quando il popolo si eleggeva a Vescovo chi avesse saputo meglio con esempio ed intelletto damore educarlo e dirigerlo nella virt e nella fede. A procuratori della festa si nominavano quasi sempre ricchi proprietari, coadiuvati da speciali rappresentanze delle altre classi. Tutto il popolo concorreva con lopera e con le offerte a renderla, pi che sia stato possibile, lieta e magnifica da destare la curiosit e lammirazione dei paesi vicini. Nella raccolta del grano, dei granoni e delle uve si faceva la cerca pe S. Girard. Nei forni, nelle botteghe e nei vari luoghi di vendita e di lavoro vi era langiliedd (arti busi) pe S. Girard. Quando si mitta a mano (a vendita) lu vino di S. Girard, niunaltra vendita era permessa. E con che divozione e premura ognuno dava la sua offerta. Appena la gloria delle campane, lo sparo delle batterie e dei masch (maschi, mortaletti), ed il suono dei tamburi annunziavano il principio della novena, cominciava il brio e lallegrezza; ed ognuno si affrettava a preparare il vestito, a comprare il gingillo doro, o altro oggetto di gala per la festa; sicch S. Gerardo era una bazza, una fortuna, o nacqua di magg, con frase potentina, per artieri, per orefici e per merciai. Le compagnie di li tammurr venivano da Vignola, ed era una musica primitiva e strana. Tre o quattro suonatori per ogni compagnia, cio: gran cassa , tamburo , clarinetto e ottavino. Vestivano alla borghese. Di buon mattino cominciavano i loro giri, suonando la diana, a forza di tumpt e tuinpt, di rulli e di trilli per cadenze rumorose e monotone in quelli disarmoniche pifferate. Poveri orecchi! Quando arrivava la prima banda, o musica, forestiera, una folla di monelli la precedeva lieta e saltellante. La banda si fermava, e i ragazzi si fermavano per ammirarne la foggia delluniforme, la lucidezza degli strumenti, gl inging, o cappelletti, (dischi di ottone degradanti, ricchi di sonagli) che allora si usavano, e che due musicanti tenevano diritti, poggiandone la punta sul petto, e sbattendoli di tanto in tanto, per accrescere, insieme alla gran cassa, al tamburo ed ai piattini, il forte della battuta e larmonia della cadenza. Se la musica era buona, spesso la seguiva buon numero di artieri e di signori, per gustarne le suonate giacch la buona musica poesia, calore, vita che allieta e innamora. Di bande ne venivano due o tre; ed era costume che quante se ne fossero trovate di passaggio, ed avessero voluto suonare nel giorno della festa, non potevano essere respinte, dandosi di solito per paga dieci piastre, o scudi, a ciascuna. Famosa la banda di Avellino, o di Cola Ricotta, che vantava, per ischerzo, di aver portato a la scola S. Gerardo, tanti erano gli anni di servizio. Tutti quei bandisti, spesso fiacchi nellarte e grotteschi arti busi di corni da caccia e di tromboni, bisognava vederli quando suonavano, regolando le note col mettere la mano nel cavo dellapertura del corno da caccia, o allungando ed accorciando la canna del trombone. E come si aggiravano pettoruti nei loro uniformi a coda di rondine. Ed erano puntigliosi tra loro per pretesa di primato nella processione, o sullorchestra! In quei tempi tutta la vita cittadina si riconcentrava nella Chiazza (Piazza dei Sedile), nota per antonomasia, po non ve nera altra, essendosi dopo il 1840 fatta quella dellIntendenza, o Mercato, oggi Piazza della Prefettura. Nella Chiazza, addossato quasi alla Chiesetta di S. Nicola, stava il busto di S. Gerardo di marmo, su di un blocco di pietra nostrana a rozza forma di giglio. A fianco, lungo il muro della Chiesetta, si alzava lorchestra, che di giorno serviva per palco di scherzi e di ginnastica ai ragazzi, e la sera per una delle bande, quando il tempo era mite e sereno. Lungo i lati della Piazza si mettevano i cantieri (pali) per lilluminazione; ma la Piazza arrivava fino alla Pretoria, po la parte di sotto, ove posto ora il tempietto col busto d S. Gerardo, non era neppure lastricata, po aveva sbocco, essendovi lorticello di Martorano sul Muraglione. Alla punta di ogni cantiere sinchiodava una pianta di bruscio (agrifoglio), di fronte un largo ramo di abete, e tra lun cantiere e laltro festoni di edera, dando cos alla Piazza, con quel rustico apparato di verde un abbellimento e gaiezza di festa. Ma il vero aspetto di festa lo dava la Machina, raffigurante la prospettiva di alto e maestoso tempio, con balaustra, colonne, cornici, attico, cupola o frontone, oppure forma cuspidale, variando in ogni anno il disegno. Si elevava innanzi allantico Siegg (Seggio, Sedile dellUniversit, o Casa Comunale), edificio pregevole pel suo storico Arco, demolito ai giorni nostri, nel farsi il nuovo Palazzo di citt, per insipienza di Consiglio Municipale e dingegneri Quivi, presso laltare, si posava la statua di S. Gerardo in argento, insieme agli altri Santi, quando, dopo il giro della processione solenne, si sparava il fuoco di batterie, sospeso a filavi di canne lungo i lati della Piazza. Nelle sere della vigilia e della festa la Machina veniva illuminata con centinaia di lampioncini di carta, o di vetro colorato, facendone risaltare le linee ed i contorni del disegno. Bisognava solo che S. Gerardo non avesse fatto piovere o spirare vento, perch, allora addio lumi, addio colori, addio disegno , essendo la Machina rivestita di carta o di percallo! Anche la Machina serviva di palestra allarrampicarsi dei ragazzi; che spesso a qualche chiodo vi lasciavano un brandello di vestito, o si laceravano la pelle delle gambe e delle mani. Apertosi, verso il 1854, la via del Muraglione detta oggi Corso Vittorio Emmanuele, che dalla Pretoria si distende ampia sino a Piazza 18 Agosto, la Machina veniva alzata nel sito ode ora sorge il tempietto col busto di S. Gerardo. In quelle sere come si affollava la gente in Piazza per sentire la musica; e che frastuono per la citt, in quel giro di bande e di tamburi! Non vi ha dubbio che allora Piazza e Chiesa erano i soli luoghi di luce, di folla, di armonia e di bellezza! Nella vigilia, in sullora del vespero, si portavano in citt, a suono di pifferi, di tamburi, o di bande, le iaccare (fiaccate) , cio grandi fal, fatti di cannucce affasciate attorno ad una trave sottile e lunghissima, per divozione di qualche bracciale possidente, di proprietario vanitoso, o per incarico dei Procuratori della festa. Il trasporto di una iaccara formava una vera scena di brio e di festa per plebe e per monelli. Molte coppie di contadini giovani e robusti la portano sulle spalle. Sopra vi sta uno, vestito a foggia di buffo o di pagliaccio, che tenendosi diritto ad un reticolato, o disegno di cannucce, su cui posta tra foglie e fiori la fiura, o immagine di S. Gerardo, grida, declama, gesticola e dice a sproposito, eccitando la gente a guardare e ridere, per accrescere lallegrezza della festa. E la gente si affolla per vedere, fa largo, e ride tutta contenta. Di tanto in tanto portatori si danno la voce per regolare le forze e i passi, si fermano per ripigliare un po di lena ed asciugarsi il sudore con una tracannata di vino; giacch vi sempre chi li accompagna col fiasco e li aiuta a bere, senza farli muovere di posto. Come si giunge al luogo, ove il fosso per situare la iaccara, la scena muta per folla d curiosi, rozzo apparato di meccanica e timore di disgrazia. Si attaccano funi, si preparano scale ed altri puntelli; ed al comando chi si affatica di braccia e di schiena, chi adatta scale e grossi pali per leva e sostegno, e citi da finestre e da balconi tira o tien ferme le funi. E ad ogni comando si raddoppiano gli sforzi, si fa sosta e silenzio, secondo che nellalzarsi lentamente la iaccara il lavoro procede con accordo di forze, o presenta difficolt e pericolo. Appena si vede alzata, prorompe un grido di gioia; tamburi e bande suonano a frastuono, e la gente con viva compiacenza guarda di quanto la iaccara supera in altezza le case vicine. Le iaccare si innalzavano nei luoghi pi larghi; in Piazza, innanzi alla Chiesa di S. Gerardo, avanti a lu Palazz di lu Marchese, (oggi Liceo), a Portasalza, di fronte a lu castiedd (Ospedale S. Carlo). Per accenderle, la vigilia a sera, bisognava arrampicarsi sino alla cima, e non senza fatica. Queste grandi fiaccole erano i fari fiammeggianti della festa per farli vedere da lontano. Ardevano tutta la notte, e illuminavano a giorno tutto il vicinato, la cui gente godeva e si divertiva a quella vista. Anzi nella vigilia a sera, appena cominciava a farsi scuro, in ogni cuntana, o vico, in ogni larghetto e lungo tutta la Pretoria si accendevano centinaia e centinaia di fanoi (fal), cio ammassi di sarmenti, cannucce, scroppi, e ginestre secche e verdi, in guisa che tutta la citt pareva andasse in fumo e fiamme, costituendo ci la caratteristica e tradizionale illuminazione di quella festa. Per la strada in quella sera, tra il fumo denso ed amaro e tanti fuochi crepitanti, bisognava procedere a salti ed a tentoni, e sentivasi venir meno il respiro. Qui e l si stava ammuinare (affaccendati) a vestire i Turchi che poi si radunavano innanzi la Chiesa di S. Gerardo (Duomo) per fare il giro, con la Nave e col Carro, intorno la citt. La sfilata dei Turchi era, ed la parte pi originale, brillante o fantastica della festa popolare; quantunque abbia subito parecchio ritoccature di novit e di progresso. Ogni turco cercava, a modo suo, dimitare nella foggia e negli ornamenti il tipo tradizionale, e credeva di raggiungere lintento, mettendosi addosso quanto avesse avuto di meglio in vesti, oro, nocche e fettucce: o calvaccando per lo pi un mulo parato di gualdrappa, fiocchi e campanelli. Quindi gonne bianche, mutande per calzoni, fascittelle rosse, ciarpe colorate ai fianchi, turbanti o cimieri di cartone dorato con svolazzi di piume e gala di nastri pendenti, nocche sulle braccia, grossi orecchini alla turca, sul petto una mezza bacheca di orefice, cio: collane, stelle, spingole (spille) ed altri oggetti doro. Un tipo di turco alquanto strano per goffaggine e gingilli! Erano contadini robusti di faccia abbronzata, che facevano questa figura, stando a cavallo, come impalati , con le gambe tese, una mano allanca e nellaltra lo spadone diritto. Non movevano ciglio o labbro, quantunque nel passaggio la gente solesse bersagliarli con frizzi pungenti e con clamorose risate. Da qui trasse origine il motto; mi pare nu turc per indicare chi va a cavallo, a testa alta e teso o sta burbero in conversazione senza dir parola. Oggi sono ragazzini graziosi che si vestono da turchi e le mamme nulla trascurano per farli parere pi belli, li accompagnano vigili e premurose, e ne godono, quando la gente ne ammira lacconciatura e la bellezza. Quanto carezze, affinch portino la sciabla diritta e non facciano la cascaggine! Anche la nave non pi la barca, o tartana a vela latina; ma si mutata in bastimento col fumaiuolo a vapore, e con boccaporti e cannoni a pittura, facendo i bracciali da marinai, e ripetendo ad ogni strambotto il capo Paranza in aria di buffone: Allereament, allereament Mo sabbia (savvia) lu bastiment La sfilata divenuta pi ricca di valletti e di scudieri, ciascuno dei quali, fumando il suo sigaro alla smargiassa, porta in una mano la torcia a vent, e con laltra agita li sonagliere del mulo per trarre dal maggior frastuono una pi spiccata noia di festa e di allegrezza. Il Gran turco, con la barba di stoppa e la grossa e lunga pipa lisciandosi con maest i baffi, si lascia tirare in carrozzella, seguito da una coppia di alabardieri a cavallo, i quali con la faccia tinta di nero fanno sventolare la bandiera tricolore. Il Carro con Immagine di S. Gerardo, fatto a trasparenza e illuminato da lampioncini di carta a varii colori, con ragazzi vestiti da angioli ed agitanti i turiboli, veniva e vien portato a spalla da contadini, che divotamente cioncano ad ogni fermata. Senza la nave, i turchi e il carro non si pu imaginare la festa di S. Gerardo. Sarebbe toglierle il carattere di originalit e di brio popolare. E una usanza tradizionale e festosa, che non ha punto di confronto con altra qualsiasi della Provincia e di fuori. Quando e po ebbe origine, non vi documento che laccenni. Soltanto certo, che i nostri maggiori, i quali ce la trasmisero con tanta tenacit ed amore di patria e di fede, non erano cos sciocchi da simboleggiare una nave su montagna quando nel Basento non si va in barchetta neppure nelle piene pi grosse. Qualche cosa di storico vollero significare, mettendo insieme la Nave, i Turchi e S. Gerardo; giacch simboli e tradizioni popolari, secondo la dottrina del Vico, rivelano sempre fatto o ricordo di storia antica. Interpetrando il nesso di nomi e di caratteri tanto opposti e disparati tra loro, penso che la nostra costumanza rammemori un episodio di fede e di valore cittadino contro invasione e scorreria di Turchi, o di Saraceni, che approdati ai lidi dellIonio, si spinsero poi, conquistatori o predoni, sino nelle nostre montuose contrade, donde furono cacciati con quel coraggio che in gravi pericoli patria e fede sogliono dare. Se la mia opinione non persuade il lettore, cerchi egli se mai vi sia allusione o rapporto tra la predetta usanza e queste notizie che gli trascrivo, traendolo dalle Memorie della Citt di Potenza di Emmanuele Viggiano. Queste sue galee (parla di Ruggiero Normanno) trassero allora dalle mani de Saraceni, o come altri dice de Greci Lodovco Re di Francia, tornando dalla infelice spedizione di Terra Santa; ed egli stesso gli si fece incontro in Basilicata, e lo ricevette in Potenza nel 1148, secondo il Collenuccio; rapportando il fatto un anno dopo lanonimo Cassinese seguilo dal Muratori negli Annali: Ludovicus Rex a arti bus Hierosolymtanis reversus, a Rege Rogerio apud Potentiam susceptus. Anche la seguente notizia, per le circostanze d tempo e di luogo, potrebbe spiegare la storica origine della Nave e dei Turchi. Sappiamo solamente che nel 1013, il Conte di Conza insieme con Vamfredo di Potenza combatt i Saraceni in Vitiliano, dei quali molti ne uccise ; ma nell ottobre 1014, furono da quelli ambedue battuti e presi. Carlo suo quarto figliuolo (parla dei Conti Guevara di Potenza) agli altri soravissuti eredit molto Feudi, e fu anchegli gra Siniscalco. Valente uomo nelle armi, come il Genitore, nellimpresa Africana di Algeri comparve con tanta pompa, che la sua tenda accolse lo stesso Imperador Carlo . Non pu ricordare, come qualcuno disse pellegrinaggio di S.Gerardo in Terra Santa, po I Ufficio del Santo di ci tace ; e il Viggiano scrisse: Egli questi Gerardo, che ebbe suo nascimento in Piacenza; donde partito nellet sua matura, scorse inosso da spirito di divozione, la maggior parte dItalia. Giunto in Potenza, come se voler fosse di Dio, elle l rimanesse, fermossi . . .. Ma basta Se la Nave e i Turchi, a prima impressione, sembrano una mascherata a forestieri ed gnoranti, il loro riso per certo non ci offende. Spetta a noi invece serbarla intatta, e ridestare lo spirito di patria con lo studio delle memorie e dei fasti cittadini, trovandovi sempre propositi dindipendenza, virt di popolo, e schietta fede. Passati i Turchi, la gente si riversava nella Piazza per vedere li fuochi dartifici (fuochi dartificio), preparati e posti alla meglio in quello stretto spazio , fin gi al Muraglione, ove alzavasi lu castiedd (castello), il grosso del fuoco; in guisa che ai lati si lasciava appena una striscia di luogo per la folla. E si dovevano sparare alla Chiazza, anche quando fu fatto il bel Largo dellIntendenza, o Mercato, oggi Piazza della Prefettura. Mi ricordo che nel 1848 si pens di spararli nel Mercato, pi adatto e spazioso, e gi si erano messe le travi pel castello; ma i contadini, sobillati dalla gente della Chiazza, si levarono a tumulto, po si quietarono, se non quando, tolte le travi di l, se le portarono giubilanti a mettere in Piazza dei Sedile. Fanatismo di tempi, giovevole a mire di polizia e di birboni Prima a spararsi era la Rutedda bulugnese (rotella, girandola bolognese), famosa per le molte girelle concentriche di crescente misura e per i suoi varii colori. Si poneva allangolo della casa Riviezzo, affinch si fosse potuta vedere dalla Piazza e da ambo i lati di Via Pretoria. Indi si dava fuoco, successivamente ed a rilento, alle altre sezioni con pupe, o fantocci pirotecnici, fuochi di bengala furii, fontane a pioggia doro e di stelle di molti colori; E di tratto in tratto si alzavano carcasse (razzi) e pallon di varia grandezza e figura per prolungare il festoso passatempo, mentre le bande si sfiatavano a vicenda in allegre sonate. Appena sparata una sezione, e si faceva un po di luogo, subito era occupato dalla folla, che a via di gomitate e di spintoni prendeva posto. Quando si dava fuoco al castello, allora era il vero diavolio di furii pacc (pazzi), di batterie, di bombe e di carcasse, che ti assalivano e ti stordivano da ogni verso, passandosi il pericolo di perdere un occhio, o di avere bruciato il vestito, senza potersi scostare di un passo. Chi aveva un posticino su qualche balcone o finestra della Piazza, o in una di quelle botteghe, poteva dirsi fortunato in quelle sere. Come faceva gola una sedia, un cantuccio. Era davvero il caso di valutare le espressioni popolari: Tutt vurrienn la casa a la Chiazz! Ma non tutt ponnav la casa a la Chiazza! (Tutti vorrebbero la casa alla Piazza! Ma non tutti possono avere la casa alla Piazza!). Cos aveva termine lo spettacolo festoso della vigilia, ritirandosi la folla e le stanche bande per prepararsi alla vera festa ed alla processione del dimane. Giacomo Racioppi . Collega la festa con la leggenda di S.Aronzio, diacono e martire, antico patrono della citt, dei fratelli martiri dellepoca dioclezianea uccisi presso il Basento: ne nacque un mistero medioevale che ricostruiva larrivo dal mare, dallAfrica, del santo diacono nella citt di Potenza e la successiva solenne accoglienza riservata poi alle sue reliquie qui trasportate da Benevento, nel medioevo. Sostituito nel secolo XII Aronzio nella piet popolare dal pi recente patrono, S. Gerardo, la festa rimase, ma cambiarono i protagonisti. Antonino Tripepi. Direttore dellArchivio di Stato di Potenza nei primi anni del 900, in un lavoro pubblicato a Potenza nel 1916, Curiosit storiche di Basilicata, fa sua lipotesi del Racioppi, ritenendola la migliore e la pi logica. Pi tardi anche Sergio De Pilato, direttore della Biblioteca Provinciale del capoluogo, scrivendo della sfilata in questione accoglie pienamente linterpretazione del Racioppi riguardante S. Aronzio, in un articolo dal titolo Leggende sacre di Basilicata . Ma si tratta senza ombra di dubbio di uninterpretazione peregrina, che non ha fondamento storico e tanto meno antropologico. Unaltra ipotesi ci riporta al secolo XVI ed al conte di Potenza Carlo di Guevara, Gran Siniscalco del regno come i suoi antenati ed amico di Carlo V, che combatt contro i turchi e ne fece prigionieri diversi: potrebbe aver festeggiato, dice il Brienza , le sue vittorie con un trionfo militare, ossia con un ingresso solenne in citt ed un corteo nel quale trascina con s gli armati ed i prigionieri. Ma dopo avere osservato che i fatti della vita dei conti Guevara assai bene avrebbero potuto dare origine a quella processione, padre Brienza conclude che, a suo avviso, questo non avvenuto, sia perch allora egli era in lite giudiziaria col clero, sia perch nessuna documentazione, neppure indiziale, le fa da supporto. Mons. Razzoli, citato sopra. Quale lorigine di questa processione civico-sacra antichissima? Non esistono documenti scritti in proposito, ma sotto il velame di questa popolare manifestazione si nasconde per certo un brillante fatto storico secondo i principi del Vico, il fatto, cio, di corsari turchi che dalle marine di Metaponto o di Maratea si erano spinti, cosa non rara nei secoli di mezzo, fin nellinterno della Basilicata e che erano stati duramente battuti. In questo caso la Nave adombrerebbe una flottiglia di corsari turchi, negli abbronzati e giovanetti cavalieri verrebbero significate le milizie turche prigioniere, il Gran Turco non sarebbe che il Capo di quelle milizie, e finalmente il carro di S.Gerardo significherebbe che la vittoria fu ottenuta dalle genti lucane merc il patrocinio di S.Gerardo. E difficile una diversa interpretazione. Angelo L. Larotonda. Una nuova edizione, completamente rivoluzionata, della sfilata si ebbe nel 1987. Il 29 maggio di quellanno sfil a Potenza un corteo dei turchi singolare, per allestire il quale lAmministrazione Comunale potentina, in concordanza con lAteneo lucano, aveva affidato al prof.Angelo Larotonda, docente di antropologia nellUniversit di Basilicata, lincarico di studiarne una nuova versione sulla base dun progetto elaborato dallo stesso docente e dalla sua quipe. Il progetto per una nuova strutturazione - scriveva Angelo Larotonda - il risultato duna ricerca storico-antropologica spinta il pi indietro possibile nel tempo. Esso stato messo a punto in seguito alla consultazione della bibliografia locale, alla fortunata lettura di alcuni diari appartenenti a raccolte private, allesame di specifici Codex esistenti presso la Biblioteca Nazionale Austriaca in Vienna, alla visione dei numerosi Libri di maniere sul mondo saraceno scritti da viaggiatori illustri dal 500 all800, allascolto della tradizione orale cittadina . Larotonda partiva dalla constatazione che la sfilata non ha precise date o motivazioni storiche di riferimento, che stata realizzata nei tempi passati in occasione di particolari feste od eventi cittadini per i quali veniva allestita una sfilata in onore di ..., e che infine nel tempo ha subto trasformazioni e contaminazioni secondo le circostanze. Considerata, pertanto limpossibilit di proporre una consuetudine filologica per i motivi ora detti, considerato pure la modifica dei simboli e dei comportamenti popolari, si optato per una Meravigliosa legenda in cui trovi spazio il fantastico e il popolare. In base a questinsieme di elementi stata concepita la Sfilata dei turchi fantastica e popolare in onore del Santo protettore della citt e inquadrata in una Meravigliosa legenda de Gherardo beato et de lo saracino da lo munno odiato . La sfilata dell87, per la cui realizzazione il Comune non bad a spese, impegn un gran numero di comparse ed una variet fantastica di costumi e simboli. Fu scandita in quattro momenti: il 26 maggio, giornata di studio sulla cultura italo-turca e manifestazioni in piazza musicali e folkloristiche; il 27, spettacoli musicali ed accensione di fani (pire di fascine accese) nei rioni periferici; il 28, identico programma in altri rioni della citt; il 29 maggio la sfilata folkloristica culminata in una drammatizzazione della Legenda. Tonino Larocca. Racconta la leggenda, rievocata da Tonino Larocca, che in una notte del lontano medioevo, drappelli saraceni provenienti dal mare lungo la valle del Basento ponessero lassedio alla citt aggredendola di sorpresa. Un assalto violento e decisivo, tuttavia, seguito sulle mura della citt, venne respinto dai difensori per il miracoloso intervento duna accecante apparizione del santo patrono, S. Gerardo, che sconvolse gli invasori costringendoli alla fuga ed a levare precipitosamente il campo. La citt prodigiosamente liberata festeggi levento e lo rievoc poi ogni anno alla vigilia della festa del santo, portandone limmagine in trionfo in un corteo nel quale sfilavano i difensori e i turchi prigionieri, in una pantomima assai popolaresca, ricca di fantasia e di colore. Il Larocca ha poi allestito un grafico ed un plastico dellintera sfilata, dopo le scelte fatte dagli organizzatori negli anni 60, oltre a curare la sfilata stessa. Gerardo Corrado, studioso potentino che si interessato al tema, sottolinea che la sfilata dei turchi, da un lato e sul piano antropologico e sociale, rappresenta un momento di libert e di fantasiosa simbolica riappropriazione della citt da parte del mondo contadino e degli artigiani potentini nella festa del santo patrono, e dallaltro, pi in generale, configura il pi grande conflitto culturale e religioso incontro/scontro tra la civilt occidentale cristiana e la civilt orientale islamica, nei secoli XVI e XVII quando i due mondi si affrontarono in armi. (Da G.Messina, DAL PO AL BASENTO, cap.IV, Pellegrino di pace, n. 4) 4. La Chiesa lo proclama santo Il riconoscimento delle sue virt eccezionali fu tempestivo. Promotore fu il suo discepolo e successore Manfredi. Questi narra che il santo, apparsogli in sogno, gli chiese di promuoverne il culto e, sempre in sogno, gli disse: Non trascurare di prenderti cura dei miei resti mortali e della Chiesa di Cristo . Manfredi, dopo essere stato eletto vescovo, con un gruppo di potentini si rec a Roma dal Papa per chiedere il riconoscimento delle virt eroiche di Gerardo Della Porta e la sua inclusione nel catalogo dei santi. Il Papa Callisto II, fatte esaminare le virt e la vita di Gerardo da una commissione di cardinali ed avutone il parere favorevole, ne pronunci a voce la canonizzazione. Dicono infatti le cronache che Gerardo dal pontefice fu proclamato santo viva voce. Il papa diede incarico, quindi, al cardinale Guglielmo vescovo di Preneste , a Pietro arcivescovo di Acerenza (quello stesso che aveva consacrato vescovo Gerardo), a Guido vescovo di Gravina, a Leone vescovo di Grumento  di recarsi a Potenza per promulgare il suo decreto sulla santit di Gerardo. Fu concessa in quella occasione ai fedeli una indulgenza di 40 giorni, lucrabile anche in seguito nel giorno della festivit del santo. Era una concessione assolutamente insolita per quei tempi. Solo allinizio del sec. XIII, infatti, cominciarono ad essere concesse le indulgenze in occasione della canonizzazione di un santo. Particolari sulla avvenuta canonizzazione di Gerardo da parte di Papa Callisto II sono riportati dallo storico Alfonso Chacon (Ciacconius, nel testo latino), il quale riferisce che Callisto II, tornando dalla Francia in Italia dopo la sua elezione, entr in Roma accolto dalle felicitazioni di tutti, sia per il Pontefice sia per la stessa citt di Roma, poich pensavano che egli avrebbe promosso pace e serenit, ed iscrisse nellalbo dei santi il defunto cittadino piacentino Gerardo, vescovo di Potenza . E proprio in questo periodo, quando nella societ civile la figura del vescovo assolve limportante ruolo di punto di riferimento anche sociale e lepiscopato in molte citt assume funzioni pubbliche, che si fa strada un rilancio dei culti per i santi vescovi patroni . Non tutti sono daccordo sulla storicit di questo modo di canonizzazione di S.Gerardo. Nellopera Bibliotheca Sanctorum , Filippo Caraffa, estensore della scheda agiografica del Nostro, riferendosi alla Vita redatta dal Manfredi, scrive: Tuttavia questa canonizzazione viva voce dubbia, poich non consta del valore storico della Vita, che si presenta come un impreciso panegirico, con il racconto di miracoli . Lunico documento sul santo una bolla, emessa a Catanzaro il 28 dicembre 1121, firmata Girardus Potentiae episcopus . Intanto va detto subito che questo documento assai discusso ed ritenuto spurio dagli studiosi: perci in questo caso esso piuttosto confermerebbe che il Nostro veramente esistito, ma non ne proverebbe lesistenza in vita nel 1121, quando cio Gerardo, stando a tutte le testimonianze tramandateci, era morto da due anni. Del resto il medioevo abbonda di documenti spurii, redatti per dare a volte credibilit giuridica a fatti o personaggi che vantavano di certo una loro storicit. Quello che il Caraffa, tuttavia, mette in dubbio, in realt la modalit della canonizzazione, affermata sulla base della sola Vita tramandata dal Manfredi, e dal Caraffa ritenuta solo un impreciso panegirico, con il racconto di miracoli, della quale scrivono tutti gli storiografi successivi al Manfredi. Tuttavia proprio questultima affermazione prova la storicit del documento e di quanto ivi solennemente affermato. In uno studio approfondito e documentato sulla storia della canonizzazione, redatto da Giuseppe Low , ecco come viene ricordata la canonizzazione dei santi pi o meno allepoca del Nostro_ Gli elementi principali della procedura che aveva preso consistenza in epoca merovingia e carolingia - scrive il Low - sono: pubblica fama di santit e di miracoli (o di martirio), presentazione al vescovo diocesano o al sinodo di una vita appositamente composta, con particolare rilievo dei miracoli, attribuiti al santo, approvazione ossia consenso ufficiale al culto che si apre con lelevazione o la traslazione. Vale a dire si crea un punto fisso del culto: laltare proprio del nuovo santo, ovvero la sua chiesa dove viene celebrata regolarmente la sua festa liturgica. Il culto pu restare limitato o pu espandersi pi o meno rapidamente e largamente; questo un elemento secondario, lessenziale lintervento ufficiale dellautorit ecclesiastica competente, cio, in quellet, del vescovo ordinario, in forza della sua autorit propria, resa pi evidente, spesso, anche dal concorso dei vescovi vicini, o di un sinodo. Per pi di 5 o 6 secoli (sec. VI-XII) la canonizzazione vescovile era la canonizzazione normale e unica in uso nella Chiesa latina. Accanto ad essa - continua il Low - la canonizzazione papale crebbe molto lentamente e ci volle molto tempo e molto lavoro canonistico prima che essa riuscisse a soppiantare la canonizzazione medioevale ordinaria, compiuta dai vescovi. Da notare sopra tutto che la canonizzazione vescovile dava inizio ad un culto vero e proprio di santo, cio alla celebrazione della festa liturgica, allerezione o dedica di altare o di chiese, alluso del nome nel Battesimo e via dicendo, senza alcun limite . Nel volume VI dellEnciclopedia Cattolica in cui si parla dei santi di questo nome, non ricordato il nostro S.Gerardo, ma nel volume III lestensore della nutrita voce sulla canonizzazione si sofferma, invece, proprio sulla versione che il Manfredi d della Vita del Nostro, accolta e tramandata dal Rndina, dallUghelli e dai Bollandisti. La versione data dal panegirico del Manfredi corrisponde esattamente - come appena stato rilevato - ai canoni ed alla prassi allora vigenti di presentare del santo, gi venerato dal popolo, una vita-panegirico, nella quale si fa perno sui miracoli a lui attribuiti. A proposito, infatti, delle canonizzazioni compiute da Callisto II, il Low si rif ai dati finora da noi conosciuti e ricorda: Da notare il caso di S.Gerardo, vescovo di Potenza (30 ottobre 1119). Il successore Manfredo, che riferisce il fatto, si rec a Roma con una delegazione del popolo per chiederne la canonizzazione. Portato il caso in concistoro, Callisto lesse la vita del defunto e viva voce pronunzi la canonizzazione, senza ulteriore documento; ma per attestarne lautenticit ordin ai vescovi presenti Pietro di Acerenza, Guido di Gravina, Leone di Marsico e insieme al card. di Palestrina, Guglielmo, di recarsi a Potenza per proclamare lavvenuta canonizzazione e la concessione di una indulgenza di 40 giorni. Tutto ci dovette avvenire tra i primi mesi del 1123 o 1124. La concessione di una dispensa in occasione delle canonizzazioni divenne ordinaria solo circa un secolo dopo . La natura del panegirico, il culto affermato fin dalla morte del venerato vescovo potentino, laccento messo sui miracoli e sul prodigioso, la ricerca del consenso dellautorit superiore della Chiesa e la conferma dei vescovi vicini, la preoccupazione duna sepoltura degna dun santo nella sua cattedrale, sono tutti elementi che non rendono dubbia la canonizzazione. Tuttal pi il dubbio potr riguardare la modalit della viva voce. Ma la presenza di vescovi e di un cardinale inviati per confermare il culto reso al santo confessore di Cristo, il fatto che subito dopo la morte Gerardo fu venerato dal popolo come santo, che la sua venerazione and affermandosi a tal punto che il suo sepolcro fu mta di pellegrinaggi, sono elementi tipici delle canonizzazioni di quellepoca. Non si spiegherebbe altrimenti il crescere di un culto che, nel secolo successivo (1250), muove il vescovo potentino Oberto a cercare un sepolcro degno di Gerardo, degno cio dun santo, e nella sua cattedrale. Lo stesso Caraffa, nella citata Bibliotecha Sanctorum, subito dopo aver espresso il suo dubbio sulla canonizzazione, riconosce che il culto a Potenza accertato dalla met del sec. XIII, in quanto il 12 maggio 1250 il vescovo Oberto fece trasferire le reliquie del santo in un pi decoroso luogo della cattedrale. Tornando a quanto scrive lo Chacon, la canonizzazione con la modalit della viva voce sarebbe avvenuta nel 1120, quando cio Callisto II entrava a Roma . La notizia riferita dallo Chacon proviene da una fonte certamente diversa da quella cui attinsero il Rndina e lUghelli, ed rilevante perch convalida quanto dice il biografo potentino. Secondo questi dati, il vescovo di Potenza Gerardo sarebbe tra i pochi santi dellalto medioevo le cui virt eroiche furono ufficialmente riconosciute dalla Sede Apostolica, mentre ordinariamente a quei tempi la canonizzazione avveniva - come s detto pi sopra - per autorizzazione vescovile o dei concilii provinciali. Che la canonizzazione fosse avvenuta per decreto verbale del pontefice, oppure per universale riconoscimento del popolo cristiano, non ha importanza: quel che certo che tanto evidente fu la santit della vita di Gerardo che i fedeli ne riconobbero i segni e lo invocarono subito come protettore. E la Chiesa dovette prenderne atto e riconoscere la santit del venerato Pastore. Sembra un profetico richiamo alle pagine bibliche il fatto che, appena il Romano Pontefice ritorna nella sua sede episcopale e cerca di pacificare gli animi, appaia la figura del nostro Gerardo, che egli proclama santo, come portatore di pace e per proteggere la Chiesa santa di Dio. Nella chiesa potentina - come vedremo pi avanti - e non solo in essa, ben presto ebbe inizio il culto liturgico in onore del santo vescovo Gerardo. A Potenza, il 17 dicembre 1633 la S.Congregazione dei Riti autorizzava il Capitolo Cattedrale a continuare a recitare una volta al mese il divino ufficio in onore di S.Gerardo. A quel tempo, come attestano i Bollandisti , anche i cleri di Acerenza e Matera il 30 ottobre celebravano il divino ufficio, con rito doppio, in onore del nostro santo. Linterpretazione delledizione 2000. Per ledizione 2000 la Pro Loco Potenza che ha scelto di mettere in scena, per cos dire, quanto raccontato nel resoconto del 1578 redatto dalla municipalit per una festa in onore del conte di Potenza, aggiungendovi elementi presi dalle tradizioni di altre citt. Il motivo che si sono trovati nel verbale potentino elementi di contatto, dal punto di vista scenografico, con la nostra sfilata dei turchi. E dimostrato, cio, che nella seconda met del 1500 a Potenza, per fare una festa popolare anche se laica si scelsero le maschere e gli schemi (giostre, navi, combattimenti) raffiguranti le schiere contrapposte, i cristiani crociati e i turchi della mezzaluna. Ma ritengo che laver pubblicato, per intero e senza ulteriori spiegazioni, il testo del verbale citato, ha indotto pi duno a ritenere che sia stato un errore avere proposto quel documento come se fosse latto di nascita documentato della nostra sfilata. Linterpretazione di Gerardo Messina Potenza 31 luglio 2000 Nelle varie versioni si riscontrano alcuni elementi ricorrenti e costanti La sfilata sicuramente la celebrazione di un trionfo, come si organizzavano in onore dei signori o dei vincitori. Ma anche come una festa popolare fantasiosa. Soprattutto con caratteri fortemente religiosi e popolari. Per cui anche quando la festa citata come celebrata dallamministrazione o sembra essere diventata appannaggio laico, essa non si trasforma mai in festa solo civile, ma sempre con forte caratterizzazione religiosa: S. Gerardo che domina sulla nave e che benedice dalla torre-guglia, ne sono la certificata garanzia. In onore, sempre e inequivocabilmente, di San Gerardo vescovo e Patrono. Data la festa di maggio, si deve ipotizzare che sia in occasione della commemorazione della traslazione delle sue reliquie in duomo, avvenuta nel 1250. I punti in comune a tutti i racconti e che caratterizzano la sfilata locale sono: i bambini che indossano gli ori di famiglia accompagnati dai parenti; i vincitori, con i signori del luogo, con gli stendardi della citt, i cavalieri, i soldati; i vinti, e cio i saraceni, i turchi, col loro capo, il Gran Turco, e i loro armati; la nave, simbolo della vittoria, con S. Gerardo, trascinata dai prigionieri, la torre o guglia con la sacra immagine del santo portata in processione dai cittadini. Questo il nucleo costante della sfilata, nonostante aggiunte e variazioni. Lapporto del nuovo nella tradizione Nel tempo vi sono state come riconosce il Riviello e tutti abbiamo constatato modifiche ed aggiunte: la corte comitale con le dame, gli stendardi delle porte, i cavalieri diversamente armati e distribuiti per gruppi, i trombettieri e i tamburini. Da qualche anno sono stati potenziati i quadri della corte comitale e degli armati. Nelledizione del 1999 e del 2000 sono state aggiunte lofferta del cero votivo al santo, la benedizione dei cavalli, la giostra dei rappresentanti delle contrade con la conquista del palio in onore del santo. Le contrade sono state chiamate sestieri perch la citt stata idealmente divisa in sei settori, ma a mio avviso erroneamente perch uscita fuori una porta Trinit, che non esisteva, accanto ad una Portamendola, che esisteva; tuttavia, sempre per attingere alla nostra cultura ed al nostro linguaggio, non sarebbe meglio chiamare questi settori a modo nostro, cio contrade, od anche quartieri, o addirittura cuntane? Questo schema, aggiunto ora, non guasta perch omogeneo e sincronico quanto a costumi dellepoca ed alle usanze chiaramente in onore del santo patrono; ma dovrebbe essere chiaro che si tratta di un capitolo distinto dalla sfilata, aggiunto ad essa; non mi sembra opportuno, tuttavia, inserire elementi del tutto estranei alle nostre tradizioni. Se elementi folkloristici nuovi si vorranno introdurre, in aggiunta ma non in sostituzione degli elementi scenografici base, mi sembra giusto e giustificato che quadri, personaggi, costumi, appartengano alla nostra tradizione (come i gruppi folkloristici contadini delle contrade, magari in quadri in costume a soggetto), e non sarebbe opportuno introdurre elementi nuovi del tutto estranei alla nostra storia e cultura, anche se moderni, come gli sbandieratori daltre citt che, a differenza di Potenza, vantano una consolidata tradizione circa queste manifestazioni in costumi storici; tanto meno le americane majorettes. La presenza del mondo contadino nelle vecchie edizioni della sfilata stata assicurata e rappresentata dai gruppi dei bambini e di quanti li accompagnano con le cavalcature; dai soldati e cavalieri malamente armati e truccati che indossano costumi arrangiati e casalinghi; a volte da qualche gruppo folkloristico in costume contadino (e sarebbe opportuno che non si andasse in prestito ai paesi vicini, quando esistono i costumi potentini); e dai portatori della guglia e del santo. Le suggestioni del tema antropologico Da questo punto di vista la festa e la sfilata sono momenti esaltanti di linerazione dalle angustie quotidiane ed invocazione di spazi di libert, di fantasia, di protagonismo: per una sola serata, riappropriazione della propria citt. La festa e la sfilata sono lesito espressivo di un progetto di affermazione, di farsi conoscere, di valere rispetto allintera societ, affidandosi alle risorse religiose (il santo) ed a quelle del vissuto quotidiano: esigenza di mostrare di esserci e di valere. La festa e la sfilata sono anche un momento di aggregazione e di identificazione di una collettivit che da massa deve farsi comunit: la popolazione urbana potentina non pi n originaria n omogenea, risultando dallinsieme, non sempre amalgamato n sintonizzato, di popolazioni di molteplice provenienza dalla provincia e di cultura differenziata; soprattutto con il cordone ombelicale ancora legato al paese dorigine e, a causa del lavoro, poco integrata in citt. Sicch la vita e le tradizioni della citt non vengono sentite come proprie, carente il processo di identificazione. Questo rende urgenti le iniziative per mobilitare i quartieri della citt. La festa del patrono e la sfilata storica in costume sono occasioni per sollecitare una pi significativa aggregazione, il senso dellappartenenza, la voglia di presenza e di significanza. Non di poco peso, in questa operazione e in questo progetto, il fattore religioso, profondo e diffuso nei singoli e nelle famiglie e, nonostante talune apparenze, anche nelle pubbliche civili istituzioni. La celebrazione popolare, attestata a ridosso della festivit del santo patrono, che annuale e non obbedisce a date eccezionali, deve avere innescato un movimento di cultura e di partecipazione dei ceti popolari pi emarginati della citt, i contadini, gli artigiani, che hanno dato anima ad una sfilata ricca di inventiva e di fantasia, nella quale ogni umile participante diventava per un giorno protagonista. A partire dall800 il ceto contadino, una volta lanno, in occasione della festa patronale di maggio, che come una zona ritagliata di libert, entra trionfalmente in citt quasi a prenderne possesso, animando con libera fantasia una pantomima della quale protagonista, nella quale riesce a vivere un giorno di sovranit, sia sotto la maschera del turco (esorcizzazione della condizione di paura e di servit economica, culturale e sociale), sia sotto la maschera del cavaliere vincitore, dalle briglie sciolte su cavalcatura bardata a festa (esaltazione dellaspirazione ai ceti pi alti ed allo stato di libert sociale). Perfino la parte del santo patrono, segno di sicurezza e di vittoria, viene affidata ad un bambino, che quanto di pi sacro e di pi libero il popolo conosca. Le strade, una volta lanno, sono uno spazio di cui il popolo si riappropria. E indubbio che questa festa popolare, come stata raccontata almeno fino al secondo dopoguerra del 900, e come stata celebrata fino ad una quarantina danni fa, mostrava chiari i segni dei valori e del vissuto antropologico della popolazione potentina e rurale: il mondo contadino, come protagonista dun giorno di gloria e di baldoria, entrava da padrone e libero e non pi servo della terra dentro le mura della citt con muli e gualdrappe, bambini e modesti ori di famiglia, costumi fantasiosi e facce tinte di nerofumo; protagonisti per una sera della rappresentazione duna vittoria nella quale, in fondo, essi facevano la parte dei vincitori in maschera. Libert e fantasia espressiva, religiosit e invocazione di protezione celeste, festa di un popolo che trascina in catene i fantasmi delle ancestrali paure e della secolare miseria. Ma fino a quando, e quanto, questo schema pu reggere senza modifiche, in presenza delle grandi e rapide trasformazioni sociali e culturali? La popolazione potentina, omogenea nell800 e nel primo 900, fatta di contadini, artigiani ed impiegati, oggi pi numerosa e composita a causa della forte immigrazione regionale in una citt che vive sostanzialmente di terziario, cio di servizi. Dal dopoguerra in poi la citt venuta crescendo per la forte immigrazione interna, la popolazione non pi omogenea, troppo dispersa nei quartieri, non ha vissuto forti momenti aggregativi che ne suscitino lorgoglio o la consapevolezza dellappartenenza: piuttosto soggetta a spinte centrifughe. Molti cittadini avvertono pi forte il legame con le tradizioni dei paesi dorigine e non hanno ancora completamente assorbito quelle della citt ospite. A questo punto va chiarito il limite e lambito di questa ricerca: essa riguarda esclusivamente la sfilata dei turchi e non anche il variegato modo di organizzare e vivere la festa esterna a Potenza in quelloccasione: che siano stati, ad esempio, accesi fuochi pirotecnici o abbiano suonato in piazza bande musicali, o sia stato fatto alzare un aerstato variopinto, od altro ancora, non cosa che riguardi questo studio. Tuttal pi conferma che in atmosfera di festa il popolo crea tanti altri modi di divertirsi. Ma tutto questo avviene nel contesto di una particolare festa, quella di S. Gerardo, in cui onore viene allestita la pantomimica sfilata. E necessario, allora, ripensare la manifestazione, ma lasciando intatto il nucleo primitivo. Si potr, per esempio, pensare a: a) nuove modalit di aggregazione per suscitare nei quartieri un movimento sempre pi diffuso, consapevole e tenace dellappartenenza: a questo tendono infatti le squadre dei partecipanti appartenenti ai rioni cittadini, le quali dovrebbero promuovere nel quartiere iniziative di conoscenza e documentazione sulla vita, la storia e le tradizioni della citt, e coltivare, con laggregazione, lemulazione; a questo potranno contribuire la Pro Loco ed altri gruppi od associazioni culturali; b) un rinnovato impegno per tramandare uno schema fisso della sfilata dei turchi che rappresenti nel tempo la continuit della tradizione, ma consenta anche spazi per migliorare, abbellire, ampliare i quadri della sfilata con nuovi apporti, che siano rispettosi tanto della storia e della tradizione, quanto della libert espressiva e della coerenza antropologica e religiosa. Se la pantomima nata, ed stata tramandata con queste linee essenziali, si deve pensare che non nata dal niente, n fuori del tempo, ma stata creata in unepoca precisa, con precisi costumi, per qualche precisa motivazione che interessava la citt. Quale epoca scegliere per ambientare la sfilata Lipotesi di ambientare la sfilata nel secolo XVI sembra la pi aderente ai simboli che popolano questa sfilata: Vincitori e vinti sono gli armati cristiani della citt e i turchi, che seminavano il terrore sulle coste e nelle zone interne dei paesi mediterranei e dellItalia meridionale, finalmente sbaragliati. La coincidenza e la convergenza della piet popolare che da secoli unisce il patrono S. Gerardo alle sorti della citt, e la presenza dellesercito dei vinti trascinati priginieri nella precisa facies scenografica dei turchi che sfilano col loro capo sconfitti, suggerisce, grosso modo, lepoca della battaglia di Lepanto: nelle cronache vaticane e nei rapporti diplomatici di quasi tutta Europa sono registrate in quelloccasione manifestazioni di trionfo messe in scena quasi ovunque, anche a Roma davanti al papa Pio V, il quale ordin personalmente di festeggiare la vittoria dovunque (cfr Ludwig von Pastor, Storia dei Papi, vol VII). La spiegazione del Brienza circa la vittoria di Vienna del 1683, con le sue ipotesi sui tempi impiegati dalla notizia della vittoria per giungere a Potenza, sembra piuttosto artificiosa; il fatto che egli collochi in epoca di ridondante barocco la sfilata non un argomento decisivo, tenuto presente che nel 500 si celebravano, gi e perfino a Roma e nelle grandi citt, e perfino nei giardini dei palazzi principeschi, fastose rappresentazioni, scene e battaglie navali e combattimenti finti, che avevano come protagonisti gli schieramenti tradizionali dei soldati dellarmata cristiana e di quella turca. Dalla battaglia di Belgrado nel 1456 allo sbarco ad Otranto nel 1480, dallassedio di Vienna il 21 settembre 1529 alla battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571, al secondo assedio di Vienna, concluso con la vittoria delle forze europee il 12 settembre 1683, gli eserciti turchi rappresentano per lEuropa un incubo costante, definitivamente fugato nel 1683. Il senso di un documento e uninterpretazione che suggerisce una data Nella edizione 2000 della sfilata, allestita dalla Pro Loco Potenza, si fatto uso di uno schema di trionfo, emergente da un antico documento esistente nellArchivio di Stato di Potenza, del 1578. Non doveva essere nella mente degli organizzatori lidentificazione dello schema del trionfo in onore di Alfonso di Guevara con la nostra "sfilata dei turchi; ma se questa fosse stata lintenzione, linterpretazione non sarebbe stata rispondente a verit. In questo studio quella data assunta genericamente per suggerire quella che ritengo la collocazione cronologica pi verosimile, dopo quanto detto, e cio il secolo XVI. A parte, infatti, che il 1578 una data che si collega bene con gli eventi celebrativi della vittoria di Lepanto avvenuta solo pochi anni prima (1571), ci troviamo in realt dinanzi ad una sceneggiatura che qui, a Potenza, dimostra un fatto preciso: a quel tempo, per festeggiare un signore, si allestiva una sfilata con maschere e spettacoli che avevano come protagonisti gli armati cittadini (o cristiani) e gli armati turchi (gli invasori sconfitti); la sceneggiatura con turchi e navi diventer stereotipa nelle feste popolari dellepoca, e ad ogni modo presenta momenti e scene assai somiglianti, anche se solo in alcune parti, alla sfilata dei turchi. Nella pantomima potentina ci sono, infatti, quasi moltio degli elementi dellattuale sfilata folkloristica: dagli armigeri ai turchi, dai bambini biancovestiti alla nave ed ai fuochi, ai castelli fittizi, alla cavalleria, alla presenza del clero e del duomo di S. Gerardo, da sempre punto di partenza e di arrivo della sfilata stessa. Qui quel testo va assunto con questo specifico scopo e limite: documenta che nella seconda met del 500 a Potenza una festa popolare in onore di si celebrava sul registro del trionfo, utilizzando maschere e scene duna battaglia cristiani-turchi, vinta dai cristiani. Nel caso del Guevara, cos si rese onore al conte. Nel caso della sfilata di cui qui si tratta, si rendeva onore al santo patrono. Questo non significa che il documento del 1578 rappresenti latto di nascita della nostra pantomima, n che debba ritenersi il suo prototipo, ma soltanto che la dimostrazione della verosimiglianza della tradizione che ci ha consegnato la nostra sfilata, con quelle maschere e non altre. Ed a questo proposito, pensare di poter interpretare in chiave attuale questa nostra tradizione cambiando completamente maschere, quadri e costumi con modalit del tutto moderna, significa solo distruggere quello che la sfilata significa e creare una cosa del tutto diversa, che non ha pi nulla a che fare con la tradizione di cui si tratta. Per proporre cose del tutto nuove, del resto, e per momenti aggregativi diversi, per rendere gradevoli ed accettabili nuove ipotesi, vi sono altri e differenti spazi. Non necessario, per questo, n saggio, distruggere la nostra simpatica popolare e fantasiosa pagina di storia della religiosit e del folklore. E opinione di alcuni storiografi del secolo XVI che nel 500 il teatro svolse tra il popolo una funzione esaltante ed orientatrice del costume, assumendo nel tempo forme sempre pi elaborate. Se, ad esempio scrive lo storico Musse - il merito della vittoria di Lepanto fu di Maria Vergine, allora le processioni in suo onore dovevano comprendere rappresentazioni delle battaglie tra cristiani e turchi. Nel 500 il legame della piet popolare dei potentini col santo patrono sugger lo stesso schema celebrativo duna vittoria collegandolo al protettore della citt. Vi sono, in altre citt, feste popolari che commemorano o festeggiano date e fatti storici precisi, come la festa di Pentecoste a Melfi nella quale si rievoca il ritorno in citt degli scampati dai francesi nel 1528. A Potenza, invece, mentre negli abitanti nativi della citt (ridotti a pochi, ormai) lattaccamento a questa tradizione tenace, non sono sicure, invece, lorigine e le ragioni popolari o storiche della sfilata, e tanto meno il senso di appartenenza e laccettazione da parte delle popolazioni provenienti dal territorio regionale, mentre i pi giovani non sembra ne conoscano bene il senso ed il valore. Questo giustifica ampiamente lo studio e la ricerca attuale, e le proposte che ne scaturiscono. In conclusione: - c un nucleo essenziale costituito dagli elementi scenografici che raffigurano S.Gerardo, la nave e la guglia, gli armati e la corte comitale potentini, gli armati turchi, il Gran Turco sulla carrozza, i portatori, i bambini: questo nucleo dovrebbe essere presente sempre in tutte le future edizioni; - lepoca in cui collocare la sfilata ritengo debba essere il secolo XVI; - se si decide di scegliere quellepoca (non pi dunque il 1100, ma il 1500), allora i costumi e le aggiunte apportate nelle ultime edizioni - da Tonino Larocca al Comitato della cattedrale ed alla Pro Loco, dai costumi depoca adottati agli stendardi delle porte, dalla proclamazione della festa coi banditori ai cavalieri ai trombettieri ai tamburini, dai magistrati alle dame ed alla nutrita schiera di armati e figuranti, appaiono tutti elementi coerenti e verosimili. Circa leventuale proposta di nuovi elementi di rappresentazione, si potrebbe pensare alla partecipazione di gruppi folkloristici giovanili in rappresentanza o dei contadini ed artigiani delle contrade rurali o della citt, oppure dei rioni della citt, e potrebbero essere introdotti come momenti aggiuntivi e arricchenti, in apertura od in conclusione della sfilata. I quadri aggiunti nel 1999 e nel 2000 - lofferta del cero e la benedizione, la giostra, il palio con leffigie del santo, la partecipazione dei quartieri della citt ritengo siano legittimamente inseriti; tuttavia ritengo che il loro inserimento e significato dovrebbero sempre essere motivati e preceduti da opportuna pubblicizzazione: perch la gente sappia ed apprezzi. Anche se la manifestazione ha assunto per qualche tempo carattere civile e laico, va detto che comunque sicuramente caratterizzata religiosamente in onore del santo patrono. Per questa ragione consigliabile che il Comune - con propria deliberazione trattandosi di bene culturale della citt - ne salvaguardi per il futuro i caratteri essenziali e tradizionali, e regoli, dintesa con lautorit religiosa della citt, lintroduzione di eventuali variazioni od aggiornamenti scenografici e di regia, per verificarne la coerenza con gli elementi essenziali della sfilata e col suo significato essenziale. I costumi e le attrezzature corrispondenti dovrebbero essere di propriet del Comune (o della Pro Loco, se a questa compete) ed essere addirittura prodotti in loco, e per la loro creazione lEnte organizzatore dovrebbe coinvolgere lIstituto dArte, le famiglie e i giovani. La custodia dei costumi potrebbe dar luogo ad una esposizione permanente di carattere folkloristico, artistico e storico. La sfilata, con tutte le sue maschere e varianti, dovr interessare sia il settore della pubblicit che del mercato turistico: dovrebbe sollecitare la promozione e la produzione dei costumi, documentari, maschere, cartoline, poster, souvenir artigianali tipici. Ma ad una condizione: che tutto sia fatto seriamente e senza sciatteria od approssimazioni, con continuit e nel rispetto delle linee essenziali della manifestazione, senza snaturarla. Se dovesse essere il richiamo di una sola stagione, significherebbe solo una spesa ed una fatica inutili. La continuit e la costanza nel tempo costituirebbero per la citt un investimento sicuro, per la sua immagine, le sue tradizioni e la sua storia. San Gerardo e lidentit civica di Potenza, relazione di Antonella Pellettieri tenuta in occasione del Convegno organizzato il 12 settembre 2009, dal Comune di Potenza e dallAssociazione Culturale Imago Historiae Aspettando San Gerardo 2010. San Gerardo la Porta: lidentit civica della citt di Potenza fra storia, fede e leggenda. Per la diocesi di Potenza, i pochi dati documentari di et paleocristiana sono supportati da interessanti ritrovamenti archeologici: un mosaico a tessere bianche e nere ritrovato al di sotto dellaltare e datato fra V e VI sul quale poggia unantica abside ci permette di capire come ledificio paleocristiano sorgesse esattamente nel posto dove ora situata lodierna cattedrale e che avesse lo stesso orientamento dellasse. Erculezio il nome del primo presule attestato dalle fonti: si conosce il nome di un vescovo Pietro che resse la cattedra fra 556 e 561. La prima dedicazione della diocesi potentina fu al martire Aronzo. Gi prima dellarrivo del Longobardi la documentazione non ci riporta pi notizie n sulle diocesi n sui vescovi della Basilicata: la cancellazione del reticolo tardoantico delle diocesi potrebbe essere considerato un indizio della grande crisi delle citt e delle istituzioni che caratterizz lintero meridione dItalia. Sicuramente una linea di continuit nella graduale formazione delle diocesi in terra lucana si pu cogliere dalla tarda antichit fino allarrivo dei Normanni considerando che la frammentazione che avvenne nei primi secoli dellaltomedioevo non fu una vera frattura perch i primi insediamenti diocesani possedevano al loro interno tutte le potenzialit per un ulteriore sviluppo. Nel 968 il vescovo di Otranto fu elevato al rango di metropolita con la possibilit di eleggere vescovi greci nella citt di Acerenza, Tursi, Gravina, Matera e Tricarico, ma gi nel 989 allarcivescovo Amato di Salerno fu concesso di consacrare vescovi latini nelle diocesi di Paestum, Conza, Acerenza, Nola e Bisignano. Questa intelaiatura istituzionale ereditata dallet tardoantica e altomedievale venne sviluppata e razionalizzata quando con larrivo dei Normanni ci fu una vera organizzazione metropolita. Determinante risulta il privilegio di papa Alessandro II del 13 aprile del 1068 nel quale il pontefice istituiva ad Acerenza larcivescovado. Il primo arcivescovo di Acerenza fu Arnaldo: probabile che fu proprio in occasione del sinodo di Melfi nel 1059 che Acerenza venne staccata dalla metropolia di Salerno. Il privilegio elenca tutte le citt che sarebbero potute diventare sedi vescovili (Venosa, Montemilone, Potenza, Tolve, Tricarico, Montepeloso, Gravina, Matera, Uggiano, Tursi, Turri, Latinium, San Chirico e Oriolo) ed altre localit sedi di monasteri greci e latini e le terre di Montemurro e Armento donate alla diocesi di Acerenza. In realt alcune fra le citt lucane segnalate non furono sedi diocesane come Uggiano, San Chirico e Tolve. I Normanni, dopo la conquista e loccupazione dei territori lucani, assegnarono e divisero questi feudi a diversi conti. Venosa venne affidata a Drogone, Lavello ad Arnolino, Montepeloso a Tristaino, Acerenza ad Asclettino e Melfi a tutti e dodici i conti. Tutti i paesi elencati erano anche sedi diocesane proprio perch i Normanni fecero coincidere la riorganizzazione diocesana con la giurisdizione politico-amministrativa del loro regno. Le cattedrali divennero il simbolo politico e religioso delle citt: la presenza dellistituzione vescovile aumentava il prestigio di un centro abitato. Gli stessi vescovi in ogni maniera cercarono a loro volta di rendere sempre pi prestigiosa la propria diocesi valorizzandola con particolari culti e devozioni. Non a caso proprio in quegli anni molti presuli rendono noto il ritrovamento di reliquie di santi martiri: i vescovi ben sapevano che una notizia di questo tipo avrebbe potuto radicalmente cambiare il destino della propria diocesi. Infatti, pellegrini e fedeli si sarebbero recati in quel luogo per pregare il santo attirati dalla fama dei miracoli provocando cos una notevole ricchezza e prosperit per quei centri. Specialemente le reliquie e gli oggetti provenienti dalla Terrasanta (piccoli pezzi di pietra o lolio delle lampade del Santo Sepolcro, lacqua del fiume Giordano) attiravano lattenzione dei pellegrini perch la reliquia poteva donare la protezione eterna. Nel 1080 Arnaldo trov le ossa di san Canio e cominci la costruzione di una nuova cattedrale (Inventum est corpus beati Canionis in Acheruntia ab Arnaldo archiepiscopo, et idem archiepiscopus construere coepit novum episcopium, id est ecclesiam sanctae Dei matris Marie); sotto il vescovado di Grimoaldo a Marsico furono traslate le reliquie di S. Ianuario, vescovo di Cartagine. Se lXI secolo si caratterizzato per una fioritura di sedi diocesane, il XII secolo fa contare alcune soppressioni. Questo profondo cambiamento nelle istituzioni ecclesiastiche fu accompagnato da un sostanziale rinnovamento dellepiscopato meridionale: furono nominati inizialmente vescovi alcuni monaci che preferibilmente provenivano da Montecassino, in seguito ci fu una seconda generazione di ex cardinali che in prima persona avevano assistito al nuovo orientamento della chiesa latina. Nel passaggio dalla dominazione bizantina a quella normanna un ruolo determinante per il rinnovamento dellepiscopato meridionale lo svolse lItalia settentrionale. Tre santi uomini originari di Piacenza coprirono la carica di vescovo in diocesi meridionali nei primi anni del XII secolo: Alberto fu vescovo di Siponto, Gerardo a Troia e Gerardo a Potenza che fece vivere alla citt un notevole fermento spirituale. Il suo successore autore della biografia di Gerardo racconta e descrive i molti miracoli che questo uomo fece aiutando la popolazione sia spiritualmente sia materialmente. Non a caso la cattedrale potentina dedicata inizialmente a S. Aronzo e in seguito a S. Maria Assunta, fu dopo la morte di Gerardo dedicata proprio a questo vescovo. Gerardo venne santificato ad Acerenza nel 1124 vox populi anche se va precisato che il documento in cui appare tale notizia viene considerato spurio e ci sarebbe necessit di un approfondimento paleografico e diplomatistico. Quello che estremamente interessante comprendere che Gerardo da Piacenza trasform in otto anni di vescovado la vita, le abitudini della citt di Potenza se solo 5 anni dopo la sua morte si gridava al miracolo e il popolo lo acclamava santo. A Gerardo, il popolo potentino deve molto e, di certo, cosa importantissima, il riconoscersi in una identit cittadina: ancora oggi, per i potentini, Gerardo un punto di riferimento e la festa del patrono lunico reale momento di aggreazione cittadina a cui nessun potentino rinuncerebbe, a prescindere dallessere un credente o meno. A Gerardo, il vescovo Manfredi, successore di Gerardo e autore dellunica biorafia conosciuta su Gerardo, attribuisce alcuni miracoli: ma non c alcun riferimento alla presenza di un miracolo compiuto per allontanare i Saraceni dalla citt. Pur tuttavia, necessita specificare alcuni aspetti di carattere toponomastico che ci aiutano a comprendere un po di pi la tradizione. Particolarmente interessante risulta la presenza di una contrada denominata Campi Saraceni nel territorio della citt di Potenza. Il toponimo, oggi non pi esistente, viene riportato su alcuni documenti di natura privata. La notizia si ricava per la prima volta in un pergamena del febbraio del 1283 nella quale il toponimo riferito ad alcune terre che vengono donate alla chiesa di San Michele di Potenza da Roberto de Vetro in occasione del suo testamento. La contrada viene citata nuovamente in un altro documento del 12 febbraio 1287 nel quale il diacono di San Michele, Angelo Scarano, vende un vineale unum desertum posto proprio in questa contrada. Ancora c notizia dei Campi Saraceni in una chartula venditionis del 19 maggio 1298. Ma le due fonti pi interessanti - per riuscire ad identificare in quale zona del territorio della citt di Potenza si trovasse questa contrada - sono le pergamene datate 17 gennaio 1270 e 21 febbraio 1380. Da esse si percepisce come questa contrada si trovasse nella vallata che esiste fra quello che viene definito il monte Cocuzzo e il monte su cui sorge la citt di Potenza. Il monte Cocuzzo era una posizione strategica dalla quale di solito venivano sferrati gli assedi alla citt come quello del 1398 di Carlo di Durazzo che con il suo esercito aspettava la resa di Potenza controllandola da questa postazione che gli consentiva una buona visibilit di tutte le porte di accesso alla citt. Questi pochi elementi non sono sufficienti di certo a dimostrare la presenza saracena nella citt ai tempi del vescovo Gerardo che resse la diocesi dal 1111 al 1119 anche se il toponimo potrebbe dimostrare una probabile presenza islamica a Potenza durante il periodo delle grandi incursioni altomedievali. Si precisa che la contrada Campi Saraceni si trova nella vallata nelle vicinanze del Basento anche se noto che questo fiume non mai stato navigabile. Si pu verosimilmente supporre che, se fra il IX e lXI secolo, anche a Potenza ci fu un assedio saraceno, essi di certo arrivarono da sud seguendo il corso del Basento ma a cavallo e a piedi e non con una nave e, tentarono di assediare la citt. Altres si ritiene necessario precisare che la tradizione del popolo potentino di organizzare una sorta di rievocazione storica ante litteram e di simulare un attacco da parte delle popolazioni arabe alla citt, affonda le sue radici sicuramente gi nel XVI secolo se un noto documento del 24 giugno 1578 descrivendo lentrata in citt del Conte Alfonso de Guevara ci tramanda: Alli 24 di Giugno e proprio il giorno di Santo Giovanni Battista fu la felicissima Entrata dellIllustrissimo Possessore Don Alfonso de Ghevara Conte moderno della Citt di Potenza, dove fu accompagnato da molti Cavalieri e persone titolate e gli usc incontro la Cavalleria della Citt la quale la guid il Magnifico Horatio Teleo medico e in nome della citt lo receve fuori della Citt tre miglia. La Fanteria poi lusc incontro pi sta di Santa Maria de Betlelaem con una vistosa salva, dove per la Cavalleria si gli diede pi assalti e la Fanteria poscia in trincea si f una bellissima scaramazza molto vistosa. Pi in qua poi andava la compagnia turchesca e moresca vestiti, nello Taglio Nuovo verso il Vaglio dove erano fatti tre Castelli, luno discosto dallaltro, a quali se gli diede batteria dentro lo Taglio sopra una barca furono presi e bruciati, cosa molto vistosa e degna. Cos seguendo per ordine se ne vennero vicino alla Citt e propriamente al Monte dove si ritrov una compagnia di figliuoli guidati da suonatori con tamburrj et insegna posti per ordine tutti vestiti di bianco con corone dedere e motti scritti quali portavano in petto . . . e . . . andavano innanzi con rami in mano verde, la compagnia turchesca seguendo appresso la Fanteria e cos sintr nella Citt e presso la Fanteria veniva lIllustrissimo Possessore Conte e per un poco di spazio dalla porta della citt si f ritrovare detto possessore . . . e venuto quasi vicino alla Porta Salza dove ritrov lArcidiacono con lo Capitolo e Clero della Citt quali portavano la Croce, per le quali f ogni cosa debita cerimonia che si usa nelle Entrate dei Signori cantando laudj con una dolcissima musica e dopo lIllustrissimo Possessore Conte sopra lo Ponte di detta Porta, il quale fu fatto per la Citt tutto di taffit di vari e diversi colori, . . . se ingenucchi sopra un cuscino di velluto e fatto li debiti cerimonij per li Preti bas la Croce e prima che fusse portato nella Citt e cos posto a Cavallo per lo Magnifico Mastro Giurato se present le Chiave (fatte tutte dargento della Citt con richiesta che ne faccia grazia di passare tutti li Capitoli Franchigie et Immunit della Citt e cos posto a Cavallo per li Magnifici Eletti fu spiegato lo Palio di teletta doro sotto il quale fu condotto detto Possessore Magnifico per la Citt sin alla Cattedrale di Santo Gerardo, accompagnato al sono e alli spari delli pezzi di Avigliano. Dentro la Ecclesia similmente si f per li Preiti li debiti Cerimonij con cantare lo te Deum laudemus con tante musiche di dentro la Ecclesia come per dentro la Citt con essernosi sparati pi e pi pezzi di Avigliano sia per la Citt con molta festa ed allegrezza di tutto il Popolo. E cos dalla Ecclesia Cattedrale fu condotto detto Possessore nel suo Palazzo accompagnato similmente dalli gi detti per la Citt, et la Cavalleria segu sempre dietro di tutti . Se non veniva rievocato un episodio avvenuto a Potenza, cosa rievocavano i cittadini del 1578? Verrebbe subito in mente la battaglia di Lepanto del 1571 che tanto scosse gli animi e la Cristianit ma, leggendo il documento, viene messo in evidenza un aspetto importantissimo e cio che la fanteria e la cavalleria mettono a fuoco e assediano tre castelli che appartenevano ai turchi e ai mori. Proprio per questo, ritengo che il riferimento sia ad un avvenimento legato alla riconquista dellesercito cristiano su territori del Mediterraneo che furono occupati dai Turchi a cominciare dalla presa di Otranto del 1481 o alla battaglia di Algeri o di Tunisi o qualsiasi battaglia che, in quel periodo, suscit timori e paure negli animi della popolazione.. A questo punto resta da farsi la domanda pi importante: ma come mai, sicuramente dal 1800 in poi, a Potenza e fra le vie cittadine sfila una nave su cui San Gerardo, solo con laiuto della mano e con un gesto di benedizione, allontana turchi e mori? Si pu provare a dare una interpretazione: Gerardo rappresenta per i potentini non solo un vescovo e un santuomo ma anche un eroe, un salvatore. Se i mori e i turchi sono gli eretici e gli infedeli per eccellenza solo Gerardo pu salvare la citt da costoro: e se quella parata del 1578 serviva ad accompagnare nella citt il nuovo conte, il nuovo signore, Gerardo in assoluto lunico signore e padrone che il potentino ama e rispetta. Non si sa con precisione quando, ma si ritiene che nel 1800 qualcuno decise di far coincidere i due eventi e spostare nelle mura della citt anche il combattimento navale facendolo coincidere tale parata con la festa del patrono: unire pi feste importanti in ununica festa avviene in molte citt e paesi durante il XIX secolo.E proprio Raffaele Riviello, nel descrivere la festa per il Patrono, evidenzia quanto essa sia antica e importante per i potentini: Senza la nave, i turchi e il carro non si pu imaginare la festa di S. Gerardo. Sarebbe toglierle il carattere di originalit e di brio popolare. E una usanza tradizionale e festosa, che non ha punto di confronto con altra qualsiasi della Provincia e di fuori. BIBLIOGRAFIA: A.PELLETTIERI, La Basilicata di Edrisi nel Libro del Re Ruggero, in Basilicata Regione, n.6, pp.29-34 A.PELLETTIERI, La Cattedrale di Potenza, in AA.VV., Cattedrali di Basilicata, Potenza 1995 A.PELLETTIERI, Le mura di Potenza in et angioina, in Tarsia, 16, 1995, pp.22-31 A.PELLETTIERI, Ubicazione e dedicazione delle Cattedrali lucane dalle origini al XII secolo, in Citt Cattedrali e Castelli in et normanno-sveva: storia, territorio e tecnica di rilevamento Miscellanea di studi in onore di Cosimo Damiano Fonseca, a cura di A.PELLETTIERI e N.MASINI, in Tarsia 19, numero speciale, Rionero in Vulture 1996, pp.31-48 A.PELLETTIERI, DallAlto medioevo al dominio normanno-svevo, in AA.VV., Potenza. Le citt nella storia dItalia, a cura di A.BUCCARO, Potenza 1997, pp.15-18 A.PELLETTIERI, Let angioina, in Idem, pp.18-21 A.PELLETTIERI, Ledilizia ecclesiastica fino al XIV secolo, in Idem, pp.32-40 N.MASINI- A.PELLETTIERI M.R.POTENZA, Ricostruzione della forma urbis medievale di due citt della Basilicata: note storico-topografiche, analisi morfologica, fotointerpretazione e fotogrammetria aerea del centro storico della citt di Potenza e dellantica Satrianum, in Atti del I International Congress on Sciences and technology for the Safeguard of cultural heritage in the mediterranean basin (Catania-Siracusa, 27 novembre 2 dicembre 1995), Catania 1998 A. PELLETTIERI, Diocesi e cattedrali di Basilicata, in Itinerari del sacro in Terra lucana La Basilicata verso il Giubileo, Regione Basilicata , anno XXIV n.2, 1999, pp.21-26 A.PELLETTIERI, La Commenda dei SS.Giovanni e Stefano di Melfi e la sua grancia di Potenza, in Studi Militensi (2001), pp.123-139 A.PELLETTIERI, et per Sarracenos casali S. Jacopi: gli insediamenti islamici in Basilicata, in La Rabatana di Tursi. Catalogazione multimediale integrata dei Beni Culturali, a cura di C.D.FONSECA, Matera 2004, pp.15-27 A. PELLETTIERI, I Frati predicatori a Potenza, in Mediterraneo, Mezzogiorno, Europa. Studi in onore di Cosimo Damiano Fonseca, Bari 2004, pp.817-827 aspettando San Gerardo MMXI , Potenza, Teatro Stabile, 19 febbraio MMXI, ore 10,00 - SEMINARIO DI STUDIO la compagnia moresca e turchesca vestitiBattaglie, corsari e feste rievocative nel Mediterraneo dei secc. XV-XVII. PROGRAMMA: Introduce e modera, Antonella Pellettieri, Direttore Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali CNR, La frontiera mediterranea tra Monarchia spagnola, Impero ottomano e reggenze barbaresche, Maria Grazia Mele, Istituto di Storia dellEuropa Mediterranea CNR, Corsari e battaglie nei trionfi dei secc. XVI-XVII, Giovanni Murgia, Universit di Cagliari. Introduzione di Antonella Pellettieri. Levento che abbiamo voluto organizzare oggi, il primo momento di confronto fra il Comitato tecnico-scientifico per la Parata dei Turchi e la cittadinanza, le Associazioni Culturali e le rappresentanze dellAmministrazione cittadina. A questo primo evento ne seguiranno altri con altri argomenti e aspetti legati alla festa tradizionale della Citt di Potenza per la commemorazione e i festeggiamenti in onore di Gerardo, vescovo della citt dal 1111 al 1119. A maggior ragione proprio in questanno che il novecentesimo anno di Gerardo vescovo (1111-2011) e che rappresenta una data importante per noi potentini che, ancora oggi, a distanza di 900 anni, ci identifichiamo in questo santuomo che resse la diocesi per 9 anni, durante i quali, attraverso linsegnamento mite e saggio, con il buon esempio e lalto grado culturale seppe farsi amare e onorare e don allintera cittadinanza speranza e conforto. Certo, quel periodo non fu un momento facile: siamo in pieno clima crociato e Gerardo ebbe, di certo, anche il compito di far crescere la coscienza di appartenere ad una civilt e a una religione che, in quegli anni, spostava lattenzione verso il Mediterraneo Orientale per la liberazione del Santo Sepolcro. Due civilt, due religioni che si confrontavano e si scontravano e attiravano ad Oriente eserciti, pellegrini, cavalieri pronti a dare la vita pur di raggiungere Gerusalemme. Nel contempo, nelle regioni meridionali, si era compiuta quasi del tutto la conquista normanna che di l a 20 anni avrebbe portato alla nascita del Regno delle Due Sicilie, nel 1131, appunto, con la prima capitale che ebbe sede a Palermo e re Ruggero II dAltavilla , primo sovrano che nel fondare tale nuovo Stato, forse nemmeno immaginava che sarebbe durato pi di 700 e cio fino allunificazione dItalia. Dunque, un periodo davvero complesso e pieno di difficolt e novit che a Potenza furono gestite spiritualmente da Gerardo che lasci una impronta forte e particolare al punto che nel 1124, a soli 5 anni dalla sua morte, veniva canonizzato vox populi ad Acerenza . Ma veniamo allevento di oggi! Si pensato di organizzare un incontro di studio e riflessione su un tema molto particolare e, spesso, poco conosciuto ma che rimane strettamente collegato alla nostra citt. Come noto, nel 1578, il notaio Scafarelli scrive un documento nel quale va a descrivere con dovizia di particolari una festa in onore del Conte Alfonso de Guevara, nuovo signore della citt. Si inscena sul Basento, pi o meno a 5 km dalla citt, un combattimento che ricordava una battaglia di terra e di mare e cio, i Cristiani liberavano tre castelli occupati dai Turchi arrivando con le navi su questi territorio e incendiando i siti occupati per scacciare i nemici. Una sorta di rievocazione storica ante litteram che si concludeva con un trionfo e lentrata del Conte Alfonso in citt accolto festosamente dalla popolazione e dalle autorit civili e religiose. Questa rappresentazione piacque molto ai potentini se alla fine del XIX secolo, e cio dopo 300 anni, il Riviello ci ricordava che non esiste per i potentini la festa di San Gerardo senza i Turchi, la nave e il carro, ancora oggi, gli elementi costituivi e precipui della parata: i potentini con il viso colorato sbeffeggiati da tutti, il carro sul quale trionfalmente sfila il mitico Civuddin e la nave che galleggiando come in mare aperto, trasporta un San Gerardo con le sembianze di bambino in una citt a 823 metri sul livello del mare, che con il solo gesto della benedizione, libera la citt dal Turco. Se per un attimo si finge di non essere potentini, e dunque, non abituati a vedere questi festeggiamenti, si resta alquanto perplessi a vedere una nave in mezzo ai monti con sopra un Santo e un califfo turco, invece, su un carro. N chi decise di unire la festivit di Gerardo alla rievocazione storica di una battaglia fra lIslam e la Cristianit lo fece per caso: era semplicemente uno come me che, chiamato dal Sindaco dellepoca, decise di far coincidere questi due eventi che appassionavano il popolo trasformandolo in una festa del popolo. A ben pensarci, esattamente ci che questo comitato tecnico-scientifico, composto da chi parla e da Gerardo Messina, Claudio Patern e Gerardo Viggiano, e cio restituire la festa alla citt affinch tutti i cittadini si sentano protagonisti e coinvolti. E trovo molto acuto e interessante il commento che Gerardo Messina ha dato a questa festa e cio tela di Penelope perch, ciclicamente, i Sindaci hanno coinvolto studiosi noti e meno noti, noi siamo volti meno noti a differenza di ci che qualcuno ha scritto su un giornale locale, dicevo studiosi noti e meno noti che si sono impegnati a fare un po di ordine. Certo volgere e svolgere la tela molto faticoso, e per questo abbiamo pensato che bisognava leggere con attenzione tutto ci che era stato fatto in passato, esaminare i documenti con un microscopio elettronico per poter dare a questo evento un filo logico guidato dalla ricostruzione storica attenta e meticolosa ma senza dimenticare per un solo attimo la tradizione e la devozione, gli unici due elementi che hanno lasciato in vita questo evento Ci che invece mi preme sottolineare che, dopo aver esaminato tutto ci che stato fatto nel passato e dopo aver cercato di riorganizzare la parata almeno in grandi momenti storici, tre per lesattezza, abbiamo deciso che fosse necessario analizzare ognuno di questi tre momenti con giornate e seminari di studio da affidare non solo alle precipue competenze dei membri del Comitato ma anche a personalit del mondo scientifico che si occupavano di temi simili per confrontarci, per crescere e arrivare a conclusioni che non si limitassero solo ai commenti di ambito locale ma fossero frutto di studio e riflessione. Siamo partiti del XVI secolo poich il primo documento che ci parla di questo evento del 1578: la presenza di Maria Grazia Mele e Giovanni Murgia, colleghi ma prima di tutto cari e vecchi amici, dicevo la presenza di questi due storici non frutto di casualit. Essi si occupano di mediterraneo, di difese, di battaglie e corsari da moltissimi anni e lultimo dei loro lavori sono questi due poderosi volumi, atti di un convegno internazionale tenutosi nel 2005 tra Villa Simius e Santa Maria Navarrese, e che hanno visto la luce lo scorso anno. Io stessa partecipai a questo importante convegno internazionale nel 2005 e a ottobre, ho avuto lonore di ritornare a Cagliari a presentarli, convegno e atti dal titolo emblematico Contra turcos y moros, le difese del mediterraneo. Nessuno pi della dottoressa Mele e del prof. Murgia potevano avere il compito di essere presente qui oggi a parlarci di Mediterraneo. Ma comera questo Mediterraneo allora? Ecco una sorta di catalogo di immagini del Mediterraneo del XVI secolo attraverso: pi che un mare appare con un piccolissimo lago su cui si affollano navi che si muovono da un approdo allaltro e i tanti piccoli e meno piccoli centri abitati sulle cose che accolgono questi vascelli, emblematiche scene di battaglia, la pi famosa quella di Lepanto del 1571 e i vessilli delle varie marine fra cui quella dellIslam, molto spesso pirati, molto spesso corsari ma anche mercanti e portatori di civilt. Mentre il Mediterraneo era affollato da tutte queste imbarcazioni e su di esso si svolgevano i pi importanti e cruenti scontri navali, cerchiamo di capire cosa avveniva a Potenza in quel periodo. Il 1442 sancisce la caduta del potere della casa DAngi e il Regno delle 2 Sicilie cadr tra le mani del potere aragonese, questo, come ovvio, porta ad un cambiamento dei quadri del potere. Potenza viene infeudata gi nel 1445 a una famiglia proveniente da un Regno della Corona DAragone e cio la famiglia de Guevara. Innico de Guevara, 1445, conte di Potenza, nel 1452 il re Alfonso gli conferma una serie di donazioni gi date nelpassato, Innico gran siniscalco del Regno. Muore nel 1471. Dispens i cittadini dalle tasse e concesse alla citt alcune rendite per rifare le mura. Controll lesito dei lavori. Nel 1471 re Ferdinando I, elegge Potenza citt fedele e benemerita al trono e concede altro denaro per la riparazione delle mura poich i lavori andavano a rilento. Furono rifatte le muraglie angioine e dotate di nuove porte daccesso: porta della Mendola a piazza Mario Pagano nel 1481 citata la prima volta. Sostitu Porta Gillette. Langioina Porta Nuova fu sostituita da Porta San Luca. E furono aperti alcuni accessi secondari: Portaiola esisteva gi in nel periodo angioino, e altri due portielli di cui uno in zona San Michele. Porta Bucceria a piazza Sedile e Porta del tassielo o Trinit a piazza Duca della verdura. Fu aperta Porta Salza citata per la prima volta nel 1539 allaltezza di vico Albini. Furono restaurate le absidi Santa Maria del Santo Sepolcro e di San Francesco, i portali del seggio e palazzo Loffredo in stile durazzesco-catalano. Si stabiliscono i confini della citt con il conte di Melfi Giovannone Caracciolo, i confini sono identici a quelli di oggi. La Marchesa de Guevara, moglie di Innico, dona lacquedotto alla citt tra il torrente Tiera e il torrente Rivisco e dirigendosi verso il Basento . Antonio de Guevara, gi conte nel 1479, nel 1483 conferma di tutte le donazioni. Antonio secondogenito di Innico. (1502 conte) ricostruisce Santa Maria anche perch vicina alla residenza di campagna del Conte.. Sulla lapide si esprime la volont di far divenire Santa Maria tomba della famiglia de Guevara. Antonio ricostruisce il chiostro duecentesco di San Francesco, il palazzo del sedile e il palazzo comitale. Gli succede Giovanni de Guevara che fu conte nel 1515. Carlo de Guevara succede al padre Giovanni nel 1516 con la morte del padre. Da una fonte apprendiamo che nel 1542 conte e da unaltra che 1561 ancora conte. Porzia Tolomei, vedova di Carlo e tutrice di Alfonso, cura le trattative per la concessione dei privilegi alla citt di Potenza in particolare di non accogliere reparti armati nelle proprie mura. Si fa corrispondere 2000 ducati nel corso della trattative. Porzia custodisce il palio . Alfonso de Guevara, attraverso lantico tratturo, giunse sotto Vaglio, arrivato a Betlemme passa da San Rocco e arriva a Santa Maria del Santo Sepolcro e da l a Porta Salza. La citt festeggia il nuovo conte e provvede alla costruzione del nuovo palio: Alfonso fa riparare molte strade. Egli conoscitore esperto della medicina della filosofia e della poesia. Quando a Potenza riceve poeti e letterati per fare Accademia. Con Alfonso termina il dominio de Guevara a Potenza Beatrice de Guevara, moglie di un Loffredo, nel 1612 concede il castello senza la torre ai frati cappucini per farne un ospedale. Ma torniamo sul Mediterraneo e cerchiamo di capire chi ci fosse su queste navi corsare che, spesso, lo percorrevano. Il terrore aveva un nome ben preciso ed era il corsaro Keraidin detto il Barbarossa : lo scorso anno riflettendo sulla figura leggendaria di Civuddin che il pasci che sfila su un carro a Potenza, mi venne lintuizione, in seguito comunicata ad alcuni collaboratori della parata, che, probabilmente, leggendo questo nome con un altro accento poteva diventare un nome arabo e cio Cvuddn. Poi, controllando i vari nomi con cui Keraidin detto il Barbarossa veniva chiamato, ho pensato che, a parte linflessione dialettale che ha spostato laccento da Cvuddin a Civuddn, era verosimile immaginare una trasformazione di questo nome e cio che il nome di Civuddin potesse essere il nome di Keraidin.  R. Riviello, Ricordi e note su costumanze, vita e pregiudizi del popolo potentino, Forni Editori, Bologna 1970, ristampa anastatica delledizione di Potenza 1893), p 147 e ss.  Bollandisti, Acta Sanctorum, Parigi 1873, al 30 ottobre.  La sfilata si celebrava la sera dell11 maggio, vigilia della festa della traslazione delle reliquie del santo, in ricordo del rinvenimento e della collocazione in luogo pi degno in cattedrale delle ossa di S. Gerardo compiuta dal vescovo Oberto nel 1250. Per iniziativa del procuratore laico della festa, Di Bello, la SCR concesse lindulto del trasferimento della festa dal 12 al 30 maggio, con decreto del 26 marzo 1886.  S.Gerardo Dalla Porta protettore della citt di Potenza - Orazione recitata nellinsigne Cattedrale il giorno 30 maggio 1889 dal sacerdote Giuseppe dott. Cristofoli, Potenza, Tipografia Editrice Garramone e Marchesiello, Piazza Sedile, 1889, pp. 1-35. I brani citati sono a p. 24.  G. Messina, Dal Po al Basento, pellegrino di pace, Potenza 1999, pp 232-233.  Ivi, p 131.  P. Mario Brienza, La processione dei turchi a Potenza, Potenza 1969.  R. Riviello, cit.  E. Viggiani, Memorie della citt di Potenza, Potenza 1805, pp 67 ss.  G. Racioppi, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, II, Roma 1900, p 238.  Cfr Antonio Tripepi, Curiosit storiche di Basilicata, Potenza 1916, pp 77-85; Sergio De Pilato, Leggende sacre di Basilicata, in La Basilicata nel mondo, I, 1 (1924), pp22-27, e II, 1 (1925), pp. 39-48. Cfr Brienza, cit, pp 14 e 15.  Brienza, cit., p 21.  Sfilata dei turchi fantastica e popolare - Meravigliosa legenda de Gherardo beato et de lo saracino da lo munno odiato, Potenza, 29 maggio 1987, Motivi di una scelta, di Angelo Lucano Larotonda, p. 4. Si tratta di un opuscolo pubblicato dal Comune di Potenza, ente promotore, e realizzato dallAssociazione Basilicata Spettacolo, in occasione della festa del santo patrono della citt.  Ivi, p. 5. Il 29 maggio 1988 la sfilata veniva riproposta, sulla base questa volta di un progetto ideato da un gruppo costituito dal Larotonda e da Luigi Serra, docente di arabo allOrientale di Napoli, Giulio Stolfi, poeta e studioso potentino, Lucio Tufano, giornalista. Lopuscolo pubblicato per loccasione, dal titolo Sfilata dei turchi, presenta articoli illustrativi di A.L.Larotonda, La sfilata dei turchi: nuovo rito sociale; Luigi Serra, La sfilata dei turchi a Potenza: tradizione o innovazione?; Giulio Stolfi, La nave, i turchi ed il carro; Lucio Tufano, Mistica del fuoco e del fumo nella serata della mezzaluna.  Rndina, cit., fol. 274: : Curam non fugias nostri corporis, et Ecclesiae Christi.  Intorno a questo cardinale i Bollandisti, nelle note alla vita di S.Gerardo, danno diverse notizie. In particolare si soffermano sulla data della sua elezione cardinalizia, argomentando che la canonizzazione di Gerardo devessere perci avvenuta non prima del 18 marzo 1123 n dopo il 13 o 14 dicembre 1124, data della morte di papa Callisto (Bollandisti, cit., p. 465).  Il manoscritto del Rendina, fol. 275, riporta episcopus Drumentinus; il Campi dice vescovo di Adrumeto, diocesi dellAfrica bizacena; i Bollandisti, invece, in die trigesima octobris, p. 469, pi credibilmente scrivono vescovo di Grumentum.  Il papa, eletto a Cluny il 2 febbraio 1119, urbem ingreditur congratulantibus omnibus, tum Pontifici, tum civitati Romanae, quod hunc quietis et pacis auctorem futurum cernebant, atque Gerardum civem placentinum episcopum potentinum mortuum in sanctorum numerum retulit. Cfr.Alfonso Chacon (Ciacconius), Vitae et res gestae Romanorum Pontificum, Roma 1630, vol. II, p. 475.  I primi santi patroni della maggior parte delle citt italiane scrive lo storico Golinelli - sono il loro protovescovo o uno dei loro primi vescovi. Di pari passo con laumentata importanza assunta dagli episcopati in epoca carolongia, il culto per i santi vescovi patroni and arricchendosi di nuovi elementi: si compirono traslazioni dei loro corpi in nuovi e pi ampi edifici di culto, si scrissero agiografie, e il loro culto entr nella liturgia locale, con lezioni proprie nei lezionari e nei messali, che prima celebravano solo santi apostoli o santi martiri. SIR, I, P.Golinelli, Strutture organizzative e vita religiosa nellet del particolarismo, cit., p. 159. Osserva ancora che rinvenimenti di reliquie, traslazioni legate o meno allo spostamento della cattedrale, e miracoli avvenuti presso la loro tomba sono segni inequivocabili di un rilancio dei culti episcopali in quasi tutte le citt vescovili. Ivi, p. 161.  Bibliotheca Sanctorum, VI, cit., voce Gerardo, vescovo di Potenza, santo, col. 189.  In margine a questagiografia attribuita al Manfredi, di cui si occupa il Caraffa, lo storico Golinelli fa queste illuminanti osservazioni: Solo raramente le agiografie altomedioevali contengono elementi chiari per una datazione. Da una parte la loro composizione risponde allesigenza pratica di fornire testi per le letture liturgiche del proprio dei santi, che si diffonde a partire dallepoca carolingia, dallaltra lagiografia alla base della propagazione stessa del culto per il santo patrono. Tuttavia queste leggende hanno una grande diffusione, ed entrano a far parte del patrimonio culturale collettivo, come un fattore realmente unificante della citt e dei suoi abitanti. Nellalto e pieno medioevo il santo patrono cittadino uno solo, e ad esso tutta la comunit attribuisce il suo culto. SIR, I, Paolo Golinelli, Strutture organizzative e vita religiosa nellet del particolarismo, pp. 161-162.  Qui lautore cita a sostegno U.Roberti, Bullaire du pape Calixte II, I, Parigi 1891, p. 388.  Enciclopedia Cattolica, III, Citt del Vaticano 1951.Voce Canonizzazione, coll. 569-607, di Giuseppe Low.  Ivi, III, coll. 574-575.  Ivi, III, coll. 579-580.  I Bollandisti spostano la data al 1123, ed ignorano il testo dello Chacon. Dello stesso parere anche il Campi. Tuttavia, che lo Chacon fissi la data della canonizzazione quando il papa urbem ingreditur, non significa necessariamente che la data sia il 1120. Callisto, infatti, fu eletto nel febbraio del 1119, Gerardo mor nellottobre dello stesso anno, sicch dovette intercorrere diverso tempo prima che il papa entrasse in Roma: ecco perch Chacon pu parlare del 1120 e di uno dei primi atti solenni di canonizzazione compiuti dal pontefice. Ma, nel racconto, i tempi verbali possono avere valore di sintesi storica ed essere intesi non tanto con appena entr in Roma, ma con dopo la sua entrata in Roma. Il che pot avvenire a partire dal 1119 fino al massimo ai primi mesi del 1124, essendo il papa morto verso la fine di quellanno.  Bollandisti, cit., p. 466. Francesco Giambrocono, arciprete della Cattedrale, in Le gesta e i trionfi raccolti nel sec. XI da S.Gerardo Dalla Porta protettore della citt di Potenza, per la fausta ricorrenza del Giubileo Sacerdotale di Leone XIII, Potenza, Stabilimento Tipografico Alfonso Santanello, 1887 (pp. 1-22), ripercorre la storia del santo, riportando in nota pi volte il testo di bolle e documenti a sostegno della sua ricerca. In altro opuscolo, certamente stampato a sua cura e spesa, dal titolo Sacro apparecchio alla festa di S.Gerardo principal protettore della citt e diocesi di Potenza, offerto al medesimo santo ed ai suoi devoti per le cure di un sacerdote secolare della stessa citt nel 1756, Potenza, Stabilimento Tipografico Alfonso Santanello, 1887, pp. 1-56, il Giambrocono pubblica, alla fine delle preghiere del novenario, il testo dellufficio del santo. Lufficio di S.Gerardo (pp.48-54), riportato con tre lezioni proprie (di carattere cio biografico) nel 2 notturno del Mattutino, alla data del 30 ottobre classifica la festa col rito Doppio di prima classe con ottava comune. Con rito doppio, invece, veniva recitato dai canonici del Capitolo Cattedrale lufficio di S.Gerardo, con le letture proprie, ogni mese anche se occorreva la domenica, nei giorni elencati: 19 gennaio, 5 febbraio, 10 marzo, 28 aprile, 30 maggio - traslazione, 20 giugno, 12 luglio, 31 agosto, 25 settembre, 30 ottobre - festivit, 6 novembre, 9 dicembre (Ivi, p.54). Il Giambrocono cita, a conferma della tradizione approvata dalla S.Sede, i decreti della S.Congregazione dei Riti del 17 dicembre 1633 e del 21 marzo 1739.      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